di Tommaso Montanari, un critico d’arte, di una sinistra che mi piace molto
“Nella corsa per il sindaco di Aci Castello, La Sicilia ha documentato “uno scambio di amorosi sensi fra Lega e turborenziani del Pd”: un’aberrazione periferica o l’emersione di una convergenza di fatto?
Un’ipotesi, quest’ultima, che suona blasfema agli occhi di molti benpensanti: com’è possibile una sintonia tra Lega e Pd?
Tra la destra “cattivista” di Salvini e i liberali compassionevoli di Renzi, o Zingaretti?
Eppure, su una lista infinita di temi cruciali la convergenza c’è, eccome.
Dall’entusiastico sostegno al Tav alla difesa dell’immunità-impunità per i responsabili dell’Ilva a Taranto; dalla comune tensione all’abolizione delle soprintendenze tramite il silenzio-assenso e altri trappoloni giuridici all’autonomia differenziata (meglio nota come la “secessione dei ricchi”) delle regioni del nord: sono assai numerosi i temi che vedono accanto Lega e Pd.
Per non parlare della politica sui migranti, su cui la parola definitiva è stata detta dal Marco Minniti di Maurizio Crozza: “Non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti!”.
In buona parte si tratta di una convergenza di potere, di sistema: resa peraltro evidente dalla sostanziale bonomia con cui i grandi giornali italiani trattano la Lega di Salvini, mentre ingaggiano al contrario una lotta senza quartiere con i Cinque Stelle (peraltro talmente succubi delle politiche salviniane da apparire più un’appendice che un’alternativa).
Ma c’è qualcosa di più inquietantemente profondo: c’è una sintonia culturale su alcuni temi particolarmente sensibili.
Su tutti, la sicurezza.
È UNA STORIA LUNGA: che inizia più di dieci anni fa, quando Veltroni sindaco di Roma e segretario del Pd decide che no, non si può lasciare alla destra il tema della sicurezza.
Il che significa non dire più che la sicurezza è il frutto della giustizia sociale, dell’inclusione e della ricostruzione del tessuto civile: ma sposare invece le idee della destra, fatte di repressione e misure simboliche.
L’ultimo vagone di questo treno senza fine è arrivato pochi giorni fa: si chiama legittima difesa.
E il Pd ha un posto d’onore nella locomotiva.
Zingaretti ha parlato in questi termini della legge appena approvata: “Noi non crediamo che la priorità sia dire agli italiani di tenere a casa una pistola. La priorità è il lavoro”.
Una dichiarazione debolissima: perché non dice che la norma è sbagliata, ma ne fa una questione di priorità.
Se gli italiani avessero il lavoro, dice il segretario dem, allora potrebbero anche tenersi la pistola.
Un’ambiguità che fa il paio con quella del messaggio del presidente della Repubblica, il quale ha deciso di firmare una norma palesemente incostituzionale (come ha fatto anche con il decreto Sicurezza), e poi si è nascosto dietro l’ipocrita velo di una (inerte) interpretazione autentica del concetto di grave turbamento.
Ebbene, tanta arrendevolezza si spiega con la più indicibile delle spiegazioni: il “turbamento” che giustifica l’uso delle armi è un’invenzione non di Matteo Salvini ma del Pd.
Nel maggio 2017 la Camera approvò la cosiddetta “legge Ermini”sulla legittima difesa, dove apparve per la prima volta l’esimente del “grave turbamento”, benché solo notturno.
Forse perché nella notte della sinistra non solo tutte le vacche, ma anche tutte le politiche, sono nere.
Di fatto, la categoria che Mattarella, seppur debolissimamente, si trova a censurare si deve a colui che il Pd ha catapultato al vertice della magistratura, l’attuale vicepresidente del Csm David Ermini.
È vero che al Senato il Pd non ebbe il coraggio (ma soprattutto i voti) per far andare avanti quel capolavoro di legge: ma fece di peggio.
Nell’ottobre del 2018 Palazzo Madama approvò clamorosamente la legge sulla legittima difesa targata Lega proprio grazie ai voti del Pd, che si unirono a quelli di Salvini per far passare l’articolo 2: quello del “turbamento”.
Allora l’Huffington Post scrisse: “La decisione dei Dem di non contrastare più di tanto il progetto di legge leghista dipenderebbe dal precedente della legge Ermini.
Nel 2017, infatti, venne approvata dalla Camera (con 255 si, 166 no e 11 astenuti) la proposta di legge messa a punto dal renziano Davide Ermini (Pd) che parlava appunto di ‘turbamento’ psichico se l’aggressione avveniva di notte.
La Lega allora votò contro, ma oggi è un ‘precedente’, visto che l’articolo 2 del provvedimento ora al Senato parla proprio di turbamento come giustificazione della legittima difesa”.
C’È DUNQUE del metodo in questa follia: e quel metodo è inseguire la “sicurezza percepita” con provvedimenti tanto inefficaci sul piano pratico quanto devastanti su quello culturale e giuridico.
In questa, come purtroppo in molte altre materie, il grave turbamento mentale e morale del Partito democratico non giustifica affatto il suo decisivo contributo alla crescita esponenziale di un’egemonia culturale di destra.”