Matteo Salvini aveva promesso che con il suo permesso non sarebbe sbarcato nemmeno uno dei migranti della Sea Watch 3, che da giorni si trovava in mare in attesa dell’ok per attraccare in uno dei porti italiani.
Dopo il via libera all’arrivo sul suolo italiano delle prime 18 persone, donne, bambini e una gravemente malata, domenica è toccato al resto dei naufraghi. E il ministro dell’Interno va allora alla ricerca del ‘colpevole’. E si interroga sui suoi partner all’esecutivo:
“Qualche ministro o collega di governo sapeva e ha autorizzato lo sbarco? Chiedo. Perché la Guardia Costiera dipende dal ministro Toninelli, la Guardia di finanza dal ministero dell’Economia”, ha chiesto durante una diretta Facebook.
Proprio Danilo Toninelli, però, risponde alle accuse del compagno di esecutivo: “Porti chiusi agli illegali. Salvini, se ha qualcosa da dirmi, me la dica in faccia. Non parli a sproposito del sottoscritto in tv”, ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Dura arriva la replica dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio: Salvini “si legga le leggi dello Stato che rappresenta – ha detto durante un incontro a Milano – Non accetto si accusi il Movimento sulla politica migratoria che abbiamo tenuto con rigore”.
Poi ha aggiunto che i pentastellati puntano a una redistribuzione dei migranti tra tutti i Paesi dell’Unione europea, una redistribuzione “che i suoi amici dell’Est Europa non vogliono”.
Poi ha aggiunto: “Non accetto che il ministro dell’Interno dica che se stanno sbarcando dalla Sea Watch 3 è perché i ministri Cinque stelle hanno aperto i porti. La nave è stata sequestrata dalla magistratura e quando c’è un sequestro si fanno sbarcare obbligatoriamente le persone a bordo”.
Un meccanismo, questo, che al capo del Viminale non va giù, tanto da tornare sulla questione anche nella tarda serata di domenica:
“Se nelle prossime ore ci saranno arresti per coloro che hanno infranto le leggi, ci sarà il sequestro definitivo di questa barca di vice scafisti e se ci sarà il loro arresto, è un conto. Se la nave sarà messa fuori uso, anche affondandola, bene. Altrimenti ho il dubbio che qualcuno abbia voluto compiere un atto politico. Se qualche procuratore vuole sostituirsi al governo o al Parlamento si candidi. Se è stato un escamotage per far sbarcare i migranti, mi muoverei perché è favoreggiamento al traffico di esseri umani”.
Anche Danilo Toninelli, citato dal ministro dell’Interno in uno dei suoi attacchi ai responsabili dello sbarco, risponde all’invettiva del leader leghista: “Porti chiusi a Sea Watch come a tutte le navi che non rispettano le convenzioni internazionali – ha detto – Salvini, se ha qualcosa da dirmi, me la dica in faccia. Non parli a sproposito del sottoscritto in tv. È evidente che l’epilogo della vicenda è legato al sequestro della nave da parte della magistratura, non serve un esperto per capirlo. Magari il ministro dell’Interno si informi prima di parlare. E trovi soluzioni vere sui rimpatri, non ancora avviati da quando è il responsabile della sicurezza nazionale”.
Intanto, nella giornata di lunedì la Sea Watch 3, adesso sequestrata, lascerà il porto di Lampedusa per spostarsi a Licata, come disposto dalla Procura di Agrigento. Il comandante della nave, Arturo Centore, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre i migranti messi in salvo saranno affidati alla Questura di Agrigento per l’identificazione.