TOMMASO RODANO per Il FQ, 17-8-19
Dalla crisi di Ferragosto alla farsa di Ferragosto il passo è clamorosamente breve. In due giorni Matteo Salvini si è rimangiato quasi tutto. La retromarcia salviniana è iniziata all’improvviso durante la conferenza stampa di giovedì a Castel Volturno: l’esecutivo è davvero finito? Boh.
E di conseguenza, che fa la Lega martedì, vota la sfiducia a Conte oppure no? Chissà.
Ieri, poi, sui giornali online sono circolati i dettagli di una presunta, clamorosa offerta della Lega ai Cinque Stelle: facciamo fuori Conte e ripartiamo insieme, magari (addirittura) con Di Maio premier. Ipotesi immediatamente respinta.
Insomma, si direbbe che il caldo abbia fatto evaporare di colpo l’indiscusso genio strategico di capitan Mojito (copyright di Piero De Luca). Ma andiamo con ordine.
LA RETROMARCIA/PRIMO GIORNO. Con la stessa rapidità con cui aveva gettato in mare un anno di governo gialloverde, Salvini è tornato sui suoi passi – barcollando – proprio a Ferragosto.
Dopo un vivace scambio epistolare con Conte sulla questione Open Arms, il capo della Lega ha riaperto le porte al Movimento Cinque Stelle.
Così, all’improvviso, come se nulla fosse: “Il mio telefono è sempre aperto e acceso, se qualcuno vuole dialogare io sono qua, sono la persona più paziente del mondo”. E poi: “È una bugia che io abbia mai detto al presidente Conte di voler capitalizzare il consenso”.
E ancora: “È davvero finita? Vedremo. Sono orgogliosamente ministro dell’Interno e spero di esserlo ancora a lungo”. In serata, parole ancora più esplicite su Twitter: “Sventeremo con ogni mezzo possibile un nuovo sciagurato patto della mangiatoia e dell’invasione. Farò tutto quello che è umanamente e democraticamente possibile perché Renzi e la Boschi non governino più”.
Il “Capitano” che camminava sulle acque dei sondaggi e volava sulle ali del voto europeo, per la prima volta sta sbandando sul serio. Possibile che pensasse di aprire la crisi e filare dritto al voto senza intoppi? Possibile non avesse previsto questo scenario?
Il clima intorno a lui è abbastanza chiaro: il suo numero due Giancarlo Giorgetti continua a ripetere in giro – in particolare a beneficio dei ricchi retroscena politici del Corriere della Sera – che Matteo si è sbagliato a fare la crisi adesso, che lui glielo aveva detto…
Persino Gian Marco Centinaio, ministro leghista a lungo tra i più intransigenti sostenitori della fine dell’alleanza, tradisce chiari segnali di confusione: “A Salvini consiglierei di aspettare il 20 agosto e sentire che cosa ha da dire il presidente Conte alla Lega, il premier avrà da dire qualche cosa…”
LA RETROMARCIA/SECONDO GIORNO. La mattinata di Salvini si apre con un altro cinguettio dedicato agli “amici” 5Stelle: “A differenza del Pd, noi abbiamo già votato e voteremo ancora per il taglio dei parlamentari. Bene il risparmio di mezzo miliardo di euro per gli Italiani”.
La riapertura della Lega al governo gialloverde è oramai un fatto conclamato.
La linea è quella riassunta dal sottosegretario Claudio Durigon dalla sua (breve) vacanza a Ponza: “Vediamo cosa succede nei prossimi giorni. Abbiamo fatto ottime cose insieme ai Cinque Stelle per 11 mesi, non va dimenticato. L’ultimo mese invece è stato un attacco continuo. Se si ritrovasse lo spirito di prima…”.
Nel pomeriggio su Repub – b li ca compare un retroscena piuttosto clamoroso: “Prove di pace Lega-M5s, ipotesi Di Maio a Palazzo Chigi”. Sempre sul gruppo Gedi, una fonte leghista “di primissima linea” confessa all’Huffington Post che “il vero problema è Conte”.
In sostanza il nuovo sodalizio gialloverde, secondo queste ricostruzioni, potrebbe partire facendo fuori l’attuale premier (risarcendolo con una poltrona europea, che peraltro a lui nemmeno dispiacerebbe) e con una squadra di governo rinnovata (e un presidente del Consiglio non necessariamente del Carroccio).
Il Movimento Cinque Stelle questa proposta non la considera nemmeno. Fonti grilline ritengono sia stato Giorgetti in persona a “suggerirla” ai giornalisti: sarebbe solo un tentativo imbarazzante per mettere una pezza al salto del vuoto di Salvini.
La risposta pubblica di Di Maio è sdegnosa: “Su giornali leggo solo fake news su incarichi e strategie. Non c’è stato nemmeno un contatto. Aspettiamo il 20 agosto in aula, chi sfiducerà Conte lo farà per evitare che si voti il taglio dei parlamentari (calendarizzato due giorni dopo alla Camera, ndr)”.
Traduzione: il destino di questa crisi si delinea martedì al Senato; se Salvini è “pentito”, si vedrà sul campo.
E ORA CHE SUCCEDE? Che faranno il 20 agosto i senatori leghisti? Non si sa.
Anzi: non lo sanno nemmeno loro.
Il capogruppo Massimiliano Romeo sceglie il no comment: “No n ho notizie al riguardo”. Soldati semplici del Carroccio al Senato sono ancora più sperduti: ora come ora la strategia non la conosce forse neanche Salvini. Tale è l’ottimismo negli ambienti grillini, che in serata circola questo pronostico: alla fine dalla Lega arriverà addirittura un clamoroso voto a favore di Conte.
Di certo la crisi (o la farsa) di Ferragosto ha prodotto un paradosso. I Cinque Stelle, agonizzanti fino all’altroieri, sono tornati al centro del tavolo: possono trattare da un lato con la Lega e dall’altro con il Pd.
È il risultato dell’errore di Salvini e della spregiudicatezza di Renzi. Per citare una fonte del Movimento, ora può accadere di tutto: “C’è il 33% delle probabilità per ognuna delle tre ipotesi”.
Voto subito, nuovo governo giallorosso oppure governo gialloverde “bis”