di Tommaso Rodano per Il FQ, 8-8-19
Viene da chiedersi: non è forse l’attesa della crisi di governo, essa stessa la crisi di governo? Il lungo addio tra la Lega e i Cinque Stelle si regala un’altra giornata un po’ folle, un po’ridicola. Matteo Salvini per tutto il giorno provoca, allude, evoca lo strappo con gli alleati, la fine dei gialloverdi, l’inizio della corsa verso le elezioni.
“Il Capitano” è sempre al centro di tutto: monopolizza il Senato sul Tav, annulla comizi in serie da mattina a pomeriggio. Poi verso le 19, dopo ore di silenzio, sale a sorpresa a Palazzo Chigi per un colloquio con Giuseppe Conte.
E da lì filtra una verità meno eroica: niente crisi, al massimo un rimpasto. Il dominio della Lega stabilito dalle Europee e dai sondaggi non passa solo per l’umiliazione ormai quasi quotidiana dell’alleato (dal decreto sicurezza all’alta velocità) ma pure per un significativo riequilibrio delle poltrone: nel mirino ci sono i soliti Toninelli e Trenta, nei desideri più spinti del “Capitano” anche l’austero ministro dell’Economia Giovanni Tria.
E ancora: Costa all’Ambiente. Infine, in tarda serata, Salvini attraversa la Pontina e arriva a Sabaudia per un comizio pubblico nella città del Duce, proprio sotto la Torre Littoria della piazza centrale.
Non manca il siparietto ironico-nostalgico, quando il ministro legge la scritta sul campanile alle sue spalle: “Regnando Vittorio Emanuele II, Benito Mussolini capo del governo…”. Ride: “Ragazzi, così mi mettete nei guai”.
SONO PASSATE le 21 e 30.
Tutti gli occhi sono su di lui, molti si aspettano “il grande annuncio”, quello finale.
E invece Salvini si ferma a metà. Entra sulle note del Nessun Dorma di Puccini, come al solito, ma si regala una stravagante variazione sul tema: sul Vincerò finale alza in aria il pugno chiuso. Un’immagine incomprensibile, forse provocatoria.
Dal palco, poi, smentisce come di consueto le voci sul rimpasto.
Con risolutezza: “Non siamo interessati alle poltrone. Anzi, quelle dei nostri ministri sono a disposizione degli italiani. Tenerci sette ministeri per non riuscire a fare le cose è inutile”.
La rottura con i Cinque Stelle rimane ancora sullo sfondo, una minaccia costante, che non si sa quando diventerà concreta: “O si possono realizzare i nostri obiettivi o la parola torna al popolo”. Poi un ’altra allusione: “Da qualche notte dormo male, sento la responsabilità”.
Alla fine Salvini fissa una nuova scadenza: domenica sera, dopo i comizi in Sicilia, “saremo a Roma per fare una bella chiacchierata”. Insomma è crisi o non è crisi? Non si sa.
In ogni caso, ammette: “Qualcosa si è rotto”. Eppure stavolta sembrava davvero la volta buona. Sulle bocche dei suoi parlamentari circolava in modo sempre più insistente la stessa voce: “Oggi succederà qualcosa”, “Stasera a Sabaudia dirà qualcosa di importante”.
L’attesa febbrile per l’atto finale monta nel pomeriggio: sarà crisi o rimpasto? La sepoltura finale dell’alleato grillino o la condanna definitiva all’irrilevanza? Un’aspettativa costruita ad arte per tutta la giornata.
Non c’è niente di normale, in questo 7 agosto del leader leghista, tutto giocato sullo scenario incredibile di un governo che cade a una settimana esatta da Ferragosto.
Il primo appuntamento era fissato a Sabaudia alle 10 del mattino: la tappa iniziale del famigerato beach tour di Salvini in una delle spiagge più radical chic (direbbe lui) d’Italia. Qui non è Milano Marittima e ad aspettarlo infatti non c’è nessuno, se non un pugno di cronisti arrivati dalla Capitale. Il paradosso è che non c’è nemmeno Salvini: il “Capitano”ha deciso di iniziare il suo gioco di nervi dal Senato e dal voto sul Tav.
IL SECONDO atto è un’altra assenza: alle 17 Salvini è atteso ad Anzio, seconda spiaggia della costa pontina, una meta più “pop” e più affine alle corde del leghista. Ma lui si nega anche qui, con un annuncio che arriva pochi minuti prima dell’inizio della manifestazione: del comizio del vicepremier restano solo i divieti di parcheggiare sul lungomare, accanto alla spiaggia dove avrebbe dovuto sfilare tra boschi di smartphone tesi.
Il messaggio è chiaro: in queste ore Salvini ha cose più importanti da fare dei selfie sulla sabbia. E infatti anche le date abruzzesi del beach tour, previste per oggi, sarebbero in bilico.
In quelle ore concitate un fedelissimo salviniano di governo assicura: “Stasera a Sabaudia Matteo dirà qualcosa di definitivo”.
Il capo della Lega tace da ore, non si sa dove sia, il suo staff della comunicazione non comunica. Si crea l’attesa del grande annuncio e del grande evento. Poi il colpo di scena: nel tardo pomeriggio, a ridosso del comizio finale a Sabaudia, il vicepremier sale a Palazzo Chigi.
Un’ora di colloquio con Conte, le richieste (smentite dai leghisti in pubblico e in privato) sul cambio dei tre ministri.
Poi lo show sotto la Torre Littoria.
Anche oggi il governo cade domani.