Salvini trasloca e prepara la piazza…rosicamento a mille!
di Marco Palombi per Il FQ, 30-8-19
Il tour di Matteo Salvini, come quello di Dylan, è Neverending, non finisce mai. Portava il suo spettacolo in giro per l’Italia quando a Palazzo Chigi c’erano Letta, Renzi e Gentiloni, l’ha fatto dal Viminale e, ora che ha chiuso le sue cose negli scatoloni e mestamente lasciato il palazzone vicino a Termini, tornerà a esibirsi dall’opposizione.
Per curiosi o appassionati: stasera il cosiddetto “capitano”arringa le folle alla festa della Lega di Conselve, nel Padovano, domani sera sarà a Pinzolo, vicino Trento, e domenica alla “Berghem Fest”di Alzano Lombardo.
GLI ORGANIZZATORI del “Salvini neverending tour” ormai d’opposizione (“per qualche mese”) hanno già fissato anche le date clou: il 14 settembre grande riunione degli amministratori leghisti e il giorno dopo il classico pratone di Pontida (titolo: “La forza di essere liberi”).
A seguire: il 21 e 22 settembre i gazebo in tutta Italia per chiedere le elezioni e poi la grande manifestazione contro “il governo delle poltrone e dell’od io ”. Quando? Con calma, a Roma il 19 ottobre.
Un appuntamento talmente lontano che pure Giorgia Meloni se n’è lamentata pubblicamente: “Perché aspettare due mesi e fare una cosa da solo? Il momento di scendere in piazza è ora: la Lega venga in piazza con noi il giorno della fiducia”. Giovanni Toti, rimasto a metà del guado mentre usciva da Forza Italia, s’accoda: “Sarò in piazza con lei”.
A Salvini, però, interessa il partito, non la (fantomatica) coalizione. Non di sole esibizioni live vive però il capo leghista.
Ci sono le giornaliere dirette Facebook, ovviamente, e ieri pure i saluti ai dipendenti (“centinaia”) del ministero dell’Interno: “Molti poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, finanzieri, agenti della polizia locale mi hanno detto e scritto ‘lei sarà per sempre il nostro ministro’. Ho visto lacrime e ho chiesto la cortesia di trasformare quelle lacrime in sorriso”, è il racconto un po’ Scelba, un po’ De Amicis.
Il menu comunicativo nelle ultime 24 ore è cambiato con l’evolvere della situazione. Mercoledì sera al Tg1, capito che quegli altri s’erano davvero messi d’accordo, ha finalmente ammesso di aver fatto una gran cavolata: “Il mio un errore? È così se lo si considera in base alle logiche della vecchia politica: non pensavo che ci sarebbero stati tanti parlamentari renziani che per non andare alle elezioni avrebbero votato il governo di Pippo e Topolino”.
Preso atto della realtà, come detto, il nostro ha lasciato il Viminale e s’è messo all’opposizione, convinto che i giallo-rosé non dureranno: “Possono scappare per qualche mese o qualche anno ma alla fine ci troveranno pronti, più attrezzati e vogliosi di prima”.
Dall’opposizione, com’è noto, si picchia sul governo e, al momento, i suoi bersagli preferiti, dem a parte, sono Giuseppe Conte (“iscritto al Pd, come il presidente della Repubblica”, “l’ho sentito parlare di Nuovo Umanesimo: manca che risolva la pace nel mondo e la caduta dei capelli…”) e l’Europa.
Ieri le parole di miele del commissario tedesco Günther Oettinger, già falco del rigore e fautore della punizione dei mercati sugli italiani, sono state benzina perfetta per il fuoco del leghista: “Oggi Bruxelles è pronta a fare qualsiasi cosa per il nuovo governo? Gettano la maschera. Questo governo non nasce a Roma, ma a Bruxelles per far fuori quel rompipalle di Salvini. Quelle parole sono disgustosamente chiare”.
SOTTO IL SOLITO flusso di parole c’è, però, almeno una frase che Salvini dice – o meglio “posta”– in base al vecchio adagio secondo cui la lingua batte dove il dente duole: “In arrivo un’altra indagine contro di me per sequestro di persona per il caso Open Arms. Nessun problema, nessun dubbio, nessuna paura. Difendere i confini e la sicurezza dell’Italia per me sarà sempre un orgoglio!”.
Un orgoglio per cui, però, da oggi non ha più lo scudo.
Un osservatore esperto come Guido Crosetto, non certo da un punto di vista ostile a Salvini, su Twitter la mette così: “Com’era facile prevedere ora inizia la fase 2, cioè il massacro giudiziario di Salvini. Privo di maggioranze che lo difendano al Senato, sarà costretto a dedicare energie, testa e soldi a tutelarsi”.