SALVINI: ar gabbio o non ar gabbio, PARTE II°PIERO IGNAZI Se il Movimento vota “no” salva il governo, ma danna se stesso.
Se i Cinque Stelle seguono i principi che hanno sempre sostenuto, non possono fare altro che votare “sì” all’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Se invece hanno cambiato idea e hanno deciso di fare valutazioni diverse, dovranno spiegare perché. E dovranno avere delle argomentazioni serie.
Di Maio e altri esponenti del Movimento si sono “autoaccusati”, sostenendo che le decisioni sulla nave Diciotti sono state prese in modo collegiale da tutto il governo.
Ma per ora sono solo parole: serve un atto formale, come potrebbe essere il verbale di un Consiglio dei ministri. Altrimenti restano dichiarazioni politiche che hanno poco significato e danno l’impressione di una strategia maldestra per levarsi dai guai: votando “no” i Cinque Stelle riuscirebbero a salvare il governo ma non a salvare se stessi.
Non credo che gli elettori del Movimento glielo perdonerebbero: l’immagine trasmessa all’esterno sarebbe quella di un esponente della Casta salvato dai suoi simili.
LUCIA ANNUNZIATA I grillini non devono rinunciare alla loro identità sulla giustizia.
Il Movimento 5 Stelle deve mantenere la sua identità, al di là anche della discussione di merito sul caso Diciotti e sulla richiesta del tribunale dei ministri.
Il successo dei Cinque Stelle è basato sulla loro radicalità, in particolare in materia di giustizia. Cominciare a cambiare radicalmente i propri principi, inserire troppi “però” nei loro discorsi politici, rischia di minare la loro identità di base.
Non devono avere paura: anche se votare contro Salvini li dovesse portare a una crisi di governo, in politica essere fedeli alla propria identità paga sempre.
Ed è meglio che essere percepiti come cinici o iper-realisti. Peraltro non credo che Salvini abbia davvero voglia di scatenare una crisi su questo tema. Si sta comportando come al solito, è la sua strategia: forzare sempre, stressare gli alleati e portare al limite la tenuta della coalizione.
Ma non credo che andrà fino in fondo. Poi con lui bisogna stare attenti, ha sempre in serbo la “mossa del cavallo”: se dopo aver incassato la fedeltà dei Cinque Stelle decidesse comunque di farsi processare?
FRANCO BECHIS L’unica cosa da non fare è far processare solo il leader leghista.
L’ autodenuncia di cui hanno parlato i Cinque Stelle deve diventare un atto reale, concreto, altrimenti rischia di diventare una cosa un po’ ridicola.
Di Maio e i suoi devono recarsi di fronte ai magistrati e denunciarsi oppure devono scrivere una dichiarazione privata da far trasmettere alla Giunta del Senato che valuterà il caso Salvini.
L’autodenuncia, insomma, deve diventare formale, non bastano le dichiarazioni alla stampa. Tecnicamente, la richiesta di autorizzazione nei confronti di Salvini non è corretta (visto che la responsabilità è collettiva) e quindi può essere restituita al tribunale dei ministri.
Il quale potrà riformularla e rimandarla in Giunta includendo gli altri corresponsabili del presunto reato.
Si può fare, c’è un precedente: quello dell’ex ministro della Dc Giovanni Prandini. L’unica cosa che i Cinque Stelle non possono fare è votare semplicemente “sì”all’autorizzazione.
Perché Salvini è un alleato di governo e perché non sarebbe giusto. Credo che i loro elettori lo capiranno.
MARIO GIORDANO Ormai Di Maio si è autoaccusato Come fa a dire di “sì” ai giudici?
Capisco benissimo le difficoltà dei militanti del Movimento 5 Stelle a comprendere e accettare un eventuale rifiuto dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Però dal punto di vista logico, dire di “no” alla richiesta dei giudici mi sembra l’unica ipotesi plausibile. Sono stati gli stessi Cinque Stelle a rivendicare che la gestione del caso Diciotti sia stata un’azione collegiale di governo: si suppone che abbiano agito quindi nell’interesse nazionale.
È proprio questa la domanda che si pone la Giunta del Senato: non si deve valutare se c’è il fumus persecutionis dei magistrati, ma appunto se si è agito nell’interesse nazionale oppure no.
Un fatto che è già stato rivendicato, tra gli altri, dal vicepremier Di Maio e dal ministro Toninelli. Come fanno ora a rispondere “sì” alla richiesta del tribunale contro Salvini?
Forse sarà difficile da spiegare ai loro elettori, ma il “no” è la conseguenza logica delle loro dichiarazioni. In caso contrario, il governo avrà un grosso problema. Che potrebbe portare a una crisi.
LUISELLA COSTAMAGNA La sola via è l’autodenuncia. A costo di andare in tribunale.
Su questa vicenda ammetto di avere più domande che risposte. Perché Salvini ha cambiato idea e, dopo aver proclamato che si sarebbe fatto processare per “poter andare davanti ai magistrati a spiegare di non essere un sequestratore”, ora chiede che il Senato neghi l’autorizzazione a procedere?
Sono stati i suoi avvocati a suggerirglielo perché, sulla base delle carte rischierebbe davvero una condanna? E ok, quella sulla Diciotti è stata una decisione politica, presa nell’esercizio delle sue funzioni di ministro e condivisa collegialmente dal governo; ma, come per ogni atto governativo, c’è un documento, una delibera che l’abbia autorizzata?
Infine il cul de sac in cui è finito il M5S con la giravolta salviniana (né il primo né – temo – l’ultimo): dirà “no” rinnegando la sua storia o “sì” rinnegando il suo alleato (col rischio che “salti tutto”, come minaccia il governatore leghista Fedriga)?
Meglio la terza via: dire sì autodenunciandosi. Anche a costo di tenere i prossimi Consigli dei ministri in tribunale…
GAVIN JONES Ridicola l’indagine sul ministro, dovrebbero condividerla con lui.
Trovo che l’accusa a Salvini di sequestro di persona sia ridicola. Scritto in inglese kidnapping sembra ancora più ridicola. Dà l’idea di un bambino nascosto in una grotta in attesa del riscatto.
Detto ciò, è un vero dilemma per il M5S. Una classica situazione lose-lose. Sembra fatta ad arte per mettere loro, e quindi anche il governo, in difficoltà.
Secondo me Conte, Di Maio e Toninelli dovrebbero autodenunciarsi, chiedere il processo anche per se stessi e poi il partito deve votare l’autorizzazione.
Così anche i loro elettori più duri e puri sarebbero soddisfatti, mentre la Lega non potrebbe accusarli di tradimento. Non so se tecnicamente il tribunale abbia la possibilità di rigettare l’autodenuncia e insistere nel chiedere di procedere solo contro Salvini.
Ma anche in quel caso il M5S avrebbe fatto un gesto per rendere chiaro che il governo ha agito in modo collegiale e che è assurdo processare solo Salvini.
In ogni caso, credo che dovranno votare l’autorizzazione, altrimenti rischiano grosso con la loro base.