“Repubblica, l’Espresso e Zingaretti a favore del leader leghista. Meglio affossare definitivamente i 5S piuttosto che evitare un governo salviniano. “
di LORENZO GIARELLI per Il FQ, 11-8-19
Paradossi della Terza Repubblica. Spariscono destra (forse) e sinistra (già da un po’), ma soprattutto si mescolano alleanze, interessi, tatticismi.
E così capita che nella gestione della crisi di governo la Lega trovi la sponda dell’ala zingarettiana del Partito democratico, quella che ha preso la segreteria anche sulla promessa di una svolta a sinistra rispetto alle politiche di Matteo Renzi.
A esplicitare il paradosso c’è Repubblica, il quotidiano di riferimento di quell’area politica, che ieri ha aperto la prima pagina con un manifesto ideologico, più che una rappresentazione della realtà: “Voto subito”.
Nonostante una spiccata anima anti-salviniana, dunque, la priorità sembra esser quella di neutralizzare una volta per tutte le ambizioni di governo dei 5 Stelle.
E che importa se il rischio – meglio, la certezza – è quella di consegnare l’esecutivo a Salvini, così spesso additato dallo stesso gruppo editoriale come “fascista”.
La situazione è rappresentata in maniera chiara nella copertina de L’Espresso in edicola oggi, ovvero l’illustrazione di Salvini con lo scalpo del collega Luigi Di Maio: “In 500 giorni Salvini ha ucciso il Movimento 5 Stelle. Ora punta a prendersi il Paese”.
Per farlo potrà quindi avvalersi di nuovi e vecchi sostenitori del voto immediato, contro ogni ipotesi di governo alternativo – in cui la Lega sarebbe esclusa – e contro ogni slittamento anche solo di qualche mese, appena in tempo magari per approvare il taglio di 345 parlamentari voluto dal Movimento 5 Stelle.
Tra i salviniani all’improvviso c’è, appunto, Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio vuole rimediare ad una delle tante contraddizioni del Pd, che vede in questo momento i gruppi parlamentari rispondere per lo più a un leader che non è il segretario, ma il “senatore semplice” Matteo Renzi.
Prima delle elezioni del 2018 era stato infatti l’ex premier a decidere le liste, lasciando le briciole alle correnti allora minoritarie del partito. Il nuovo voto garantirebbe posti in Parlamento agli zingarettiani, a patto ovviamente che non si approvi il taglio delle poltrone. Per questo, nell’ottica del segretario, bisogna fare presto e bloccare ogni accordo con i 5 Stelle.
STESSA POSIZIONE esplicitata ieri su La Stampa dal vicesegretario dem Andrea Orlando: “Un governicchio fatto con chi ha appena votato il decreto sicurezza non mi pare lo strumento per fermare Salvini.
Nell’ultima direzione Pd abbiamo escluso tutti alleanze con M5S in questa legislatura”.
In coro, anche l’altra vicesegretaria Paola De Micheli a Rainews: “Non esistono condizioni politiche per un altro governo con il Pd”.
Persino Enrico Rossi, appena tornato nel Pd dopo l’esperienza in LeU, si allinea: “Io dico che è bene togliersi dalla testa ogni ipotesi di intesa coi 5 Stelle per rinviare le elezioni. La linea giusta è quella di Zingaretti, si vada al voto subito e si eviti di salvare i pentastellati nel momento massimo della loro crisi”.
A conferma che il leitmotiv è uno solo: meglio affossare definitivamente i 5 Stelle piuttosto che evitare un governo salviniano.
È Zingaretti, ma sembra il Renzi di una volta: mancano solo i pop corn.