Renzi-Carfagna…aspettando Cairo?
di G. Roselli per Il FQ, 22-6-19
“Tutto, o quasi, dipende dal Pd. Perché, per dirla come Beppe Fioroni, “se il partito si snatura e diventa una forza solo di sinistra, tradendo le sue radici originarie, allora è chiaro che tutta la parte di centro del partito, dai liberali ai cattolici democratici, non potranno restarsene lì, fermi …” .
Tanto più, aggiunge l’ex Dc, se poi qualcuno pensa di aprire un dialogo con i 5Stelle. Come, un po’ a sorpresa, ha presagito addirittura Antonello Giacomelli, leader di Base riformista, la corrente di Luca Lotti.
“Il Pd non può autoescludersi a vita.
C’è il proporzionale e da soli non arriveremo al 51%”, ha detto un paio di giorni fa all’Huffington Post. Ma se davvero il Pd dovesse sterzare ancor di più a sinistra, come sta già facendo, visto che gli uomini e le donne della segreteria sono tutti o quasi riconducibili al segretario, allora qualcosa al centro potrebbe accadere.
Come ha ipotizzato quella gran vecchia volpe di Pier Ferdinando Casini, sempre a mezzo stampa. “Al centro c’è una prateria, almeno un 10 per cento, quindi, cari ragazzi, datevi una mossa…”, ha detto l’ex presidente della Camera, rieletto nelle file del Pd.
IL SUO INVITO faceva riferimento alla costruzione di una forza alleata coi dem ed era rivolto a Matteo Renzi e Carlo Calenda. I cui destini sono destinati a incrociarsi pur restando divisi. Calenda, poi, cambia idea ogni minuto.
Il suo ultimo orizzonte conosciuto sarebbe quello di dar vita a un soggetto che aiuti appunto il Pd a prendere voti al centro, spinto dal suo maggiore sponsor, Paolo Gentiloni.
Peccato che il nostro sia stato appena eletto in Europa proprio nelle liste del Pd e andarsene subito a fondare un nuovo partito non è il massimo della coerenza.
“Lo faccio solo con il benestare di Zingaretti”, ha spiegato. E per ora tutto tace.
Ben diversa, invece, la situazione di Renzi. Che nel Pd ci sta sempre più stretto. La vicenda di Luca Lotti ha evidenziato quanto astio ci sia ancora tra i renziani e il resto del partito, con attacchi taglienti e scambi al veleno.
Un piccolo partito di scissionisti renziani potrebbe nascere anche domani. Il problema, per loro, è però di prospettiva.
Dove vanno?
La carta vincente, per l’ex segretario, sarebbe puntare a una sorta di Nazareno bis, farsi promotore di una “nuova Margherita” che aggreghi pezzi di Pd, ma pure di forzisti in sofferenza, che non ambiscono a diventare gli scendiletto di Salvini.
Per questo, nelle ultime settimane, si è fatto un gran parlare di contatti tra i renziani e forzisti anti-Lega. Come Mara Carfagna, Gianfranco Miccichè, Stefania Prestigiacomo. E Paolo Romani. Il problema però è doppio.
“È tutto vero, contatti ci sono sta ti”, conferma un parlamentare azzurro vicino a Mara, “ma ci sono due problemi: la presenza di Renzi, che è molto ingombrante. E poi, con chi ti allei? Bisognerebbe avere il coraggio di andare alle urne da solo e vedere che succede”.
Ora però tutto si è congelato con la nomina di Carfagna a coordinatrice azzurra.
E lì che l’ex ministra vorrà giocarsi tutte le sue carte, per prendersi il partito e renderlo più autonomo dalla Lega.
Ma se fallisse e al congresso dovesse spuntarla Giovanni Toti, allora la tela che Mara aveva iniziato a filare con alcuni dem potrebbe essere ripresa.
“La carta vincente è quella di presentarsi da soli alle urne. Al centro, è dimostrato, vince solo chi ha coraggio e ci mette la faccia”, osserva un altro ex Dc, Gianfranco Rotondi.
Ma un partito Renzi-Carfagna potrebbe muoversi sulla falsariga del Psi craxiano: alleato a destra (Dc) o a sinistra (Pci) alla bisogna. In tutto ciò, poi, ci sono soggetti spuri.
Cosa avrà in mente, per esempio, Urbano Cairo? O il leader della Fim-Cisl Marco Bentivogli? E poi c’è Più Europa. Che oggi tiene a Roma la sua assemblea nazionale.
“Gli unici titolati a parlare di centro, al momento, siamo noi. Il nostro campo è per natura al fianco del Pd. Anche se pure Zingaretti ci sta trattando un po ’ male… ”, chiosa, con un sorriso, un altro volpone come Angelo Sanza.”