MENTRE CHIARA APPENDINO da Torino guida i sindaci che, pur in assenza di leggi che lo prevedano esplicitamente, iscrivono all’anagrafe i figli di due padri e di due madri, la sua collega a Cinque Stelle Virginia Raggi a Roma tiene le bocce ferme.
“Siamo in attesa di un parere dell’Avvocatura di Stato”, spiegano in Campidoglio.
Dopo Milano, che riconosce le coppie lesbiche ma non quelle gay come abbiamo raccontato sul Fatto, anche nella Capitale l’avanzata dei diritti delle famiglie omogenitoriali deve fermarsi.
Lo denuncia Alessia Crocini, madre insieme alla sua ex compagna Chiara di Levon e coordinatrice per il Lazio dell’associazione Famiglie Arcobaleno:
“Siamo l’unica grande città in Italia dove il Comune non riconosce in nessun modo l’omogenitorialità, visto che a Milano le madri sono riconosciute e c’è un’apertura anche nei confronti dei padri, per non dire di Bologna, Torino, Napoli, Firenze, Palermo. Per me significa dover viaggiare con quattro documenti in borsa, fotocopie e manleve, sperando che non succeda niente a mio figlio perché per lo Stato italiano, nei suoi confronti, io non esisto”.
Roma è una delle città dove gli iscritti alle Famiglie Arcobaleno sono più numerosi: si contano circa 100 bambini e bambine figli di due madri o due padri.
Qui il Tribunale dei minori, quando era presidente Melita Cavallo, si è mosso prima degli altri per fornire alle famiglie una minima copertura attraverso l’adozione del figlio del partner, la cosiddetta stepchild adoption. In Comune, però, è tutto fermo:
“Dopo un primo riconoscimento di due padri deciso ad aprile dagli uffici senza che la sindaca fosse intervenuta, trascrizioni e annotazioni sono ferme – racconta la presidente dell’associazione -. In seguito abbiamo saputo che il responsabile di quell’atto ha cambiato incarico e mansione. Non abbiamo mai avuto risposte alle nostre proposte di incontro con la sindaca. Passare attraverso le stepchild è un percorso lungo e oneroso e che non garantisce pieni diritti, inoltre pensiamo ci sia anche una questione politica: ci aspettiamo una risposta da Raggi. Chiediamo per i nostri figli gli stessi diritti di tutti i bambini”.
A MAGGIO SCORSO, dopo l’unica trascrizione deliberata dal Comune e su cui la Procura ha presentato ricorso, Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford hanno spedito alla sindaca un parere legale a favore del riconoscimento.
In seguito i tribunali di diverse città – tra cui Milano – hanno indicato il riconoscimento come legittimo, ma a Roma non è cambiato nulla, mentre il via libera a trascrizioni e annotazioni è arrivato anche, per rimanere nella città metropolitana, da Fiumicino e Cerveteri.
Il Campidoglio ha chiesto un parere al ministero dell’Interno che ha interpellato l’Avvocatura di Stato.
Si attende la risposta.
Intanto l’assessore alle Politiche sociali Laura Baldassarre incontrerà Famiglie Arcobaleno.
“Per noi genitori separati – spiega Alessia Crocini al Fatto – è doppiamente difficile. Io con Chiara ho un ottimo rapporto e nostro figlio è come se godesse di un affido condiviso, ma solo perché lo abbiamo deciso noi. Poniamo che il bambino, mentre è con me, abbia necessità di un intervento chirurgico urgente per cui serve l’autorizzazione del genitore. Se Chiara non fosse raggiungibile, dovrebbe decidere un giudice minorile”.