“La deprecata ipotesi che i Sì-Tav siano in fondo dei buontemponi comincia a dimostrarsi con prepotenza.
L’ultimo scherzo escogitato è il tentativo di convincere il ministro Toninelli che si possa tagliare il costo del Tav Torino-Lione di 1,7 miliardi, per addolcirgli il boccone amaro di dire sì a un’opera inutile per la quale il no è nello stesso Dna del Movimento 5 Stelle.
Addirittura è già stata suggerita la possibile destinazione dei soldi risparmiati. I primi 500 milioni vanno a una nuova metropolitana a Torino, altri 500 a investimenti nella Val di Susa, e 700 alle Fs per i pendolari, così da compensare (notate bene) i 600 milioni tagliati dal governo giallo-verde nell’ultima legge di bilancio.
Ormai da trent’anni la compagnia di giro fa lo stesso gioco delle tre carte, ipnotizzando politici e giornalisti che non studiano con un sillogismo ridicolo.
Dicono: siccome noi per lavoro ci occupiamo della Torino-Lione (infatti un piccolo esercito di piemontesi ci campa da una vita, in questo il piccolo ponte sullo Stretto) siamo per definizione i competenti; mentre l’analisi costi-benefici del professor Marco Ponti non è credibile perché quello scienziato dice da anni che sono soldi buttati, quindi i suoi dati scientifici sono di parte.
È la stessa logica con cui la mamma no-vax si ritiene competente sulla salute di suo figlio e giudica di parte l’opinione del professor Burioni in quanto favorevole ai vaccini già prima che il bimbo nascesse.
Uno dei più divertenti giochi di prestigio dei Sì-Tav stipendiati dallo Stato è quello con i numeri.
Già otto anni fa ebbero l’idea geniale di proporre il Tav low cost con una supercazzola chiamata “fasizzazione”.
In pratica si decise di fare solo il nuovo tunnel sotto le Alpi (57
chilometri) e pochi chilometri di collegamento con la vecchia ferrovia a Susa e a Bussoleno.
In questo modo, annunciarono trionfanti, il costo dell’opera si dimezza, e scende a soli 8,6 miliardi.
La logica zoppica: sei pronto a buttare 15-20 miliardi perché non spenderli vorrebbe dire uccidere l’economia piemontese e italiana tutta, ma se qualcuno ti dimostra che sono soldi sprecati dici “vabbè, allora spendiamone la metà”.
L’importante è fare il tunnel.
E spetterà ai posteri capire come far arrivare al tunnel 140 treni merci al giorno per giustificare l’investimento.
Ma adesso è il momento del rullo di tamburi: sempre più difficile! Tagliamo ancora, e di ben 1,7 miliardi.
Che cosa si elimina dal progetto?
Di preciso non si sa, perché a Toninelli piacciono i segreti, che lo fanno sentire importante, e neppure chi spiffera ai giornali l’idea geniale che convincerà il ministro vuole scoprire le (tre) carte.
Però basta leggere i documenti ufficiali per supporre che quella cifra cor- risponda alla nuova tratta destinata a collegare Avigliana e Orbassano, due località alle porte di Torino che sarebbero il vero collo di bottiglia del traffico merci se il traffico merci esistesse.
Peccato che l’Avigliana – Orbassano già nel 2011 fu “fasizzata” (parlano così) al 2030, e solo in caso di intensa crescita del traffico.
Nella delibera Cipe n. 19 del 2015, che ha ufficialmente stanziato il denaro da sprecare sulla Torino-Lione, c’è scritto che il costo totale dell’opera è 8,6 miliardi ma che il costo per lo Stato italiano della parte italiana dell’opera (tutto compreso) è 958 milioni.
Calcoli il lettore come i nostri eroi possano , “rifasizzando” la Avigliana-Orbassano, diminuire di 1,7 miliardi una spesa di 958 milioni.
Solo dei maghi.
O dei buontemponi.”
di Giorgio Meletti per Il FQ, 18.01.2019