di Marco Palombi per Il FQ, 20-11-19
È noto, ce ne siamo già occupati, che esiste un virus che costringe i media italiani – quando c’è un contenzioso tra lo Stato e una grossa impresa – a correre in soccorso di quest’ultima.
Il caso dell’ex Ilva non fa eccezione.
Cogliendo fior da fiore.
Lo scudo penale (che non è citato nel contratto d’acquisto): “C’era un patto” e Mittal “aveva chiesto e ottenuto di non temere conseguenze penali per reati ambientali” (Sole 24 Ore);
“Nell’accordo c’è il diritto di recesso in caso di modifica del quadro normativo, come lo scudo penale” (La Verità).
L’altoforno 2 non è spento, né verrà spento: “Dopo la chiusura dell’altoforno 2, la produzione dell’acciaio a Taranto finisce fuori mercato” (CorSera).
Non pagano i fornitori? Sono loro che non presentano “le certificazioni richieste dal revisore PriceWaterhouse” davanti alle cui “richieste stringenti” le ditte hanno “storto la bocca” (Repubblica).
Il contenzioso? Già perso:“È stata violata una condizione base del contratto” (aridaje) e Mittal “ha potuto svincolarsi senza penali” e ora potrà “rivalersi sullo Stato” (CorSera).
L’azienda maramaldeggia? “Siamo al paradosso: se Mittal fa quello che gli ha imposto la Procura di Taranto, la Procura di Milano procede all’iscrizione di un fascicolo” (Il Sole e la favola dell’altoforno 2).
Ora i Mittal non fanno più i bulli? Ma no, è stata un’incomprensione, colpa di Lucia Morselli, “che secondo gli indiani non avrebbe gestito nel migliore dei modi le comunicazioni col governo” (CorSera).
Ma pensa ’sti Mittal che ancora pagano gli avvocati, che tonti.