Stralci da un articolo di Wanda Marra per Il FQ, 01-03-19
“Riuscirà il Pd a voltare pagina esattamente un anno dopo la sconfitta alle Politiche del 4 marzo, che ha portato alle dimissioni di Matteo Renzi e al congelamento di tutto?…”
NICOLA ZINGARETTI, IL FAVORITO (speriamo a Dio)
C lasse 1965, romano, oggi governatore del Lazio, ex presidente della Provincia, provenienza Ds, fratello minore dell’attore Luca, ovvero il Commissario Montalbano con i suoi toni soft e l’attitudine a schivare fino all’ultimo momento utile le sfide più importanti, Nicola Zingaretti è favorito al congresso Pd.
SOSTENITORI (NEL PD E FUORI)
Paolo Gentiloni, Marco Minniti, Andrea Orlando, Marianna Madia, Roberta Pinotti, Giuliano Poletti: con lui ci sono molti illustri esponenti del fu governo Renzi.
Il vero “regista ” della sua candidatura è Goffredo Bettini, europarlamentare, già “creatore” di Francesco Rutelli e Walter Veltroni.
E aspettano con ansia la sua vittoria anche gli ex Pd: Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani.
CHE PD VUOLE
“Il Pd è malato” ripete spesso e volentieri: un’affermazione che fa pensare al superamento di questo partito, magari guardando a sinistra. Ma nel frattempo, punta a stravolgere gli equilibri presenti e a fare una segreteria unitaria.
IL SIMBOLO
Non è una priorità, ha detto: alle Europee è disposto a non presentarlo.
RENZI: RISORSA O ZAVORRA?
“Io con Renzi ho un ottimo rapporto”, ha detto. “Non l’ho mai votato ma l’ho sempre rispettato. Mi auguro non ci manchi, penso a un Pd aperto e pluralista”.
GIUSTIZIA A OROLOGERIA?
“Non c’è giustizia a orologeria, non ci sono complotti, ma le persone vanno difese.”
GLI SCISSIONISTI: REPROBI O NO?
“Gli stessi leader di LeU dicono che non hanno alcuna intenzione di rientrare nel Pd”, ha detto. Ma il rapporto con loro per lui è fondamentale: sul tavolo c’è l’alleanza per le Europee.
I CINQUE STELLE: REPROBI O FUTURI AMICI?
“Nessuna alleanza con i Cinque Stelle”, ma “dialogo con i loro elettori delusi”è la posizione ufficiale. Il governatore del Lazio è però il più possibilista a un confronto con il Movimento.
IL REDDITO DI CITTADINANZA
Contrario, ma anche no: “Il reddito di cittadinanza non lo abolirei, ma lo cambierei, facendo investimenti per creare posti di lavoro. Molto meglio il reddito di inclusione fatto dal Pd”.
IL JOBS ACT
Va rivisto, non stravolto: “È necessario fare un tagliando alle politiche del lavoro, quindi costruire una nuova agenda che tenga insieme due parole, crescita ed equità”.
PAROLA CHIAVE
Il fulcro del programma è “sostenibilità sociale, ambientale e economica”.
l fulcro del programma è “sostenibilità sociale, ambientale e economica”.
VERSO LE EUROPEE: QUALE LISTONE?
Zingaretti pensa a una lista del Pd “aperta”, con dentro personalità varie, da Carlo Calenda a Giuliano Pisapia. E intrattiene un rapporto privilegiato con gli ex Pd.
IL DISEGNO SEGRETO
Una scissione è possibile: Zingaretti si aspetta la faccia Renzi, ma non è detto che alla fine non sia lui a trasformare il Pd in un partito simile ai Ds che furono.
O a inventarsi un’altra formula, che adesso non si vede, per catalizzare gli elettori di centrosinistra.
ROBERTO GIACHETTI
C lasse 1961, romano, Roberto Giachetti arriva dal Partito Radicale. Già capo di gabinetto di Rutelli, è tra i fondatori della Margherita. In Parlamento dal 2002, è stato candidato sindaco di Roma contro Virginia Raggi.
Polemico e volutamente eccessivo nei toni, in questo congresso gioca a fare l’ultrà renziano (anche se l’ex segretario ufficialmente non lo appoggia).
SOSTENITORI (NEL PD E FUORI)
Il fiore all’occhiello è Maria Elena Boschi. Con lui, gli ultrà renziani, a partire da Anna Ascani e Luciano Nobili.
CHE PD VUOLE
S’immagina già minoranza ed esplicita di avere un piede fuori dal partito. Per lui il Pd resta quello dei tempi d’oro del renzismo.
IL SIMBOLO
Lui lo terrebbe: “Sbagliato rinunciarci”, ha detto più volte a Nicola Zingaretti.
RENZI: RISORSA O ZAVORRA?
“Renzi non mi manca, c’è ed è l’arma di punta della nostra opposizione. Io sono leale con quel progetto di 5 anni fa che ha fatto molto bene all’Italia. Renzi è nel Pd e lo dobbiamo ringraziare”.
GIUSTIZIA A OROLOGERIA?
“La giustizia italiana è malata, l’ho pensato 30 anni fa per certe cose capitate a Berlusconi e a Mastella e lo penso adesso. Va riformata a prescindere di chi è colpito”.
GLI SCISSIONISTI: REPROBI O NO?
Per Giachetti non esiste un’alleanza con LeU né la possibilità di riproporre coalizioni alla Unione del 2006: “Non dimentichiamo cosa vuol dire vincere le elezioni con tutto e tutto il suo contrario e poi quando si va a governare si è paralizzati dai ricatti dei piccoli e piccolissimi partiti”.
I CINQUE STELLE: NEMICI O FUTURI AMICI?
“Mai con i Cinque Stelle” e “Nicola è ambiguo rispetto a loro”: Giachetti sul tema non le manda a dire.
IL REDDITO DI CITTADINANZA
“Una polpetta avvelenata. Io quei soldi li userei per il Rei, che stava funzionando, e per abbassare le tasse sul lavoro”.
IL JOBS ACT
“Difendo la stagione del Jobs act”, ha detto. E infatti, nella sua mozione si legge che bisogna reintrodurre gli incentivi al tempo indeterminato, che ci furono solo nei primi 3 anni.
PAROLA CHIAVE
“Il sussidio universale contro la povertà, ovvero il Rei, deve diventare un sussidio europeo, finanziato con il bilancio europeo”.
VERSO LE EUROPEE: QUALE LISTONE?
“Sono favorevole al listone”, ha detto. Il problema, però “è con chi”.
IL DISEGNO SEGRETO
L’uscita dal Pd, magari per dare vita al partito di Renzi è all’ordine del giorno. Lo dichiara pure: “Se si finisce col M5s o rientra chi se ne è andato il Pd non è più casa mia”
MAURIZIO MARTINA
Classe 1978, è nato a Calcinate, nel Bergamasco. Provenienza Ds, è stato ministro nei governi Renzi e Gentiloni e reggente del Pd nell’interregno dopo le dimissioni di “Matteo”.
Nessuno ha capito bene davvero con quale piattaforma e ambizione politica si candidi. Sguardo mite, vagheggia un’unità che spesso si traduce in un “ma anche” fuori tempo massimo.
SOSTENITORI (NEL PD E FUORI)
Doveva essere una mozione “aperta” e composita, è diventata quella dei post-renziani illustri. Luca Lotti, Lorenzo Guerini, ma pure Vincenzo De Luca.
Con lui molti parlamentari e anche “renziani autonomi” tipo Graziano Delrio. Il suo vice doveva essere Matteo Richetti, ma dopo l’epurazione dei suoi dalle liste per l’Assemblea ha detto elegantemente: “Martina può andare a cagare”.
CHE PD VUOLE
Sogna un partito dove tutti si vogliono bene, da Giachetti a Zingaretti. Vuole una segreteria unitaria, con amministratori locali, un comitato nazionale aperto per le Europee e 10 mila comitati per la nuova Europa .
IL SIMBOLO
Per lui non si tocca. “Sono orgoglioso del simbolo del Pd”, ha detto. Pure se ha parlato della necessità di “metterlo al servizio insieme ad altri”.
RENZI: RISORSA O ZAVORRA?
Una domanda difficilissima per l’ultimo ex segretario dem, che cerca di non rispondere mai: “Il dibattito non si può esaurire tra renziani e anti renziani”.
GIUSTIZIA A OROLOGERIA?
Tante parole per un imbarazzo: “Massimo rispetto per la situazione umana, ma grande rispetto per la giustizia sempre, principi saldi di garantismo per tutti”.
GLI SCISSIONISTI: REPROBI O NO?
Poche le dichiarazioni sul tema. Ma quelle che ci sono, vedono un no all’alleanza con LeU. Poi, chissà.
I CINQUE STELLE: NEMICI O FUTURI AMICI?
L’ipotesi di un’alleanza fra il Pd e il M5S “è esclusa”. Eppure, anche lui aveva cercato durante la formazione del governo di costruire un’inter – locuzione con il Movimento.
IL REDDITO DI CITTADINANZA
Contrario, ma in maniera soft: “Utilizzerei le risorse che hanno speso per il reddito di cittadinanza in altro modo. Farei un’operazione più legata alle politiche attive del lavoro abbattendo il costo del tempo indeterminato”.
IL JOBS ACT
“Ne difendo l’impianto riformista, ma sono pronto a discutere come si fa meglio o di più”.
PAROLA CHIAVE
Salario minimo per chi sta fuori dai contratti nazionali e abolizione dei tirocini gratuiti.
VERSO LE EUROPEE: QUALE LISTONE?
Ha firmato più convintamente degli altri il manifesto di Calenda. “Serve un listone. Non possiamo andare da soli”.
IL DISEGNO SEGRETO
Il suo non è chiaro. Quello di Lotti è riprendersi il Pd dall’interno, magari per rioffrirlo a Matteo Renzi e bloccarlo sulla strada verso l’uscita.