Il punto di Pina Fasciani
Ho pensato,pensato, pensato e ho concluso
1) le campagne elettorali sono sempre laceranti e ridondanti, vuoi per le candidature, in particolare con questa legge elettorale laddove a scegliere non sono i cittadini, vuoi per le sparate demogogiche sulle promesse , vuoi per le tifoserie che si scatenano anche in modo inconsulto;
2) le forze in campo sono ben rodate, la destra che ha mezzi potenti, e voglia di riscatto si ripropone esasperando le sue vecchie ricette . Un movimento 5 stelle che , sull’onda della protesta, intende proporsi come il cambiamento, con linee oscillanti, contraddittorie, e palesemente ambigue, né di destra, né di sinistra,tali da poter furbescamente pescare voti dappertutto senza peraltro avere una idea di Paese.
Un centro sinistra, esangue, con un PD di Renzi che ha cambiato volto, scimmiottando le politiche di destra per pescare in quell’elettorato, sull’onda dell’idea “bisogna sfondare al centro per vincere” , ma che è rimasto sfondato, giocandosi la sinistra. Per non parlare delle improbabili liste e listarelle che non si possono neanche guardare per le fantasiose e improbabili coabitazioni tipo la lista Bonino.
3) Per non parlare dei poteri forti che, nel timore di perdere i propri privilegi, consolidati e rafforzati con la crisi, pensano di usare ogni mezzo per conservarli e vedono come il fumo la possibile affermazione di una forza di sinistra democratica capace di avanzare una seria proposta alternativa alle ricette fin qui perseguite che hanno consegnato all’irrilevanza, politica e economica il Paese sullo scenario europeo e mondiale.
4) in questo contesto milioni di italiani, sfiancati dalla crisi,vivono una forte estraneità.In particolare il ceto medio, quasi scomparso e largamente in bilico verso le fasce di poverta’. Si è allontanato dalle urne, disgustato e disilluso, radicalizzando la tendenza del sono “tutti uguali” . Dentro questa fascia ci sono tutti, elettori di destra e elettori di sinistra. Qui si gioca la partita. In particolare la gioca il M5S che non si fa scrupolo di utilizzare la disaffezione per raccoglierla e metterla al servizio di chi o di cosa non si sa. Tutto rimane nella nebbia. L’importante è raccogliere. Un salto nel buio.
5) liberi e uguali si colloca in questo scenario. Sconta la sua neo nascita , troppo poco tempo dal tre dicembre, per affrontare con un certo agio una campagna elettorale che si preannuncia particolarmente bellicosa, come fosse un giudizio universale definitivo.
Si colloca in alternativa a tutto questo e prova a ricomporre un campo di sinistra attualmente inesistente come riferimento politico. La sua possibilità di successo e di affermazione dipende dalla capacità di trasmettere una chiara riconoscibilità, una precisa identità, su un progetto politico chiaro . Sulla discontinuità pena il disperdersi tra i famosi “sono tutti uguali”.
Su questo elemento bisogna giocare la partita non solo per parlare al popolo di sinistra, ma per aprire le porte all’Italia migliore, includendo soggetti anche di provenienze diverse ma che credono in un Paese più giusto, più libero e uguale sul piano della equità. Altro che isolamento.
6) il ragionamento sulle alleanze va collocato in questo scenario. Ci si allea con chi condivide un progetto alternativo, con chi vuole sperimentarlo e contribuire a costruirlo mettendosi a disposizione, senza appellarsi a una unità tardiva, che lascia intatte le politiche fin qui perseguite e confonde la politica e la “convenienza”. Le due cose non si tengono insieme.
Il sostegno in Lombardia e nel Lazio a Gori e Zingaretti va collocato in questo ragionamento. Per Gori la scelta è stata lineare, non si può sostenere chi stima Formigoni, si fa promotore insieme a Maroni del referendum sull’autonomia della regione Lombardia e solo qualche mese prima aveva votato per il SI al referendum Costituzionale in cui si proponeva il ridimensionamento delle regioni . Cioè l’esatto opposto. Questione di coerenza e credibilità.
Per Zingaretti, si pongono altre questioni . Il mandato conferito a Grasso, dall’assemblea di Liberi a Uguali del Lazio, per verificare con Zingaretti una serie di punti programmatici irrinunciabili, ha in se’ un carico di delicatezza importante. Come tenere insieme le nostre priorità programmatiche nel confronto , sventando il più possibile l’avvento di Gasparri, con il carico di disgusto suscitato dalla vicenda Romana dove il PD ha defenestrato un nostro Sindaco aprendo la porta ai 5stelle.
Roma nel Lazio rappresenta il 50% dell’elettorato e Roma deciderà volente o nolente il voto.
Le vicende pesano e se Zingaretti perderà non sarà certo per il mancato sostegno di Liberi e Uguali, ma per la politica insensata del PD di Renzi e dei suoi seguaci romani.
È questo il nostro guado, la forca Caudina. Che fare?
Allora pensando sono tornata alla storia recente, ho ripensato alla manifestazione di casa Pound a Roma, alle teste rasate,al saluto fascista ,a quella sfilata,a quella foto,seppure ritoccata. Ma la manifestazione c’è stata e alla luce del sole e ho avuto terrore.
Allora mi sono detta che io prima di tutto sono antifascista. Che dare una sola possibilità a costoro sarebbe per me una colpa grave. È questo che mi qualifica come essere di sinistra. Questione di priorità , nel nome di mio padre partigiano.
Pina Fasciani