di Lorenzo Giarelli per Il FQ, 23-8-19
Tre punti fermi dal Pd, dieci dal M5S. Nicola Zingaretti è salito ieri al Quirinale annunciando che ogni intesa coi 5 Stelle passerà dallo stop al taglio dei parlamentari, dal superamento dei due decreti Sicurezza e da un accordo di massima sulla manovra prima della formazione del governo.
Punti che in parte modificano quanto stabilito dallo stesso Pd in direzione, quando i punti erano 5: appartenenza leale all’Ue, riconoscimento della democrazia rappresentativa, sostenibilità ambientale, cambio della gestione dei flussi migratori e ricette economiche e sociali in chiave redistributiva.
Ben più dettagliato è invece il decalogo dei 5 Stelle presentato ieri.
Al primo punto c’è proprio il taglio dei parlamentari: il Pd si oppone, ma potrebbe cambiare idea in caso si accompagni al cambio della legge elettorale.
Il secondo punto riguarda la manovra, nodo citato anche dai dem. Di Maio ha parlato di una legge “equa” in cui ha incluso diversi provvedimenti. Sulla sterilizzazione dell’Iva il Pd non si oppone, ma il tema sarà come arrivarci.
Complicata l’intesa sul salario minimo, preteso dai 5 Stelle e in passato fortemente osteggiato dai dem. Spazio poi all’ambiente: Di Maio ha utilizzato lo stesso concetto di green new deal citato da Zingaretti nelle scorse settimane. Dunque, per quanto le proposte siano assiomi generali, l’accordo c’è.
Il quarto punto è un antico leitmotiv : la riforma della Rai sul modello Bbc. Anche qui, almeno i propositi sono in sintonia. Pure sul conflitto d’interessi la sinistra promette leggi da anni, senza essere mai riuscita a intervenire.
IL QUINTO tema proposto da Di Maio è lagiustizia, con una legge “che ne dimezzi i tempi” e che riformi il Csm.
Il Pd ha più volte invocato la necessità di cambiarne le regole di elezione, ma non è detto che le intenzioni dei dem coincidano con quelle del M5S.
Il sesto tema sono le autonomie regionali. Di Maio vuole portarle a termine, a patto “di istituire livelli essenziali di prestazione per tutte le altre Regioni”.
Il dem Stefano Bonaccini chiede l’autonomia in Emilia, dunque sarà anche interesse del Pd arrivare alla meta.
Il settimo punto comprende norme di buon senso (“carcere per glievasori, inasprimento delle pene per i reati finanziari”), ma anche la questione migranti.
Di Maio la declina solo in termini di “serio contrasto all’immigrazione clandestina”, senza accennare ai decreti Sicurezza, ma sottolineando, come il Pd, la necessità di “interventi mirati” a livello europeo.
Se il piano di investimenti per il Sud, ottavo punto, difficilmente troverebbe ostacoli, il penultimo paletto suona come una provocazione: la riforma del sistema bancario, per separare quelle commerciali da quelle di investimento, richiama le battaglie grilline contro gli interessi dem negli istituti bancari.
Il finale è invece “morbido”: il M5S chiede infatti “la tutela dei beni comuni”. Problema: su acqua e scuola ci si può mettere d’accordo. Sulla revoca delle concessioni autostradali, sbandierata da Di Maio, il Pd ha qualcosa da ridire.
Totale sintonia, infine, per sottrazione: né Pd né 5 Stelle hanno detto una parola sui diritti civili.