di Marco Franchi per Il FQ, 7-7-19
Colpevole “a fin di bene”, “toghe impazzite”, “Solidarietà da Lega e FI”.
Sembra il calvario di un martire, invece sono i titoli dei giornali sulla sentenza a carico di Beppe Sala, condannato a sei mesi per falso.
Epilogo di una copertura opposta a quella riservata a Virginia Raggi, le cui vicende giudiziarie – terminate con un’assoluzione – hanno a lungo occupato le cronache. Per accorgersene bastava guardare i titoli sulle richieste delle Procure.
Il 10 novembre 2018 i 10 mesi chiesti per la Raggi sono l’apertura del Corriere: “Di Maio, l’avviso a Raggi. Il pm chiede 10 mesi”.
Così anche il taglio alto di Repubblica: “Il pm: condannate Raggi a 10 mesi”.
Eppure il 14 maggio, giorno in cui raccontare i 13 mesi chiesti per Sala, la cronaca giudiziaria scompare. Sul Corriere si parla di striscioni anti-Salvini e alluvioni, ma non del sindaco.
Idem su Rep, dove vengono preferite un’intervista a Di Maio e una a Carlo Messina.
Si capisce allora il lutto di due giorni fa.
Il Qn san cisce: “Colpevole a fin di bene”;
la Stampa non riporta la notizia il prima;
Repubblica la dà in un taglio basso e col cuore distrutto:
“Expo, condannato Sala. ‘Un’ingiustizia, resterò sindaco’”, riportando la “solidarietà di Lega e FI”.
Il Corriere, ben lungi da farne apertura del giornale, ci va coi guanti: “Sei mesi a Sala.
‘Un processo al mio lavoro’”, per poi riportare la versione del sindaco: “Vittima di uno scontro tra pm”.
D’altra parte, come titola il Giornale, trattasi solo di “Toghe impazzite”.