“Spesso per farmi un’idea su qualcosa devo prendere le distanze, mettere il punto di vista lontano dall’immediatezza delle cose , dalle emozioni del momento.
Mettere spazio, aria, fare vuoto.
Da quella distanza i dettagli minuziosi sfuggono e appare il panorama, il profilo, l’ insieme .
Ti accorgi che il dettaglio , il particolare, può nascondere una trappola, quella di imprigionarci in un punto, chiusi lì a mestare nello stesso spazio, girarci in tondo senza possibilità di uscita.
Non sto dicendo che i dettagli non sono importanti, molti dettagli fanno alla fine una composizione, ma la composizione finale sfugge, viene con l’aggiunta di altri dettagli e solo dopo ti accorgi di ciò che è stato composto.
Ciò che viene fuori alla fine è una sorpresa, può essere bella o brutta , a priori non è dato sapere.
È un rischio.
Un rischio grande perché a composizione definita, qualora fosse brutta, è difficile da riparare.
Un rischio a cui è esposto ogni giorno il nostro Paese.
Nell’allontanarci dalle vicende immediate cerchiamo di guardare il panorama, i suoi tratti salienti, lo Skyline fino ad arrivare all’essenziale.
L’Italia dopo undici anni di crisi è ancora in crisi, anzi oggi riprecipita nella seconda recessione.
Tutte le ricette utilizzate dai vari governi si sono rivelate fallimentari.
Le prime vittime sono i giovani, il sud, il ceto medio.
I diritti acquisiti arretrano, sul lavoro, sulla salute, sull’istruzione, la ricerca, su tutto ciò che definisce una società civilmente degna.
Anzi si arriva a pensare che quei diritti siano “privilegi”, non traguardi da estendere a tutti.
Per cui si muore sul lavoro, si inseguono i 780 euro come fosse una manna, con i precari sfruttati, gli immigrati schiavizzati.
Si svuotano leggi, come quella sull’aborto, su ogni diritto incombe il ritorno indietro.
Nelle difficoltà sempre più forti del vivere, per milioni di persone, cresce la rabbia, la paura, l”egoismo, l’individualismo.
Si impiantano culture brutali contro un nemico.
Nasce e si alimenta la cultura della contrapposizione, dell’anti qualcosa e qualcuno senza capacità di discernimento, in un processo di sdoganamento anche delle cose più turpi.
Il linguaggio volgare, i messaggi violenti, i gesti irridenti, le aggressioni fisiche, fino ad arrivare ai femminicidi, fino ad arrivare alle pistole sotto al cuscino.
La politica, lo Stato, le istituzioni democratiche, vengono indebolite, dagli attacchi e dalla indifferenza, dall’estraneita’.
La democrazia ne esce malconcia, anzi ritenuta un ingombro, un luogo di perdizione, gli uomini “forti” vengono incoraggiati come fossero Dei, come fossero maghi, come fossero Cristo in terra.
Un profilo fosco, inquietante.
A questo profilo qualcuno si ribella, non si rassegna, lo rifiuta.
Tornano le piazze che parlano, che uniscono, che offrono possibilità di riscatto.
Una speranza appena abbozzata, tratteggiata.
Un acquerello leggero.
Queste piazze non si rivolgono a nessuno in particolare, ancora non trovano un referente chiaro, una traduzione politica adeguata .
Si rivolgono però a una intera classe dirigente, quella economica, politica e intellettuale.
Una classe dirigente bocciata dalla realtà e incapace di fino ad ora di dare risposte.
Questa è la vera emergenza.
Ps: non che non ci siano eccellenze in questo martoriato Paese, il problema è metterle insieme. “
di Pina Fasciani