Per definire il profilo di questo periodo, politico e sociale, uso la metafora del ballo e immagino gli attori in campo impegnati sulla scena pubblica.
È come guardare un salone delle feste dove il ritmo del ballo, i passi, scandiscono l’andamento della serata.Passi che dovrebbero essere adeguati alla condizione data: forti e quasi irreversibili cambiamenti climatici, pandemia che continua a circolare, diseguaglianze e impoverimento per milioni di persone, squilibri territoriali sempre più profondi, disorientamento e disaffezione alla politica, conflitti e violenze in aumento, imbarbarimento delle relazioni sociali.
A partire dai risultati del G20, alle vicende politiche italiane relative alla elezione del Presidente della Repubblica, alla pandemia e alla terza dose, al green pass, alle riforme da fare (fisco, concorrenza, ammortizzatori sociali, ecc) per avere i soldi del PNRR, si dovrebbe pensare a un musica potente per tenere il ritmo e imprimere con decisione una sferzata energica capace di far fronte alla situazione .
Insomma si dovrebbe ballare il rock and roll. Si dovrebbe, ma non è. Qui si balla il minuetto. Un ritmo blando, lezioso, da cortigiani.
L’accondiscendenza è il condimento che permea tutto e imprime il suo andamento.
Tutti partecipano al minuetto, anche chi dovrebbe porsi il problema di quello che accade fuori da quel salone, nella realtà.Non è un bel vedere. Deludente il G20, impegni vaghi e contraddittori, confuse le proposte sulle riforme, non chiaro il senso di marcia del paese, a partire dal fisco, dalle pensioni, agli ammortizzatori sociali, fino al tema del lavoro, della precarietà, del sud.
Eppure si balla il minuetto, si blandisce Draghi, si corteggia, si tira di qua’ e di là come se tutto dipendesse da quella testa, da quel singolo uomo, assurto nottetempo a direttore d’orchestra.
Non è un bel vedere.
Come non è un bel vedere spegnere, con passettini ambigui, lenti, circospetti, al limite del timoroso, anche chi esprime la volontà di cambiare passo, di imprimere una svolta per adeguare quei passi alla realtà, consapevole che quel minuetto produrrà solo conservazione. Ma nulla si muove, tutto è ricondotto al ritmo impresso dal direttore d’orchestra con la complicità degli orchestrali.
Una pena che allontana anche chi alla politica ci ha creduto e continua a crederci. Ci vorrebbe un potente rock and roll.
Ma abbiamo dimenticato i passi, il ritmo, il tempo.
Ps: fallito anche il coraggioso tentativo di Articolo 1 volgo lo sguardo verso l’orizzonte. Nuvole di pioggia arrivano.
Pina Fasciani