a cura di Lorenzo Giarelli per Il FQ, 21-8-19
ANTONIO PADELLARO
Il Capitano lo ricorderemo così, umiliato da metaforici ceffoni
Nella lunga storia delle crisi di governo, non ricordo una requisitoria di un premier così documentata, accurata e implacabile come quella pronunciata da Giuseppe Conte contro il proprio vicepremier Matteo Salvini. Che sedeva al suo fianco, a pochi centimetri, coinvolto fisicamente dalla durezza delle accuse.
Il primo, con il linguaggio della parola, picchiava duro per nulla intimorito dalla vicinanza dell’altro, la cui tensione emotiva si manifestava col linguaggio del corpo, con la mimica dei finti sorrisi e delle faccette ora ironiche ora rassicuranti che non rassicuravano nessuno.
Ed ecco il famoso Capitano, il sovranista che pretende i “pieni poteri”, l’uomo che ha conquistato pancia in fuori le italiche spiagge, subire una memorabile lezione di coerenza politica e di etica istituzionale (e parecchi metaforici ceffoni) da un signore perfido nel suo garbo. Una scena da non dimenticare.
Da oggi lo ricorderemo umiliato davanti al Paese da un premier che a differenza sua non ha paura delle parole. Nessuno sa come finirà questa crisi. Ma sicuramente sappiamo meglio cosa è la dignità in politica. E cosa invece non è.
PETER GOMEZ
Sembrava una lezione di diritto e persino di buone maniere
“È la carica che fa conoscere l’uomo”, diceva Biante, uno dei sette sapienti dell’antica Grecia. E ieri se n’è accorto anche Matteo Salvini che del filosofo ellenico non sentiva più parlare dall’epoca lontana in cui sedeva sui banchi del Liceo Classico Manzoni di Milano.
Come uno studente messo dietro la lavagna, ha dovuto sorbirsi la dotta reprimenda del suo professore, Giuseppe Conte, che gli impartiva lezioni di diritto costituzionale e di buone maniere (non solo dal punto di vista istituzionale). Risultato: in questo momento Conte è l’unico anti-Salvini presente sulla piazza.
Popolare quanto e più del ministro dell’Interno, appare alle persone normali come il solo possibile capo di un eventuale futuro governo M5S-Pd-LeU in grado di contrastare mesi e mesi di cannoneggiamento da parte della Lega e dei suoi numerosissimi accoliti. Ma proprio per questo la riconferma di Conte parte in salita.
La politica non è fatta di persone normali.
Come questa folle crisi di governo ha plasticamente dimostrato a tutti gli elettori.
LUCIA ANNUNZIATA
Scolastico e senza pathos, tranne sullo scandalo Rubli
M i sembra che quello di Conte sia stato un discorso con poco pathos, ha fatto quel che mi aspettavo ma restando molto scolastico. Ha parlato di democrazia, di regole istituzionali.
Tutto giusto, ma sempre molto da avvocato, più che da politico. Era una lezione tecnica by the book, un continuo “non ci si comporta così”, persino d’a n ta n come sul passaggio relativo all’utilizzo dei social network.
L’unico vero affondo politico interessante verso Salvini lo ha fatto quando ha parlato del caso Savoini, ricordandogli che sarebbe stato opportuno riferire in aula sullo scandalo. Da sottolineare è anche la seconda parte del discorso del premier, quando ha parlato per un quarto d’ora di ecologia, di diritti civili, delle difficoltà del Sud e dei giovani.
Sembrava quasi una piattaforma per un Conte bis con il Pd, per quanto difficile sia che vada in porto.
Più probabile che alla fine resti come una sorta di testamento politico da parte del presidente.
PAOLO DEL DEBBIO
Il premier conta di restare, ma io non ne sarei così sicuro
Evidentemente Conte, forse confondendo il suo cognome con un titolo nobiliare, pensa di rimanere al suo posto quasi per motivi dinastici: c’è e quindi è legittimato a rimanere, così almeno pensa lui.
Ma c’è di più. Molti in Parlamento, dopo la lunga e inaspettata dieta cui sono stati sottoposti, hanno maturato una fame da lupi e desiderano tornare sui seggioloni. Quindi è possibile, molto possibile, che in qualche modo in Parlamento si trovi una maggioranza per non andare a elezioni.
Conte, naturalmente, confida di avere un ruolo. Può darsi, ma io fossi in lui non ne sarei certo: ragioni a fondo sulla riemersione di Romano Prodi di questi giorni. Quanto a Salvini, ieri ha detto il vero: è l’unico che non teme il voto.
Penso che chi è favorevole a governi istituzionali, di solidarietà nazionale, di unità democratica, più o meno papocchi, non consideri l’ipotesi di rafforzare ulteriormente lui e Fratelli d’Italia.
Ma d’altra parte, la fame fa brutti scherzi.
MARCO REVELLI
Se lo giudicassi solo dall’aula , l’avvocato sarebbe da 30 e lode
S e dovessi limitarmi a giudicare il discorso in Senato del premier Conte gli darei un 30 e lode. Ha fatto un discorso molto alto, da statista con un’altissima consapevolezza democratica e costituzionale, senza nessuna concessione alla retorica inutile e annunciando una serie di principi indiscutibili.
Alla luce di questa giornata è un peccato che il suo percorso politico abbia delle macchie, che coincidono quasi tutte con le eccessive concessioni a Matteo Salvini. Su tutte, cito il caso della Diciotti, per cui la maggioranza ha salvato il ministro dal processo, e l’approvazione dei due decreti Sicurezza voluti dal leghista.
Sono entrambe concessioni a quegli stessi vizi di Salvini che lo stesso presidente ha stigmatizzato in aula. Ma ripeto: si è sollevato molti metri sopra le due forze di governo di cui era a capo. Mi riferisco anche ai 5Stelle, perché un Di Maio non avrebbe mai potuto avere l’autorevolezza e la cultura politica che ha avuto Conte.
PIERO IGNAZI
Ineccepibili le critiche al vice, poteva solo evitare di dare del tu
L a prima parte del discorso di Conte è ineccepibile nelle sue critiche a Salvini. Chi ha una certa sensibilità quelle cose le ha notate da tempo e non concordo con chi critica Conte per essersi “svegliato tardi”: come in ogni relazione umana anche in politica si ingurgita per un po’, si sopporta finché si può e poi quando si esplode si dice tutto.
Semmai ho trovato soltanto fuori luogo il rivolgersi a Salvini dandogli del “tu”, dicendogli “Caro Matteo”.
Mi sembra contraddittorio rispetto allo stile dello stesso premier, sempre piuttosto formale e consono all’aula in cui si trovava.
Non credo poi che con la seconda parte del discorso, Conte volesse aprire la strada a un programma per una maggioranza alternativa: lui non ha futuro in questa legislatura, se mai ci sarà un altro governo – e non credo sia l’ipotesi più percorribile – difficilmente sarà un Conte bis.
È stato comunque un modo legittimo per rivendicare le sue posizioni.