di Antonio Padellaro per Il FQ, 5-9-19
È sbagliato tutto ciò che rafforza Matteo Salvini, è giusto tutto ciò che lo indebolisce. Potrebbe essere un buon criterio per valutare le future mosse del governo (che abbiamo chiamato dei Malavoglia per ragioni intuibili) non trovandone di più convincenti.
Il ricorso a Salvini come unità di misura si è infatti reso necessario stante l’assoluta difformità di giudizio che questo diario ha riscontrato nella lettura dei giornali, fonte come è noto di imparzialità e saggezza.
PER ESEMPIO, Roberto Gualtieri all’Economia è “il dem esperto d’Europa” (Corriere della Sera), oppure “il comunista che ci ha ammanettato col fiscal compact” (La Verità)?
E Vincenzo Spadafora allo Sport è “l’uomo che sfidò il sessismo leghista” (Repubblica), oppure “il balduccino che amava il capo della cricca” (La Verità)?
Per non dire di Roberto Speranza: è “un nome giusto per la Sanità” (Repubblica), oppure “fa ribrezzo come tutto lo zoo di Conte” (Libero)? Perciò, in preda a totale smarrimento (e a tristi riflessioni sulla credibilità della stampa italiana) abbiamo allora pensato al Capitan Fracassa disarmato come a una bussola a cui attenerci, e per diversi motivi.
Un senso di umanità, innanzitutto, da parte di chi come noi è sempre stato dalla parte dei perdenti. Dopo tante smargiassate vederlo andare per funghi e ammettere con le orecchie basse: “In questo momento perdo uno a zero”, ci conferma nell’idea che egli in fondo non è poi così cattivo, ma che sono i suoi elettori a volerlo con la bava alla bocca.
Poi, con un superministro che un giorno d’agosto decise di mandare a puttane il governo dove spadroneggiava, di costringere alla disoccupazione una pletora di fedeli ministri e sottosegretari, e di spararsi sui piedi (e forse un tantinello più su) no, non è giusto infierire.
ATTENZIONE, però, che pur malconcio, il nostro resta pur sempre il capo di un partito che prima del fattaccio veleggiava verso il 38-40%. Concordiamo perciò con chi sostiene (Ilvo Diamanti) che una fase di opposizione potrebbe rigenerare Salvini, non più appeso ai vincoli europei e di bilancio (oltre che all’obbligo di farsi vedere ogni tanto al Viminale).
Ma potrebbe anche sgonfiarlo del tutto una volta allontanato dal potere. C’è un’incognita: che gli eventuali errori del Conte Due gli riaprano l’autostrada della rivincita verso Palazzo Chigi. Una prospettiva che temiamo fortemente, non certo perché consideriamo l’uomo del mojito il male assoluto ma semplicemente perché lo riteniamo inadatto a governare persino una spiaggia.
PERCIÒ c ’interroghiamo preoccupati su alcune inevitabili scadenze. Che succederà di diverso dal recente passato quando la prossima nave dei disperati chiederà di attraccare a Lampedusa?
E quando si riproporrà la ripresa dei lavori sul Tav Torino-Lione in forza della decisione adottata dal Conte Uno, come si comporteranno i grillini di lotta e di governo ? E dove si troveranno i tanti denari che mancano ai nostri conti sgarrupati? E il dossier Autostrade?
Ma soprattutto, quali sono le reali intenzioni di Matteo Renzi?
Per quanto tempo resisterà alla tentazione di minare le fondamenta del governo giallo-rosso ricoprendo di macerie Zingaretti e Di Maio? Mentre c’interroghiamo pensosi sui destini del Paese, un’immagine si fa ossessiva.
Quella di un Salvini seduto sulla riva del fiume con un grosso contenitore di popcorn (o se preferite di Nutella). Che attende fiducioso.