di Antonio Padellaro per Il FQ, 9-10-19
L’ultima è questa: Matteo Renzi che vuole fare fuori Giuseppe Conte per sostituirlo con Luigi Di Maio mantenendo però la maggioranza M5S-Pd.
Lo ha detto il solitamente bene informato Paolo Mieli, lunedì sera a “Otto e mezzo”, ma ieri l’indiscrezione era pure sulla prima pagina del Fogli o con questo titolo: “Perché Renzi triangola con Di Maio per togliere il M5S dalle mani di Conte”.
Sorge di getto la domanda: ma perché mai qualcuno dovrebbe pensare a sfasciare un governo appena nato, per grazia ricevuta dopo l’autogol di Matteo Salvini, per poter mettere in piedi un nuovo governo con un altro premier ma con la stessa maggioranza?
UN’IDEA apparentemente insensata se non tenessimo conto che colui a cui essa viene attribuita si chiama Renzi, un tipo assetato di visibilità di suo e adesso pure per il partitino Italia Viva.
Visibilità: per carità niente di nuovo sotto il cielo del potere, ci spiega la storica Eva Cantarella ricordando il bisogno smodato di apparire di un Gaio Giulio Cesare (che, si sospetta, invadesse le Gallie per poi poterci scrivere un libro, anzi otto).
Il problema nasce quando non ci sono guerre da dichiarare e neppure governi da dimissionare da una spiaggia romagnola. Senza contare le vendite dei giornali e gli ascolti dei talk ritornati ai precedenti numeri non brillantissimi, dopo l’ubriacante estate del mojito.
Alla ricerca dell’a udience perduta non è che manchino le notizie. I morti in mare? Troppa tristezza e poi il becerume contro i migranti tira di meno tanto che perfino la consueta vergogna salviniana (“vittime del buonismo”) cade nel vuoto.
Conte e l’intrigo dei servizi segreti?
Troppo complicato da spiegare. Il taglio dei parlamentari?
Se assieme ai 5 Stelle lo votano tutti, per non incorrere nel reato di casta e connesse ragioni elettorali (le imminenti elezioni umbre), dov’è lo scontro? La manovra economica? Uffa.
Si raschia il barile con la polemicuzza sull’analogia tra Leopolda e Papeete (copy il pidino Andrea Orlando), buona tuttalpiù per un basso pagina.
No, per la fabbrica della panna montata occorre qualcosa di molto più tosto. In un film americano del 1997, “Sesso e Potere”, per distogliere l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale che coinvolge la Casa Bianca si organizza con successo degli ascolti una finta guerra degli Usa contro la piccola Albania.
Qui da noi, più modestamente, per guadagnare mezzo punto di share si ipotizzano cervellotici golpe di palazzo per togliere di mezzo un premier, quel Conte in cima ai sondaggi della popolarità. Renzi è quello che è ma un processo alle (cattive) intenzioni non lo merita ancora.
Colpisce invece l’assoluta spensieratezza con cui si accendono riflettori su possibili scenari complottardi. Ma non c’era l’Iva da sterilizzare? E il cuneo fiscale da ridurre? E l’azzeramento delle rette degli asili nido per le famiglie a basso reddito?
Se poi osi parlare di bene comune o di interesse del paese, quasi ti ridono in faccia.
MA POI SIAMO così convinti che le persone normali (non certo gli spin doctor) non chiedano altro che continuare a sopravvivere sull’otto volante dell’instabilità permanente, delle crisi (o quasi crisi) inspiegabili, delle sbronze da ipertrofia dell’ego?
Sicuri che negli uffici, nei bar o sul metrò gli interrogativi su cosa diavolo dirà Renzi alla Leopolda siano avidamente sviscerati?
E se alla fine avesse ragione il placido Nicola Zingaretti con i suoi toni impercettibili, il suo eloquio da latte alle ginocchia che zitto zitto pratica il massaggio cardiaco al Pd e incrementa le tessere? Per dirla (al contrario) con Pietro Nenni: piazze (televisive) vuote, urne piene?