di Antonio Padellaro per Il FQ, 7-8-19
Sarà pure sommamente esecrabile il Matteo Salvini del Papeete Beach, ma quanto a panze esibite sul bagnasciuga dove li mettiamo allora i consistenti girovita di Romano Prodi, Beppe Grillo, Antonio Di Pietro (o per difetto, l’impressionante intelaiatura marina di Piero Fassino)?
Ok, l’inno di Mameli con le cubiste leopardate non s’era mai visto e sentito ma quanto a patriottismo era forse meglio l’Umberto Bossi che col tricolore ci si puliva le parti basse? Pessimo l’atteggiamento del ministro dell’Interno verso i giornalisti non proni, ma non si faccia finta di non ricordare che qui da noi la gloriosa tradizione dei leader arroganti, e irrispettosi della libera informazione va da Bettino Craxi a Matteo Renzi, con rare eccezioni.
Questo per dire che se il Pd pensa davvero di risolvere la questione del proprio declino, e dell’altrui successo, aggrappandosi a un’improbabile questione di buone maniere andrà a sbattere una volta di più.
PRIMO, perché sono argomenti frusti e di nessuna consistenza politica. L’avversione di chi già di suo detesta Salvini non ha bisogno di ulteriori conferme. E chi lo ama vedrà in ogni polemica contro l’eroico Capitano esclusivamente il malanimo degli avversari.
Secondo, perché l’indignazione della sinistra si riproduce per partenogenesi all’interno di uno stesso mondo esclusivo (partiti, giornali, intellettuali): e infatti Silvio Berlusconi ce lo siamo tenuto vent’anni.
Per non parlare degli assist involontari serviti al nemico da una cultura del piagnisteo o tempora o mores.
Uno fra tutti, l’esclusione della biografia di Salvini dal Salone del libro di Torino, capace di fare di un testo insignificante un best seller.
Trasformare i problemi politici in questioni morali (o di costume, o di bon ton) è del resto il difetto universale dei dem, a cominciare da quelli americani.
A partire dalla questione immigrazione clandestina vissuta dagli avversari di Donald Trump proprio come il presidente degli Stati Uniti auspica. Adottando cioè spesso una linea radicale o ostile a ogni forma di controllo e restrizione del fenomeno.
In un articolo sul Tablet Magazine (ripreso dal Foglio), Zach Goldberg osserva come, “negli ultimi vent’anni, le mitologie morali dei liberal si sono allontanate sempre di più dalla realtà politica”.
Egli cita il dem Domingo Garcia, uno dei leader ispanici più influenti che ha detto “di non essere d’ac – cordo con i democratici quando dicono che bisogna fornire l’as sistenza sanitaria agli immigrati clandestini mentre molti americani non hanno accesso a questi servizi”.
Anche l’ex consigliera di Obama, Cecilia Munoz teme che la decriminalizzazione degli attraversamenti al confine rischi di alimentare “la propaganda di Trump secondo cui i democratici sono a favore dei confini aperti”, e questo “rende più difficile per l’opposizione combattere l’appeal populista del presidente”.
Evidenti le analogie con la propaganda salviniana che entra come un coltello nel burro nelle contraddizioni del centrosinistra, incapace di proporre una linea alternativa ai raus del vicepremier leghista.
Conclude Goldberg: “Quando un problema pratico viene trasformato in una questione morale, le tesi razionali perdono la propria forza”. E, aggiungiamo noi, costringono l’opposizione in una gabbia ideologica: quella secondo la quale Salvini è sempre il male anche se non si capisce mai dove sia il bene.
PRENDIAMO il decreto sicurezza bis, approvato lunedì scorso, le cui norme che di fatto impediscono i salvataggi in mare, con multe milionarie, sequestro dell’imbarcazione e arresto del capitano, sono oltre che disumane probabilmente anticostituzionali. La stessa legge contiene tuttavia misure a favore della polizia e contro il tifo e le manifestazioni violente, non lontane da analoghe proposte presentate dal Pd. Ma discuterne non si può perché la “morale”lo impedisce e la politica è andata in vacanza. Lo ripetiamo: con una opposizione siffatta, Salvini può continuare a ballare tranquillo e felice al Papeete Beach.