di Antonio Padellaro per Il FQ, 13-03-20
Cosa accade quando un premier, prima ampiamente sottovalutato, dopo, in conseguenza di un virus devastante, viene ampiamente valutato (e forse anche rivalutato) dall’Italia intera? La prima reazione, tutta politica, è condensata nelle dichiarazioni di Giorgia Meloni, secondo la quale, vista “la modesta estensione del decreto di due giorni fa, forse non c’era bisogno di andare in televisione ad annunciare novità epocali”.
Un’altra reazione, che definirei più di fastidio epidermico, è quella di Paolo Mieli che, l’altra sera a Otto e mezzo, ha molto criticato “il gioco delle anticipazioni” per cui “è la terza o quarta volta che l’annuncio alla sera del presidente del Consiglio è preceduto da anticipazioni che danno la rava e la fava dell’annuncio”.
Poi, quando ha concluso che “c’è qualcosa di torbido”, frase piuttosto impegnativa considerato il momento, Marco Travaglio ha reagito con un comprensibile: “Ma Paolo cosa dici?”. In fondo, il giudizio di Meloni e quello di Mieli sono le facce della medaglia con l’effigie di Conte.
La leader di FdI, che fino a una quindicina di giorni fa considerava (con Matteo Salvini) il premier un re travicello destinato presto ad affondare con il suo macilento governo, oggi deve mostrare, e ci mancherebbe altro, il volto responsabile dell’opposizione. Non le sfugge affatto il fortissimo impatto mediatico che la figura dell’avversario ottiene con i suoi annunci serali alla Nazione, ma può farci poco.
Quanto a Mieli ho l’impressione che la figura istituzionale di Conte lo abbia sempre convinto poco. Che lo consideri (ma posso sbagliarmi) una sorta di parvenu circondato da dilettanti allo sbaraglio, baciato dalla sorte e adesso perfino dall’emergenza.
La qualcosa può anche innervosire.