di Antonio Padellaro per Il FQ, 25-9-19
Il patto europeo sui migranti? Bah, chissà se poi funziona, ci credo poco. L’accorato appello sul clima di Greta all’Onu? Ma dai, tra una settimana non ne parla più nessuno. Tassare gli zuccheri per raggranellare qualche soldo e abbassare la glicemia?
Figuriamoci, una merendina in più o in meno cosa cambia? Nello Scettico blues (italianizzato “blu”dal fascismo) di Ettore Petrolini, un tipo in frac e smorfia amara va “senza lusinghe pel mondo ramingo” da quando “il suo primo amor gli sconvolse la viiita”.
“Cosa m’importa se il mondo mi rese glacial, se di ogni cosa nel fondo non trovo che il mal”, canta pure lo Scettico rouge dei nostri giorni, imbronciato cronico perché lui è così talmente di sinistra, laico, democratico, antifascista e antirazzista che, per nulla convinto dal governo giallorosso, mette in guardia “chi si illude d’amor e d’inganno non sa che c’è il fango quaggiù in funzion di virtù”.
Nei tremendi quattordici mesi appena trascorsi, lo Scettico sbarrava porte e finestre temendo l’arrivo delle squadracce del camerata Matteo Salvini, e stipava la dispensa di derrate e generi di prima necessità accingendosi a una lunga, perigliosa resistenza. Poi, inopinatamente dileguatesi le camicie nere, giunge l’alba del nuovo giorno, ma lui “guarda e sogghigna giocondo non si lascia ingannar ”.
All’occhio scettico dello Scettico rouge non sfugge infatti la natura ambigua, trasformista, voltagabbana del premier che pure prese a ceffoni il ducetto verde in pieno Senato.
Eh no, troppo facile dopo che nei hai sottoscritte le porcate, bofonchia disincantato il nostro evidentemente forgiato nella fucina del ferro e del fuoco.
QUANDO LO SCETTICO, indefettibile e immarcescibile presenzia nei talk si distingue per lo sguardo glaciale e il canepino zeppo di rimostranze.
Di Maio? Ma come, un ministro degli Esteri che non mastica le lingue? Gualtieri? Ma come un ministro dell’Economia che di mestiere fa lo storico?
Nella sua marmorea fissità intellettuale, lo Scettico emette sentenze senza appello (in genere preda di malumori esistenziali o digestivi). Il suo pensiero, crepuscolare tendente all’oscurità, lamenta sempre e comunque l’assenza di sinistra (di cui si ritiene tra i pochi depositari, insieme al Cipputi di Altan).
Egli si proietta anelante verso l’inevitabile apocalisse, ovvero il ritorno trionfale di Salvini sui colli fatali di Roma. Nella sua insofferenza verso quella che considera una finta liberazione (e forse anche un tradimento) lo Scettico rouge si trova sovente a convenire con le tesi del nemico (sempre da sinistra, naturalmente).
E dunque, i naufraghi salvati dalle navi della Marina Militare non sono più quei poveri disgraziati che il malvagio Capitano lasciava cuocere dal solleone, bensì un preoccupante segnale di buonismo che potrebbe tornare comodo al malvagio Capitano.
E se il ministro dell’Istruzione chiede ai presidi di chiudere un occhio con gli studenti che intendono partecipare alla marcia sul clima, lo Scettico si duole del lassismo che imperversa nella scuola pubblica. In realtà, lo Scettico rouge tutto d’un pezzo si spezza ma non si spiega.
Non sa quello che vuole basta che non lo vogliano gli altri. Aborre ogni tipo di badoglismo.
E in cuor suo non vede l’ora di tornare a imbracciare (metaforicamente) il fucile contro l’oppressore, e di salire (metaforicamente) in montagna cantando “passano le gioie e dolor, sento il soffio del ben, sento il soffio del mal, la nequizia e il candor”.