di ANTONIO PADELLARO per Il FQ, 14-8-19
T aglio dei parlamentari o meno, diventa sempre più nera la crisi al buio in cui Matteo Salvini ha precipitato l’Italia. Da lui ribadito (il buio della crisi), ieri, nello sgangherato intervento al Senato, in un clima di gazzarra specchio fedele della situazione.
Perché allo smarrimento delle forze politiche che non sanno bene come uscirne (Lega compresa), si aggiunge lo sconcerto delle tante persone che si sentono catapultate in un futuro ignoto e che non riescono a raccapezzarsi.
Nelle prossime ore, nei prossimi giorni, sarà l’attualità a misurare la temperatura del paese, sotto il sole di Ferragosto ma già con la testa ai problemi di settembre.
GENOVA MA NON SOLO. Oggi, alla commemorazione del crollo del ponte Morandi, l’accoglienza che sarà riservata al presidente Sergio Mattarella, e in particolare come la folla reagirà alla presenza di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, saranno segnali indicativi di un umore collettivo che sembra tendere al peggio.
Le contestazioni, anche forti, che hanno accolto il vicepremier del Carroccio impegnato nella passerella elettorale in Calabria e Sicilia, non vanno sottovalutate. Alle consuete manifestazioni di dissenso della sinistra dei centri sociali, si aggiunge la protesta grillina per il “tradimento” dell’ex alleato. Irritata è anche un’opinione pubblica non di partito che aveva sempre mantenuto alto il consenso del governo gialloverde, e che si sente trattata come massa di manovra, popolo bue. Il 14 agosto di un anno fa, pur nella immane tragedia, il nuovo governo aveva ricevuto gli applausi di chi era stato convinto dalla parola cambiamento. Che oggi, grazie a Capitan mojito, suona come una beffa.
I CONTI CHE NON TORNANO. Con la crisi nera, adesso per evitare l’aumento dell’Iva chi li trova i 23, 1 miliardi per il 2020 ( se non si considera l’ul – teriore rincaro già previsto per il 2021)? Uno scherzetto che dal prossimo primo gennaio costerà ad ogni famiglia italiana circa 541 euro in più all’anno. E l’affondamento del decreto Scuola con 79 mila insegnanti condannati a restare precari?
E la crescita zero?
E lo spread?
Salvini scommette sul voto in autunno, come se con tutti gli adempimenti connessi alla nuova legislatura fosse un gioco da ragazzi per il nuovo governo (ammesso che fosse lui a guidarlo) partorire una legge finanziaria approvata da Bruxelles ed evitare l’es erci zio provvisorio di bilancio. Forse per questo chiede i “pieni poteri”, come il dittatore dello stato libero di Bananas.
NELLE MANI DI UN IMPROVVISATORE. Lo spiega bene Giorgia Meloni al Messaggero quando critica Salvini per avere “sottovalutato i rischi connessi a una crisi aperta l’8 di agosto, all’ultimo momento utile, senza concordare le mosse con nessuno”.
La leader di Fratelli d’Italia muove, da un fronte opposto, le stesse accuse che ritroviamo nelle dichiarazioni di Conte e dei Cinque Stelle. Aprire una crisi, all’improvviso e a Camere chiuse, rappresenta qualcosa di inaudito in un sistema democratico che non è il Papeete Beach con l’Inno di Mameli e le cubiste.
Certe volte si ha l’impressione di un tipo fuori controllo che agisce con atti inconsulti, senza un piano B o C ma per successivi impulsi. Per esempio, l’essere corso da Silvio Berlusconi quando ha capito che si stava formando in Parlamento una maggioranza ostile.
Ma la Repubblica non è uno stabilimento balneare GOVERNI E GOVERNICCHI.
Dopo che si sono tirati addosso i peggiori insulti, apprendere che Pd e Cinque Stelle meditino un assai poco cauto connubio “per il bene del Paese ” fa un po’ sorridere. Non certo per il Paese che a questo punto meriterebbe, almeno dal composito fronte antiSalvini, chiarezza e decenza di com porta menti. Chi propone governi di legislatura tra ex nemici si rende conto che senza garanzie di ferro e contratti da rispettare alla virgola, si rischierebbe di moltiplicare per due o per tre la stessa conflittualità Lega-M5S che ci ha condotti in un vicolo cieco?
Così come appaiono non sufficientemente comprensibili i progetti di governi provvisori e di maggioranze temporanee per spostare a primavera l’orizzonte elettorale. Un modo per prendere tempo ma anche di farsi carico di una pesante legge di bilancio, recessione incombente e rapporto con l’Europa. Ovvero: logoramento garantito e un’a ut ostrada elettorale per il Carroccio. Un suicidio.
BACIARE IL ROSPO? Sul manifesto, Norma Rangeri ricorda il gennaio 1995 quando la formazione del governo Dini, dopo il ribaltone di Bossi contro Berlusconi, sembrò un sacrificio necessario per far sloggiare il Cavaliere da palazzo Chigi.
Infatti, ce lo siamo tenuto vent’anni (e forse non è ancora finita). Le scorciatoie in politica hanno le gambe corte e la migliore tattica contro il salvinismo arrembante resta quella di rendergli la vita difficile spiegando agli italiani, come si appresta a fare Conte, chi è l’uomo che non mantiene i patti, il ministro pro domo sua.
E poi andare alle urne.