Antonio Padellaro per Il FQ, 18-9-19
Cortesemente, dopo la scissione psichiatrica nel Pd, non date retta alle minacce di Matteo Uno contro Matteo Due (“Passerò i prossimi anni a combattere Salvini”), o agli insulti di Matteo Due contro Matteo Uno (“Da Renzi non mi aspetto dignità né onore”). Sono fatti l’uno per l’altro.
POICHÉ DUBITIAMO che entrambi si siano formati sulle teorie di Carl Schmitt (la figura del nemico in politica come esigenza primaria), presumiamo che molto più banalmente la strana coppia avesse impellente bisogno di uno spot, tipo pubblicità comparativa: denigrare il concorrente per meglio promuoversi.
I due Mattei si annusavano ammiccanti già dopo le elezioni del 2018 quando l’ex concorrente de La ruota della Fortuna premeva sull’ex comparsa de Il pranzo è servito per indurlo ad accettare senza indugio il governo con i grillini. Cosicché egli più agevolmente potesse sparargli contro (ingozzandosi di popcorn) e certificare così la propria esistenza in vita.
Favore ricambiato il 20 agosto scorso al Senato, mentre il vicepremier leghista annaspava nella pozzanghera da lui stesso provocata (e sotto i colpi di Giuseppe Conte) ecco che il senatore di Scandicci rievocava una qualche insignificante cortesia dell’altro, nel momento in cui quello ad annaspare era lui.
Anche se nei panni del debitore, Renzi dovrebbe restarci in eterno poiché senza il dissennato Salvini del Papeete Beach starebbe ancora a casuccia a morire di pizzichi. Abbastanza scontato poi accomunarli in ragione della hybris, l’arroganza da cui sono afflitti e con la quale ammorbano il Paese.
La stessa prosopopea nel sentirsi infallibili, la stessa saccente, ridicola gravità nell’infiocchettare di chissà quali valori la solita fame di potere.
Gemelli perfino nell’uso desolante della finta bonomia verso chi li avversa, introdotta dall’ex ministro degli Interni con i famosi “bacioni”, “vi abbraccio tutti”, “molti nemici molto amore” (oddio).
Copiata paro paro dall’ex premier (“a Zingaretti o Orlando o Franceschini mando un abbraccio, restiamo amici se vi va, ma anche se non vi va per noi non sarete mai nemici”).
Fino al plagio supremo: “Ci riconoscerete dal sorriso, non dal rancore” ( almeno ci risparmia i bacetti al rosario).
IL FATTO È CHE DIETRO questa patina finta e melensa di buoni sentimenti si nascondono dei professionisti della distruzione, dei demolitori provetti di ogni progetto di buon governo che confligga con la loro personale cupidigia. Sappiamo di Salvini che si bea ebbro delle folle di Pontida, autoconfinato in una triste opposizione.
Incapace di elaborare una qualsiasi strategia che non sia lo stucchevole ritornello sulla “fame di poltrone” (degli altri s’intende) e la squallida speculazione sulle povere creature di Bibbiano.
Per non essere da meno, il teorico della rottamazione si accanisce contro il proprio partito con una vendetta ritardata che alla fine si riduce a un pugno di parlamentari frastornati.
Giusto per il gusto di tenere sotto ricatto il governo Conte, miracolosamente nato sotto il fuoco della destra più feroce, e che d’ora in avanti dovrà guardarsi dalla combutta Renzi-Salvini (il cui acronimo è appunto: ReSa).
L’augurio è che l’umore degli italiani (che per fortuna non sono soltanto quelli che urlano “ebreo”a Gad Lerner) non sia più tale da tollerare gli azzardati giochini della ditta sfasciacarrozze.
Forse lo spirito del tempo è cambiato. Forse si ha davvero voglia di persone serie.