ALESSANDRO CAMPI: No alla tentazione di rompere, i 5S devono governare di più.
La tentazione più immediata per invertire la rotta nei sondaggi sarebbe quella di staccare la spina al governo, ma per il Movimento sarebbe un errore.
Certo, il suo elettorato è fatto di uno zoccolo duro fedele all’anima barricadera, ma lo scorso marzo i 5Stelle sono stati votati da tantissime persone che hanno chiesto loro di governare, con l’idea che fossero maturi per essere forza di governo e non di opposizione.
Credo che questi elettori non spingano per la fine del governo, ma chiedano al Movimento di fare le cose.
Giuste o sbagliate che siano, le promesse fatte non possono rimanere a metà.
I 5Stelle pagano un difetto di credibilità rispetto alla Lega, perché anche se Salvini di concreto non ha fatto molto, la percezione degli elettori è che il Carroccio sia un partito strutturato, con una consuetudine antica di governo.
Per recuperare terreno su questa credibilità non c’è altra strada che governare di più, tenere il punto su temi come l’acqua pubblica o le concessioni autostradali.
Un esempio per tutti: per giustificare il No al Tav, il Movimento ha citato la necessità di altri interventi più utili, come l’alta velocità Roma-Pescara.
Detta così rimane però una sparata che va bene quando si è all’opposizione, se non la si trasforma in un atto politico vero si trasmette soltanto un’idea di approssimazione.
Giovanni Orsina:Invece al Movimento conviene crisi subito e andare a sinistra.
Il problema dei consensi del Movimento 5 Stelle ruota tutto attorno all’alleanza con Matteo Salvini. Sembra che finora il leader della Lega abbia giocato coi grillini, portandoli sul suo terreno, costringendoli a imitarlo, tanto è vero che Alessandro Di Battista, tornato dal Sudamerica, è stato visto come il controSalvini da schierare per la campagna elettorale europea.
Mi viene da dire che a questo punto ai 5Stelle converrebbe strappare con la Lega e tornare alle elezioni, incassando quel 25-26-27 per cento che secondo me ancora potrebbero ottenere.
Qui poi c’è un altro tema: non sono d’accordo con chi dice che le forze politiche si dividano soltanto tra europeisti e antiestablishment, perché le distinzioni tra destra e sinistra rimangono.
E io sono da sempre convinto che lo spazio del Movimento 5 Stelle, pur essendo ambigui e complessi, sia a sinistra, perché hanno nel dna temi come l’ambientalismo, la difesa del lavoro, il concetto di decrescita, tutte cose da sinistra radicale.
E allora conviene puntare su questi punti , sia nel tentativo di mangiarsi l’elettorato di centrosinistra sia poi per eventuali accordi futuri con altre forze politiche, a differenza di quello che è successo lo scorso anno.
ALESSANDRA GHISLERI: Danno la percezione di essere diventati un’oligarchia chiusa.
I dati sulle elezioni in Abruzzo dicono che il Movimento ha perso circa 185mila voti, ma più che negli altri partiti questi consensi sono confluiti nell’ampio fronte degli astenuti.
I 5 Stelle dovranno quindi pensare a come stimolare di nuovo queste persone che hanno preferito stare a casa.
Dalle nostre interviste risulta che un tema che sta da sempre molto a cuore agli elettori grillini è quello della partecipazione e questo può essere uno spunto utile su cui interrogarsi per recuperare terreno: riaprire una conversazione con gli elettori, coinvolgerli maggiormente nelle scelte.
La percezione dei cittadini è che le decisioni le prendano ormai soltanto in pochi e che il Movimento faccia a meno della base.
Anche nel caso del contratto di governo, votato online dagli iscritti in poche ore, si è trasmesso un messaggio di poca condivisione: non c’è più quella freccia dal basso verso l’alto, dagli elettori ai rappresentanti, quella trasversalità che di certo non può essere mantenuta intatta quando si è al governo ma che comunque non deve venire meno.
Se Di Maio viene percepito come Salvini c’è qualcosa che non va: la Lega è abituata a avere un leader, un punto di riferimento, gli elettori del Movimento 5 Stelle no.