Fin quando ci sono voci come quella di Antonello Caporale, che ho già riportato, e di Pina Fasciani, che riporto ora, son sicuro che si possa sperare in un nuovo inizio per la sinistra italiana, fuori da facili slogan e parteggiamenti di maniera.
Ci sono altre voci che si fanno sentire, che sanno leggere questo difficile momento storico, senza pregiudizi e tifoserie.
Cercherò di darne conto ogni volta.
“38 morti, per ora, tra loro anche tre minori.
Non c’è pace per questo Paese.
Mentre Salvini gioisce per l’accoglienza dei migranti dell’Aquarius tra i Paesi europei, meno che l’Italia, questo Paese muore. Salvini gioisce ma quei migranti sono vittime, come sono vittime gli italiani.
Abbiamo depredato l’Africa, così come deprediamo il nostro Paese. Quanti morti dobbiamo ancora contare per fermare questo orrore ? Quante vittime di guerre, di fame , sete , malattie e quante vittime di alluvioni, frane, terremoti, in questo nostro fragile territorio dove i fiumi si sono cementificati, il suolo super costruito e consumato, anche in luoghi improbabili? Quante ancora prima di ripensare e cambiare radicalmente politiche e priorità?
Tutti abbiamo delle responsabilità, chi più, chi meno. Le ha la Lega e Forza Italia che hanno governato per 20 anni, le ha la Sinistra che ha governato per anni molte regioni, le ha il M5S che si affaccia ora al governo certo, ma con un programma minimale sui vitalizi e propaganda varia.
Da queste tragedie si misura la totale insufficienza di una intera classe dirigente. Non parlo solo della politica, parlo di tutte quelle forze, soggetti, che a vario titolo hanno in mano mezzi potenti per assumere decisioni e dirigere processi.
Questo Paese è vecchio , stanco e malato. Lo è demograficamente, con l’invecchiamento della sua popolazione, lo è nella sua infrastrutturazione civile, ormai obsoleta, lo è nelle sue basi culturali, etiche e morali. Lo è lo Stato esangue e spolpato di funzioni . Lo è nel suo sviluppo approssimativo, nel suo modello occasionale .
Ridefinire le priorità questo è il punto. Per farlo non bisogna scomodare nessuno. Basta contare i morti. Sul lavoro, per alluvioni, per viadotti crollati, per terremoti, per frane, per scuole insicure, per ferrovie inadeguate, per dissesti vari.
I soldi ? Contiamo quelli spesi per riparare i danni di queste tragedie. Sono miliardi e miliardi , qualcuno ha fatto il conto e superano di gran lunga i miliardi occorrenti per mettere in sicurezza il Paese.
Prevenzione, mappe di rischio, manutenzione ordinaria e straordinaria, divieto di costruzione nelle zone a rischio, riqualificazione e messa in sicurezza del già costruito, abbattimento delle opere pericolose, siano ponti, siano case, siano edifici pubblici, siano insediamenti industriali. Modifiche al codice degli appalti, basta con il massimo ribasso, controlli pubblici severi sui lavori in corso.
Non basta avere la Protezione Civile che interviene dopo le tragedie. Serve una altrettanto qualificata Protezione civile che interviene prima delle tragedie.
Mettiamo un punto. Per carità !”