Luciano Odorisio, Politica

Nicola Quatrano, storica “toga rossa” di Napoli: “La sinistra è incapace, non sta capendo nulla, e si riduce a fare il tifo pro o contro”

intervista di Vincenzo Iurillo per il FQ, 30-6-19

È una “toga rossa”in pensione e collabora con l’Osservatorio Internazionale offrendo assistenza legale gratuita ai perseguitati politici e religiosi del Nordafrica. 

Dunque, Nicola Quatrano non può certo essere tacciato di simpatie salviniane o sentimenti sovranisti. 

Eppure l’ex pm della Tangentopoli partenopea degli anni ’90, non le manda a dire a Carola Rackete, a Sea Watch e a una sinistra che “non capisce niente di quel che sta accadendo e si riduce a fare il tifo pro o contro il personaggio del momento”. 

Hanno fatto bene ad arrestare la capitana? 

In flagranza di reato, l’arresto ci può stare. Dubito che possano ravvisarsi esigenze cautelari che ne consentano la prosecuzione, ma non mi pare che Carola Rackete sia un’eroina.

Pd e sinistra l’hanno difesa, fino a salire sulla Sea Watch. 

Da uomo di sinistra dico che è sconfortante l’incapacità della sinistra di proporre un ragionamento sensato sui temi della gestione dei flussi migratori, limitandosi a fare il tifo da stadio pro la capitana e contro Salvini, sulla pelle dei poveri 42 profughi. 

Perché la capitana Rackete non è un’eroina? 

Premessa: le Ong nella maggior parte dei casi sono organizzazioni che ricevono finanziamenti dai governi. Non è il caso della Sea Watch, della quale mi sono andato a leggere i bilanci. 

Però tutte le Ong hanno una loro agenda politica ben precisa e la capitana Rackete, in nome della sua Ong, ha deciso come una bulla di imporre l’agenda politica della sua Ong: costringere l’Italia ad accogliere i 42 profughi. 

Altrimenti non si spiega perché, pur sapendo che il porto di Lampedusa sarebbe stato chiuso per chissà quanto tempo, non si è diretta a Tunisi, in Grecia, in Turchia o in Israele. Nossignore: ha girato intorno all’isola per 14 giorni fino a quando gli eventi in qualche modo non l’avrebbero costretta a entrare in Italia. E anche questo è un reato. 

Quale? 

Dal punto di vista penalistico, si chiama violenza privata. È il reato che si commette quando si costringe qualcuno a fare qualcosa che non vuole fare. E secondo me dovrebbe rispondere anche di questo davanti al giudice.

Come giudica l’operato del ministro Salvini? Anche lui si è mosso come un bullo, il capo ultrà di una curva. 

Al ricatto della capitana ha reagito animando un braccio di ferro, senza capire che un vero statista, come lui pretende di essere e non è, non gioca sulla pelle di 42 profughi e che ci sono ricatti ai quali bisogna cedere, quelli che riguardano la vita delle persone. Un comportamento irresponsabile. 

Come invece giudica il comportamento della sinistra? 

Non ha capito niente. Se bisogna accettare i ricatti quando in ballo ci sono vite umane, bisogna però chiamare le cose col loro nome. E un ricatto va chiamato ricatto. 

La sinistra ha sbagliato nell’ergere a ruolo di eroina una ragazza che ha compiuto un ricatto, compatibile con la mission della sua Ong e basta: prendere i profughi e portarli in Italia, e solo in Italia. Lo hanno deciso loro, quelli della Sea Watch, e basta. Contribuendo anche loro a mettere a repentaglio la vita dei 42 profughi. 

Nessuno ne esce bene. 

Tranne per fortuna i 42 profughi, finalmente al sicuro. 

Politicamente chi ne esce meno peggio? 

Temo che questa vicenda abbia fatto guadagnare a Salvini molti punti percentuali in più nei consensi. 

E perché vanno peggio i tifosi della capitana? 

Perché la risposta ai temi complessi della gestione dei flussi migratori non può essere l’accoglienza tout court e basta. Nessun Paese al mondo può dire “venite tutti qui”, per la semplice ragione che non è possibile. 

Bisogna riaprire una vertenza con l’Ue, ridiscutere la redistribuzione dei migranti, e una trattativa seria non si può aprire attraverso ricatti e ricattini, forzando i blocchi tra gli applausi dei parlamentari Pd.”

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