“L‘operazione mediatica di Orfini e Delrio a bordo della Sea Watch può far pensare che il Pd sia unito nella battaglia contro Salvini e a fianco della capitana Carola Rakete.
Ma non è così.
In realtà sul caso Sea Watch è riemersa la spaccatura tra la «linea dura» alla Minniti e l’ ala sinistra (i cosiddetti Giovani Turchi) guidata per l’ appunto dal naufrago lampedusano Matteo Orfini, più varie componenti che hanno sempre combattuto le direttive dell’ ex ministro dell’ Interno piddino per regolamentare le Ong e delegare il controllo delle partenze alla guardia costiera libica.
La frattura dentro il Pd è rimasta intatta e si vede.
Specie tra chi ha avuto incarichi di governo diventa difficile difendere il comportamento fuorilegge della Ong tedesca.
L’ ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, che ricopre anche il ruolo di responsabile Politiche per la sicurezza nella segreteria nazionale Pd, pur criticando (ovviamente) l’ azione del ministro leghista, non solidarizza affatto con la volontaria tedesca nuova beniamina della sinistra italiana ma al contrario:
«…con la Guardia di finanza e l’ equipaggio della motovedetta speronata dalla nave Sea Watch. Hanno dovuto fronteggiare una situazione di altissima difficoltà e pericolosa. Noi siamo a fianco dei nostri operatori che assolvono quotidianamente al proprio dovere con professionalità e umanità».
Toni e concetti molto lontani da quelli di Orfini, Delrio e soci.
Anche ad un padre nobile del Pd come Romano Prodi riesce difficile giustificare in toto l’ iniziativa dei parlamentari Pd.
Quando l’ Annunziata su RaiTre gli chiede se hanno fatto bene ad andare a bordo, la risposta è evasiva: «Dipende da cosa gli hanno detto».
Prodi alla fine si rifugia in una posizione di compromesso, né con Salvini ma neppure con la capitana fuorilegge: «La legge va rispettata» dice, «ma fianco di questa ci deve essere umanità e comprensione e così si risolvono i problemi».
Minniti è sotto attacco della sinistra Pd anche in questi giorni.
Proprio Orfini ha detto che gli accordi con la Libia, siglati appunto dal governo Pd nel 2017, «vanno cancellati, la Libia è un paese in guerra e rimandarci chi dalla guerra scappa è illegale. Oltre che disumano».
Sempre Orfini disse che la linea Minniti contro le Ong «ha favorito la destra».
L’ ex ministro Pd infatti inquadra la vicenda Sea Watch con toni molto diversi da quelli drammatici dei piddini saliti a bordo: «in Italia non c’ è nessuna emergenza, l’ arrivo di 42 migranti si risolve in cinque minuti» ha spiegato Minniti, che fa capire come le ong siano parte del problema, infatti «noi avevamo redatto un codice di condotta delle Ong che è stato firmato anche dalla Sea Watch, dimostrando che era possibile governare i flussi migratori senza restringere gli spazi delle Ong e senza far venire meno né il ruolo della Ue né – aggiunge – il protagonismo prestigioso della Guardia costiera italiana». Insomma quanto di più lontano dalla sceneggiata dei parlamentari Pd.
Su cui interviene, con il suo abituale linguaggio diretto, il governatore pd della Campania, Vincenzo De Luca. «Chi viola le leggi e pretende di entrare contro legge nei nostri confini, deve essere arrestato, non c’ è niente da fare. Il fatto che i parlamentari del Pd non abbiano colto questo aspetto del problema è un altro atto di ottusità politica» spiega De Luca. Nella guerra interna al Pd si aggiunge anche il virologo Burioni, a cui Renzi offrì la candidatura senza successo.
Scrive lo scienziato di area Pd: «Tutti i tweet contro Salvini e a favore della capitana hanno politicamente la stessa efficacia che ha urlare davanti alla Tv arbitro cornuto durante una partita di calcio».
A proposito dei renziani, per completare il quadro. Si registra il loro strano silenzio sulla questione Sea Watch.
Renzi non twitta, mentre l’ ultimo post della Boschi è sulla nazionale femminile di calcio. Il rischio di portare acqua al mulino di Orfini e soci è troppo alto, meglio astenersi.”
Paolo Bracalini per Il Giornale