di Wanda Marra per Il FQ, 24-04-19
“Da qualche tempo siamo su un piano inclinato che ci conduce verso una direzione già scritta: il rischio di una futura alleanza con il M5S ”.
Luciano Nobili, pasdaran renziano, deputato dem della mozione Giachetti-Ascani consegna a un post Facebook, il sospetto numero uno di quel che resta nel Pd del fu Rottamatore.
IN REALTÀ, il “piano inclinato” si infrange contro la volontà dei vertici del Nazareno.
Contrario a un accordo con i Cinque Stelle è soprattutto il presidente del partito, Paolo Gentiloni.
Mentre il segretario, Nicola Zingaretti, ha detto più volte pubblicamente che dopo i gialloverdi ci sono le elezioni.
Anche se continua a dire che “in Italia non c’è più un governo”.
Prima e dopo la sua elezione alla guida dei Dem, ha avuto svariate interlocuzioni con Sergio Mattarella e con i suoi consiglieri.
E dopo le primarie, l’8 marzo, è anche stato ricevuto al Quirinale.
Il messaggio che ha fatto arrivare al presidente della Repubblica è stato che il Pd non ha intenzione di appoggiare alcun governo.
Non fosse altro che perché non ne ha la forza: a Palazzo Madama, il partito conta 52 senatori, tra i quali alcuni ancora fedelissimi di Renzi.
L’ipotesi che circola di più nei palazzi della politica vuole che in caso di caduta del governo gialloverde, magari dopo le elezioni europee, Mattarella sarebbe pronto a sciogliere le Camere.
Ma non prima dell’approvazione della manovra, che a questo punto toccherebbe a un governo tecnico.
Zingaretti ha fatto sapere al Colle anche che non voterebbe da solo un esecutivo tecnico.
E infatti, allo studio ci sono una serie di ipotesi economiche per salvaguardare almeno in parte Reddito di cittadinanza e Quota 100.
NEL FRATTEMPO, però, c’è anche chi spinge nel Pd per verificare ancora se c’è una possibilità di un asse con il Movimento.
Prima di tutto, Goffredo Bettini, che, essendo stato il primo artefice della vittoria di Zingaretti, non è personaggio secondario.
E poi, Dario Franceschini, che era stato quello che aveva provato per primo a verificare questa possibilità dopo il 4 marzo.
Va detto che se mai si verificasse uno scenario come questo, la prima conseguenza sarebbe l’uscita della minoranza.
Renzi è sottotraccia ormai da settimane.
Ma un asse con i cinquestelle è il casus belli che potrebbe portarlo a fare quel partito, di cui tanto si è parlato e che resta sempre il piano di riserva.”