di Stefano Montefiori per Il Corriere della Sera
Negin Ahm è nata a Teheran 29 anni fa, figlia di un ingegnere e di un’ insegnante di yoga che non amavano il regime dei mullah. Cresciuta senza educazione religiosa, più vicina all’ Occidente che ai principi della Repubblica islamica, in Iran e poi in Turchia faceva la fotografa e la modella. Oggi, a Parigi, è in attesa dello status di rifugiata, dopo avere passato le notti d’ inverno tra la strada, i divani dei conoscenti e un parcheggio.
«In Iran è possibile posare per foto di moda ma bisogna fare molta attenzione, e io non sono stata prudente. Non mi piaceva farmi dettare le regola dai guardiani della virtù e mi sono spinta troppo in là». In Iran Negin, in arte Negzzia, è conosciuta e molto seguita nei social media, con quasi 120 mila follower su Instagram. Era inevitabile che la sua ribellione suscitasse le attenzioni del regime, in un Paese dove le donne non hanno il diritto di andare per strada a capo scoperto.
Appena prima dell’intervento della polizia, della prigione e delle frustate promesse dalla legge islamica, Negzzia è riuscita a scappare a Istanbul, dove ha ricominciato a posare per alcuni fotografi. Al Parisien la ragazza racconta di un clima che nella Turchia teoricamente laica non è molto migliore, per una donna che ama mostrare i tatuaggi sulla schiena più che il burkini. Tanto vale inseguire il sogno fino in fondo, e cercare fortuna a Parigi.
«Quando sono arrivata non conoscevo nessuno, sono andata a vedere una sfilata grazie a un uomo della sicurezza che mi ha lasciata entrare. Ho sentito che quella era la mia vita e che avrei dovuto cercare a tutti i costi di rimanere qui».
Negzzia ha fatto a Nanterre tutta la trafila burocratica per restare legalmente in Francia, e il 13 novembre 2018 la sua domanda è stata registrata dall’ Ofpra (Office français de protection des réfugiés et apatrides).
Seguono le vicende purtroppo prevedibili: ricatti, promesse di contratti in cambio di prestazioni sessuali, e le offerte di lavoro come escort, che Negzzia rifiuta.
«Non sono venuta a Parigi per diventare una prostituta», dice. «La prima notte in cui ho dormito per strada avevo paura, è stata un’ esperienza molto dura. La seconda notte è andata meglio perché ero carica, mi sono fatta tutto il discorso sulla forza di volontà, “ce la puoi fare” mi ripetevo, mi sentivo un’ eroina.
La terza notte è stata la peggiore: avevo la schiena a pezzi e ho capito che davvero non sarebbe stato facile». Negzzia racconta dei profittatori, ma anche della solidarietà ricevuta dai senza tetto che conoscono la vita di strada da anni, e che le hanno consigliato qualche trucco per sopravvivere.
La modella iraniana vive una vita sul filo, né integrata con una casa e un lavoro né completamente e definitivamente marginale. Continua a posare per qualche foto e ad aggiornare Instagram, approfitta di qualche notte a casa di conoscenti per lavarsi e riposarsi, usa i tavolini dei bar riscaldati per sfuggire al freddo almeno di giorno e per il wifi, infine si rifugia in un parcheggio, che rispetto alla strada rappresenta un lusso.
In quanto richiedente asilo Negzzia ha diritto a un’ indennità di 6,80 euro al giorno, e ne spende metà per l’ abbonamento a una palestra.
«Non posso rinunciare ad allenarmi, sono dimagrita ma se perdo la forma fisica non ho più speranze».
L’ obiettivo è resistere, fino a quando la domanda di asilo verrà accolta, i documenti saranno in regola e Negzzia potrà lavorare come modella anche a Parigi.