di Giuseppe Petrobelli per Il FQ, 13-11-19
L’acqua va su, e il Mose resta giù. Nei giorni della grande paura per l’acqua alta a Venezia è facile fare ironia su un’opera che è come una chimera. Basti pensare che risale al 2003 l’apertura dei cantieri per realizzare le dighe mobili contro le maree che periodicamente allagano il centro storico e le isole.
Da allora sono trascorsi 16 anni. In mezzo, come uno spartiacque biblico, c’è stato lo scandalo che ha portato in carcere l’ideatore dell’opera, l’ingegnere Giovanni Mazzacurati, nel frattempo deceduto.
Ma le paratoie del Mose, attaccate ai cassoni di cemento, sono ancora, e irrimediabilmente, sotto acqua.
E PENSARE che era stata scelta una data simbolica, il 4 novembre scorso, per provare ad alzare tutte le 19 paratoie mobili alla bocca di porto di Malamocco.
Infatti, l’Aqua Granda, la più alta marea che ha sommerso Venezia in tempi moderni, risale al 4 novembre 1966. La laguna si gonfiò, con la complicità dello scirocco fino a raggiungere l’eccezionale livello di 194 centimetri sopra il medio mare. Fu una catastrofe.
E quel giorno cominciò a nascere l’idea che fosse necessario impedire che Venezia diventasse una novella Atlantide. Il Mose entra in funzione a 110 centimetri di marea, costituisce una difesa fino a tre metri e viene considerato capace di contrastare un innalzamento del mare di 60 centimetri nei prossimi 100 anni.
Ma il 4 novembre la prova non si è fatta. In precedenza erano state alzate le paratie di Lido Treporti (21 barriere), Lido San Nicolò (20 barriere) e Chioggia (18 barriere).
Pochi giorni prima del momento fatidico si è fermato tutto. Perchè alcuni tubi che immettono aria e acqua per consentire l’innalzamento e l’abbassamento dei portelloni, hanno manifestato vibrazioni anomale. E quindi, “in via precauzionale” si è preferito ordinare controlli prima di procedere.
Le paratie stanno dando problemi da qualche anno, nonostante il Mose non sia ancora entrato in funzione. Ad esempio sono risultate inceppate dalla sabbia che si deposita sui fondali.
Per non parlare delle cerniere in acciaio, l’elemento più delicato del sistema: stanno arrugginendo. La loro durata di vita, pensata per resistere un secolo, si è drasticamente ridotta, l’acqua marina è implacabile.
E COSÌ il Mose è ancora lì, alta tecnologia inerte in fondo alla laguna.
Se si domandasse a un veneziano quando il Mose entrerà in funzione, non ve lo saprebbe dire. È frastornato dalle promesse mancate. Gli stessi addetti ai lavori sono costretti ad aggiornare continuamente il crono-programma. Probabilmente le paratoie saranno ultimate l’an no prossimo.
Poi comincerà il periodo di collaudo che durerà un anno.
Sempre con l’incubo delle cerniere arrugginite che hanno richiesto un bando di gara per trovare ditte in grado di risolvere il problema dei materiali, contemplando l’eventualità di rifarle.
Una data possibile del fine-lavori è la fine del 2021.
Una data probabile il 2022. Intanto, il prezzo che era stato “chiuso” nel 2005 a 5 miliardi 493 miloni di euro, viaggia verso i sei miliardi.
Sullo sfondo rimane la grande domanda: il Mose funzionerà mai davvero?”