Stralcio di un’intervista a Max Bugani a cura di Luca De Carolis, Il FQ, 19-6-19
“(…) Max Bugani, socio dell’associazione Rousseau, amico di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, vicecapo della segreteria di Di Maio a Palazzo Chigi, lo dice dritto: “Di Battista è il nostro numero nove, l’attaccante. E ci serve per fare gol”.
Le sue critiche nel libro Politicamente scorretto hanno dato fastidio a moltissimi di voi. Di Battista parla di un M5S che “ha avuto paura di prendere posizioni scomode” e di “burocrati rinchiusi nei ministeri”. Condivide?
Ha usato parole molto dure, ma Alessandro è una voce importante del M5S. Nel momento in cui dice certe cose dà sfogo a quello che pensano tantissimi elettori e iscritti che aspettavano quelle parole, e che finora erano stati un po’ in apnea.
C’è malessere nei suoi confronti. Temono voglia togliere il posto a Di Maio.
Non ha mai pensato di sostituire Luigi. Chi lo dice non conosce Alessandro. Che ruolo dovrebbe avere Di Battista? Questo si può vedere, in base alla situazione. Ma di certo ci serve.
Di Maio gli ha risposto a muso duro: “Se Alessandro torna a lavorare per il M5S siamo felici, è più utile chi lavora che gli opinionisti”.
Sono due persone di spessore, con caratteri forti. Ma non sono alternativi, sono complementari.
Di Maio deve restare al suo posto nonostante il 17 per cento?
Assolutamente sì.
Però qualcosa, anzi molto, avrà sbagliato, no?
Il problema principale è che noi dopo tanti di opposizione ci siamo ritrovati al governo. E questa è necessariamente una fase di trapasso. Anche per Berlinguer sarebbe stato difficile far capire ai suoi elettori un’alleanza con la Dc.
Ci saranno altre cause.
Per dieci anni c’è stata un’onda anti-casta che noi abbiamo cavalcato, creata innanzitutto da Grillo. Negli ultimi due anni invece si è parlato solo di immigrazione. C’è un’altra aria nel Paese, e Salvini la sta cavalcando. Dopodiché il M5S è una forza rivoluzionaria, e a un’Europa conservatrice questo non va bene. Temono che il Movimento sia d’esempio ad altri.
La Lega provoca sui vostri temi forti. Di Battista sostiene che non si possa dire sì al Tav, e pretende che venga revocata la concessione ad Autostrade. È d’accordo?
La partita è complessa, governiamo con una forza legata ai poteri forti. Ma su certi punti noi non possiamo cedere. Siamo all’anno zero, a un punto di svolta del Movimento, quindi dobbiamo mantenere la nostra identità.
Avrete davvero la forza? Sembrate terrorizzati dal voto anticipato.
Abbiamo quella forza. E comunque ora sarà fondamentale la riorganizzazione, perché non può essere tutto sulle spalle di Di Maio, che ha fatto il massimo per una forza politica senza struttura.
Salvini vuole andare a votare a settembre?
Non lo so. Se vuole creare una nuova maggioranza, deve ricordare che si ritroverebbe un ’opposizione di 300 eletti 5Stelle, e non lo augurerei neppure a Matteo Renzi. Se invece vuole tornare al voto deve capire che con le urne si aprirebbe una nuova partita. Se volesse fare un governo con Siri, Arata e Verdini per noi sarebbe la situazione migliore per tornare a crescere.
Grillo giorni fa ha scritto un intervento duro sul Fatto, ribadendo il no al Tav. Ora è meno lontano dal M5S rispetto a qualche tempo fa?
Beppe non se ne è mai andato, e non mi sento di chiedergli nulla di più, perché per 15 anni ha dato tutto se stesso al Movimento. Gli va detto solo grazie, a prescindere. Se volesse tornare in prima linea bisognerebbe solo dirgli un grazie più grande.
Ora c’è in ballo la sopravvivenza del M5S?
In base alla riorganizzazione capiremo quale sarà la rotta. Dobbiamo innanzitutto tornare più solidi e credibili sui territori, laddove ci sono state situazioni di caos.
Aprendo anche ad alleanze, per esempio al Pd? In autunno si vota nella sua regione, in Emilia Romagna.
Conosco bene il partito emiliano, ed è un Pd di potere, di controllo sistematico su ogni cosa. E poi non vedo segnali. Continuano a contestare il reddito di cittadinanza.