Luciano Odorisio

M. Anselmi: “IL PRIMO NATALE” GIOCA CON I VANGELI E PARLA DI PORTI CHIUSI

M. Anselmi: “IL PRIMO NATALE” GIOCA CON I VANGELI E PARLA DI PORTI CHIUSI, FICARRA & PICONE VIAGGIANO NEL TEMPO PER CULLARE GESÙ

La recensione di Michele Anselmi per Siae

Magari Ficarra & Picone non lo sanno, ma esiste una toccante canzone natalizia di origine inglese che si chiama “The First Noel”, appunto “Il primo Natale”. Sarebbe stata perfetta per il film, al posto dell’usurato “Let It Snow”, ma non si può avere tutto.

A due anni da “L’ora legale”, i due comici siciliani tornano per le feste con una cine-strenna che esce con un certo anticipo, giovedì 12 dicembre, in modo da ramazzare tutto quanto è possibile prima che il 1° gennaio sbarchi nei cinema unificati d’Italia il Checco Zalone di “Tolo Tolo” (entrambi sono targati Medusa).

Di sicuro Ficarra & Picone si sono presi un piccolo rischio, insieme agli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, non fosse altro perché i viaggi nel tempo sembrano materia facile e invece custodiscono insidie. 

Specie se, come in questo caso, il primo Natale è da prendere alla lettera: nel senso della capanna a un passo da Betlemme dove nacque Gesù, senza il bue e l’asinello a riscaldare la culla di paglia.

C’è da augurarsi che il consigliere comunale triestino Fabio Tuiach, cioè il fascista di Forza Nuova secondo il quale “Gesù non era ebreo”, trovi il tempo per vedere la commedia natalizia, anche se probabilmente la troverebbe “di sinistra”, non fosse altro perché sin dalle prime sequenze si parla della dura vita degli immigrati bloccati dalle motovedette della Guardia di Finanza.

Sintetizzando la vicenda. Salvo (Picarra) è un maldestro ladro di arte sacra, naturalmente cinico e ateo, oltre che palermitano doc; Valentino (Picone) è l’entusiasta parroco di Roccadimezzo Sicula che ogni anno allestisce un monumentale presepio vivente, confidando sulla potenza iconica della ricostruzione. Il primo ruba un prezioso bambinello nella chiesa del secondo, ne nasce un inseguimento attraverso una fitta coltre di bambù, all’uscita della quale i due si ritrovano, per cine-magia, nella Galilea del cosiddetto anno zero, pochi giorni prima dell’epocale evento.

Seguono situazione buffe, equivoci e stratagemmi vari, perché i due, che vengono “da molto lontano”, sanno come sono andate le cose a Betlemme e faranno di tutto perché, una volta messo in salvo Gesù, non si compia il massacro degli innocenti ordinato da Erode.

Siamo dalle parti di “Non ci resta che piangere”, nel senso del dispositivo drammaturgico, con i due ometti moderni, trapiantati in un passato remoto, che “riscrivono” i Vangeli, pure approfittando di un raggio laser che tornerà comodo. 

A Guaglianone, che sceneggia, piace disseminare la commedia di strizzatine d’occhio, tra le quali le finte frustrate di “Sciuscià”, i cavi di “Mission: Impossible”, la bambina vestita di rosso di “Schindler’s List”, la cavalcata notturna di “Per un pugno di dollari”… e chissà quante altre.

Naturalmente, per convenzione, tutti parlano italiano e si capiscono al volo, il che permette ai due mattatori di giostrarsi abilmente tra le soldataglie di Erode e gli eroici Zeloti, giocare a tombola a palazzo, inventare il nome dei cannoli siciliani, sbriciolare una certa iconografia religiosa, forse pure innamorarsi di due belle ragazze ebree. 

Il tutto prima che il tempo imponga di tornare all’oggi…

Nel suo genere, “Il primo Natale” custodisce un certo garbo, specie nella seconda parte, più azzeccata e divertente. Ficarra & Picone rifanno sé stessi, Massimo Popolizio è un dimagrito/luciferino Erode, Roberta Mattei un’adorabile Rebecca. 

Il tutto è stato girato in Marocco, reso ancora più arancione dalla bella fotografia di Daniele Ciprì.

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