di ANNALISA CUZZOCREA
«Sposo totalmente la linea di Grillo – dice Roberta Lombardi – siamo stati coerenti, ma non siamo fessi. Se Salvini vuole subito il voto, deve capire che il Parlamento non è ai suoi ordini». La capogruppo in regione Lazio, dirigente storica del Movimento, apre a un governo istituzionale con chi ci sta. E attacca: «La figura del capo politico ha fallito, serve una ledership corale».
Matteo Salvini non ha il diritto di chiedere il voto?
«Per l’affermazione elettorale di una forza politica che in Parlamento conta il 17%, ma vuole contare di più, avremo l’iva al 25%. Deve essere chiaro che se si va al voto a ottobre, il primo effetto dell’ingordigia di Salvini sarà questo».
Quali sono le alternative?
«Ci devono essere una serie di passaggi. Il primo è il varo definitivo del taglio dei parlamentari. Un segnale nei confronti dei cittadini stufi della politica, di chi si è rifugiato nell’astensionismo. Poi c’è la mozione di sfiducia presentata dal Pd contro il ministro dell’Interno».
Il Pd chiede che sia calendarizzata prima di quella contro Conte.
«Era già incardinata ed è giusto sia discussa subito. Solo una volontà politica maggioritaria nella capigruppo potrebbe invertire l’ordine, ma dovrebbero volerlo i 5 stelle. Sarebbe folle. Nonostante ci sia qualcuno che vorrebbe piegare legge, Parlamento e organi istituzionali alla sua smania di poltrone».
Per la prima volta sposa la linea di Matteo Renzi. Non è un rischio?
«Io dopo aver governato con la Lega penso di poter andare d’accordo anche con Belzebù».
Il Movimento dovrebbe votare con il Pd contro Salvini?
«Dovremmo sfiduciarlo insieme a tutte le opposizioni».
E sulla mozione di sfiducia a Conte?
«Sono d’accordo con Piero Grasso, che da ex presidente del Senato di regolamenti se ne intende: a quel voto dovrebbe partecipare solo la Lega. Con il suo 17% la mozione non passerebbe».
A quel punto Salvini dovrebbe ritirare i suoi ministri.
«Vuole la moglie ubriaca e la botte piena: mandare l’Iva al 25%, rimanere ministro dell’Interno, cioè colui che dovrebbe garantire il regolare svolgimento delle elezioni. Per poi vincerle. Anche meno».
Può nascere un governo istituzionale a partire dal taglio dei parlamentari?
«Sì. Per fare, dopo quella riforma, la legge elettorale. Quando c’è la volontà politica ci vuole pochissimo tempo. Poi una manovra che sterilizzi le clausole di salvaguardia e metta il Paese al riparo dai mercati».
Allungare la legislatura al governo con Pd, Leu, con l’appoggio esterno di Forza Italia: è una situazione che il Movimento può sostenere?
«Io penso che ci voglia un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. A maggior ragione dopo essere stati al governo con la Lega. E lo dice una che nel 2013 ha rifiutato l’offerta di Bersani: eravamo molto più schizzinosi».
Aveva detto, durante l’incontro in streaming: mi sembra di stare a “Ballarò”. Pentita?
«Fece una serie di promesse elettorali che avevamo sentito per anni. Ma era un altro genere di Movimento. Adesso sarà fondamentale il ruolo di Mattarella».
Perché?
«Non avendo più un governo politico è l’unico soggetto istituzionale garante del Paese agli occhi dell’Europa e del mondo. Con il voto alla presidente della commissione Ursula von der Leyen abbiamo dimostrato di volere un’Europa diversa, ma di voler restarci dentro. C’è invece qualcuno che, se diventasse premier, la manderebbe a gambe all’aria».
Davide Casaleggio accetterebbe un quadro del genere?
«Chi ha a cuore l’interesse di questo Paese non può permettere che per il capricci e la vanità elettorale di una persona si vada in esercizio provvisorio».
Di Maio non potrebbe preferire il voto subito e che questo diventi un “mandato zero” per salvare la sua leadership?
«La leadership dell’uomo solo al comando ha definitivamente fallito. Bisogna tornare a un modello corale perché finché siamo stati intelligenza collettiva siamo cresciuti. Quando ci siamo affidati al salvatore della patria abbiamo sbagliato tutto».
Conte sarà il prossimo candidato premier M5S?
«Potrebbe, ma bisognerà arrivarci con un processo partecipato. Non dev’essere una decisione letta su un’agenzia, riproposta ai parlamentari e ratificata su Rousseau. Personalmente non ho apprezzato che si sia sbilanciato sulla Tav, ma fino a quel momento è stato un buon premier».
E Di Battista?
«Un fenomenale comunicatore. In assenza di Grillo può essere il frontman. il megafono di istanze che sono però quelle del Movimento. Nei 5 stelle ognuno ha il suo talento: l’importante è non suonare da solisti. Si rischia di steccare».