L’intervista di Selvaggia Lucarelli a Massimo D’Alema.
Lei ha rilasciato un’intervista a ‘La Stampa‘, a due giorni dall’inizio della guerra, in cui parlava di necessità di esercitare pressioni sulla Russia, di necessità di tentativi diplomatici per convincerla a ritirare l’esercito e c’era ancora dell’ottimismo ma i tentativi sono falliti. Putin ha dichiarato che porterà a termine i suoi piani. Che cos’è che non si è fatto abbastanza e cosa si può fare ancora, se qualcosa si può fare?
“Penso che in questo momento quello che si deve fare è quello che si sta facendo. Esercitare una pressione attraverso le sanzioni e sostenere la resistenza dell’Ucraina. Certo, nello stesso tempo occorre sviluppare un’azione politica, diplomatica. Un conflitto di questo genere richiede una risposta complessa, fatta di solidarietà ma è fatta anche di azione politica e di costruzione di uno scenario per il dopo che possa essere sostenibile e possa rappresentare una via d’uscita.”
Selvaggia: “Ma lei è favorevole all’invio di armi all’Ucraina?
”D’Alema: “Penso che senza una resistenza dell’Ucraina, che evidentemente ha bisogno di questo sostegno della comunità internazionale, è difficile che possa esserci persino un negoziato. La resistenza dell’Ucraina è una precondizione anche per una soluzione politica del conflitto, altrimenti non c’è una soluzione politica, c’è una soluzione militare.
”Selvaggia: “Però questa diventa una soluzione militare sostanzialmente e in qualche modo allarga i protagonisti del conflitto”
D’Alema: “No, non è così perché la NATO ha trovato una misura tra l’aiuto e il fatto di non farsi coinvolgere. Penso che questa misura debba essere mantenuta, per esempio è giusto dire che l’idea di una no fly zone avrebbe un effetto di coinvolgimento pieno della NATO. Bisogna mantenere questo equilibrio e non è facile, è una situazione molto complicata in cui è molto più facile chiacchierarne alla televisione, alla radio, che non trovarsi sul campo, però mi pare che si sta facendo uno sforzo per mantenere l’equilibrio tra il non coinvolgimento e l’aiuto che può essere dato all’Ucraina.”
“Molti fanno un parallelo, anche il Prof Ciccozzi ne ha accennato prima alle guerre della NATO, noi forse ci stiamo un po’ pulendo la coscienza attaccando Putin e molti stanno tirando fuori la guerra in Bosnia. Quali sono le differenze tra Putin che invade l’Ucraina e la NATO che va a fare quelle operazioni militari un po’ in giro per il mondo contro soprattutto tiranni, in quel caso.”
D’Alema: “Non credo che il fatto che ci sia un tiranno autorizzi a fare la guerra, si fa un sacco di confusione. Noi intervenimmo in Kosovo perché era in corso una guerra, nel senso che le forze armate serbe erano entrate nel Kosovo affiancate da gruppi di paramilitari ed era in corso un’operazione di pulizia etnica. C’erano molti morti, c’erano persone che scappavano, prima che arrivassimo noi. Persone che fuggivano attraverso il confine con l’Albania. Mi ricordo che andai a passare la Pasqua al confine con l’Albania e constatai la massa delle persone che fuggivano. Noi intimammo a Milosevic di ritirare i suoi soldati dal Kosovo, Milosevic non lo volle fare e la NATO diede il via ad una campagna di attacchi aerei contro le forze della Serbia. Fu una questione molto complessa ma vorrei ricordare una cosa che viene rimossa nelle ricostruzioni piuttosto sommarie: noi non invademmo la Serbia. Quando alla fine un contingente internazionale entrò in Kosovo non era la NATO, era una forza internazionale sotto l’egida della Nazioni Unite. E il primo soldato che vi entrò era russo, della KFOR faceva parte la Russia. Ci sono delle differenze piuttosto sostanziali perché si chiacchiera. Diverso è il caso, a mio giudizio, di quello che fecero gli americani in Iraq, dove effettivamente, intanto anche perché quell’intervento militare non aveva le giustificazioni che furono offerte, non esistevano le armi di distruzione di massa e ebbe un effetto potentissimo sulle popolazioni civili. Io lo disapprovai, mi sento perfettamente coerente con me stesso.”
Selvaggia: “Le faccio la domanda più complessa che si possa fare, cosa c’è nella mente di Putin?”
D’Alema: “Questo non lo so. Ritengo che la scelta di Putin sia stata una scelta disastrosa anche per la Russia. E questi sono gli effetti di sistemi in cui il potere personale travalica ogni forma di limitazione e di controllo. La Russia pagherà un prezzo altissimo nel corso degli anni di una riduzione del suo ruolo internazionale. Quindi non lo so cosa c’è nella testa di Putin, tenderei ad escludere che Putin voglia annettere l’Ucraina, sarebbe una follia assoluta, un’operazione totalmente insostenibile anche dal punto di vista economico.”
Selvaggia: “E invece di Zelensky cosa pensa? L’ospite che l’ha preceduta ritiene che sia pericoloso quanto Putin perché entrambi rappresentano un autoritarismo pericoloso, in conflitto in questo momento e nessuno cederà.”
D’Alema: “Più che mettersi a dare giudizi sui protagonisti io vorrei dire una cosa: stiamo vivendo una crisi drammatica e anche pericolosa. Non c’è il minimo dubbio che un conflitto che coinvolge una grande potenza nucleare porta con sé una pericolosità speciale. Tutte le guerre sono brutte, terribili ma a me non piace molto la retorica dei crimini contro l’umanità, dovrei dire che ogni guerra è un crimine. Io vissi la vicenda del Kosovo, che pure aveva delle differenze, come una vicenda personale. E ricordo che quando gli aerei della NATO colpirono un mercato in Serbia uccidendo molti civili, noi dicemmo che era un errore ed era un errore, e non che era un crimine. Lo dico perché la retorica di guerra non serve a niente, qui serve l’intelligenza della politica e il fatto di imporre, attraverso tutti i mezzi di cui possiamo disporre, una soluzione. Naturalmente una soluzione che deve ripristinare l’integrità dell’Ucraina, deve respingere l’aggressione ma che alla fine deve essere sostenibile anche per il popolo russo, lasciamo stare Putin. Noi abbiamo un problema di rapporto con il popolo russo che non è soltanto Putin ed è un problema che ci sarà anche dopo. Dobbiamo convivere in Europa con questo paese e dobbiamo trovare una via di soluzione che il popolo russo non viva come un’umiliazione insuperabile. Umiliare è sempre pericoloso. Anche quando fu umiliata la Germania dopo la prima guerra mondiale, è chiaro che questo non è che abbia giustificato Hitler, Hitler non aveva nessuna giustificazione, però dopo il mondo riconobbe che era stato un errore. Tant’è vero che dopo la seconda guerra mondiale la Germania fu schiacciata, fu vinta ma non fu umiliata.”