di Marco Lillo per Il FQ, 22-8-19
Matteo Renzi, pur di far nascere il governo M5S-Pd, è disposto a trasformarsi da “rottamatore” in “sminatore”.
Nel giorno in cui Nicola Zingaretti mette il veto sul ritorno di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, l’ex presidente del Consiglio ancora una volta rischia di rubargli la scena.
E prima che Zingaretti giri per sempre la chiave per serrare la strada del ritorno dell’avvocato, mette un piede nella porta che si sta per chiudere: “Non ho nessuna preclusione verso il Conte bis”, è quello che ha confidato ieri l’ex premier ai suoi.
Al Fatto risulta che il ragionamento fatto da Renzi ai suoi (diametralmente opposto a quello ascoltato dagli stessi interlocutori la settimana scorsa) sia questo: “Non ci possiamo permettere di far saltare questa delicatissima operazione politica per i nomi. Ormai è tutto noto: il Paese sa del nostro tentativo di formare una nuova maggioranza con il M5S. Sarebbe da idioti farne una questione di poltrone. Salvini ci distruggerebbe nelle urne. Siamo a metà del guado, non possiamo fermarci. Questo governo deve nascere e durare almeno due anni”.
Renzi ai suoi ha spiegato così il ruolo che vuole disegnarsi: “Gli altri sminestrano, noi sminiamo”.
Renzi vuole il Giglio magico fuori dai ministeri e preferisce togliere questo e altri ostacoli sulla via del governo giallo-rosso. La metamorfosi è anomala e repentina come questa crisi.
Appena cinque giorni fa, Renzi era un fiero sostenitore del veto a Conte. Ieri così spiegava la sua inversione a U: “Resto dell’idea che il M5S avrebbe dovuto proporre un premier diverso per una maggioranza diversa, però ho apprezzato il suo discorso e se la conferma di Conte diventa il problema sul quale salta tutto, sono disposto a votarlo”.
LA PRIMA SCELTA a Palazzo Chigi, per lui, sarebbe Raffaele Cantone, ma crede che sbagli chiunque si irrigidisca sul nome. Sia chi mantiene il veto nel Pd sia chi, come alcuni M5S, dice “o Conte o mo rte ”. Un atteggiamento, secondo Renzi, figlio dell’euforia eccessiva seguita alla corrida di martedì al Senato. “Io e Conte abbiamo fatto nero Salvini – ha detto Renzi ai suoi –ma attenzione: non è finito. Sarebbe un’il – lusione scambiare il Senato per l’Italia. Lo abbiamo umiliato ma nella piazza è un altro film. Per uccidere ‘la Bestia’ci vogliono due anni”.
L’ex premier teme che il Pd e il M5S non abbiano compreso il livello della sfida: “Dobbiamo avere un uomo forte al ministero dell’Interno”, ha detto Renzi ai suoi, ricordando la capacità comunicativa e operativa dell’attuale capo della Polizia, Franco Gabrielli.
La ‘trimurti’, come la chiama Renzi, che dovrebbe reggere l’urto dell’onda di ritorno del sovranismo cacciato dal Viminale, è composta da Raffaele Cantone (ministro, se non premier), Nicola Gratteri alla Giustizia e Gabrielli appunto al Viminale, al posto di Salvini.
E il premier? Renzi vuole così tanto il governo da essere di manica larga: “Si parla dell’ex ministro Paola Severino o di altri professori universitari con esperienza di governo. Mi va bene tutto. Sono disponibile –ha spiegato senza ironia Renzi – ad accettare anche un professore che ha detto no al mio referendum, purché si faccia questo governo”.
Su Roberto Fico, molto gradito all’ala che fa capo a Franceschini, Renzi non chiude del tutto ma dubita dell’autorevolezza internazionale. Comunque una cosa è chiara.
Il governo se sarà, sarà politico.
Nessun appoggio esterno: “Ci vogliono persone in grado di andare in Europa a trattare. Abbiamo bisogno di una Finanziaria espansiva nel 2021”.
Il ministro dell’Economia?
Renzi, come il M5S, boccia Tria, che è gradito al Quirinale. Molto meglio un politico del Pd.
Non un renziano ma un uomo di Nicola Zingaretti.
L’europarlamentare Roberto Gualtieri potrebbe essere l’uomo giusto. Per Renzi.