Sincera appassionata autocritica di Antonio Valenzi, che mi sento di condividere per uno scambio di punti vista senza insulti nė derisioni.
“Inutile girarci intorno, gli aggiustamenti della manovra hanno castigato le intenzioni del Governo. Tutto vero.
Io però non capisco come possa sfuggire il principio che sottende a quanto accaduto, ovvero che un Paese non può disporre come vuole delle proprie finanze.
E in nome di cosa?
In nome di una correttezza istituzionale verso gli altri Paesi dell’Unione?
In nome di un welfare che, comunque la si veda, resta l’emergenza principale?
In nome di una politica di sviluppo comune?
Niente di tutto questo. Gli aggiustamenti richiesti sono stati fatti in nome di una necessaria non-belligeranza da parte dei “mercati” di cui la tecno-Europa è il bodyguard istituzionale.
E questo dovrebbe significare l’incapacità del Governo? Sì, probabilmente può significare anche questo (sebbene sia stato il primo Governo italiano da trent’anni a questa parte che abbia costretto l’Unione a scendere sul piano della trattativa), ma sostanzialmente significa che l’Europa non vuole un welfare, che l’impoverimento dei popoli resta un cardine della sua azione politica, che l’asimmetria con cui vengono considerati i Paesi.
E chi gioisce per la vittoria della tecno-Europa farebbe bene a contare fino a dieci perché evidenzia soltanto la propria ignoranza politica e storica.
Non mi soffermerò sulle asimmetrie di trattamento riportate dalle cronache (le banche tedesche sono nel caos nel silenzio più assoluto), ma è evidente che ha vinto l’Europa dell’asse franco-tedesca (la “Framania” di cui troppo pochi Soloni hanno sentito parlare se non negli ultimi anni) che di fatto ha soggiogato l’Italia, come ieri la Grecia e domani chissà (il Belgio probabilmente, che infatti è in rivolta anch’esso nel silenzio più assoluto).
E mi soffermerò su un Governo che ha scelto di trattare – anziché piegarsi acriticamente – per non mandare in sfacelo il proprio Paese. In parte ha ceduto a un ricatto, è vero. Ma dall’altra ha reso ancora più evidente questo ricatto. E questo è incontestabile.
Essere contenti perché la tecno-Europa ha dimostrato l’incapacità di questo Governo non è definibile in altro modo che in coglioneria conclamata.
L’Europa ha vinto? Non del tutto, e soprattutto certe vittorie ricordano quella di Pirro. La Storia in fondo non inventa mai niente di nuovo.”