Stralcio di un’interessante intervista di Luca De De Carolis al politologo Piero Ignazi, docente di Scienza politica all’Università di Bologna Piero Ignazi:
“(…) Torniamo all’Italia, e al dibattito sulle élite. Che ne p e n s a?
Concordo perfettamente con quanto scritto da Ernesto Galli della Loggia, che ha indicato le responsabilità delle classi dirigenti, ossia di quelle persone con alto livello di istruzione e di reddito, che rivestono posizioni centrali nella vita politica ed economica. In poche parole, di coloro che sono in grado di influenzare le decisioni e le visioni di società. Ma anche gli intellettuali potrebbero farlo, in modo anche più incisivo.
Però ?
In questo dibattito manca la riflessione sulle responsabilità di alcuni gruppi intellettuali, che hanno scelto posizioni deleterie per la coesione sociale. E ciò perché hanno abbracciato i dogdel neo-liberalismo.
Perché lo hanno fatto?
Perché molti provenivano dal mondo marxista o comunista. E allora c’è stato un normale processo di distacco, quasi di ripudio, del passato. E si è andati al di là del dovuto.
Ma gli intellettuali possono ancora influenzare?
Sì, hanno una grande possibilità di farlo tramite i media. E dovrebbero invocare il pentimento di chi guida il gioco. Non bisogna pentirsi, piuttosto bisogna cambiare. Il crucifige lasciamolo perdere.
E come si cambia?
Riconoscendo di essere stati troppo proclivi al neo-liberalismo e recuperando il tema della giustizia sociale, scomparso dall’agenda politica di tutti i partiti e dai discorsi pubblici.
Non ne parla neppure la sinistra?
No, non ce la fa. Il Pd non ha il coraggio di dire: “Viva il reddito di cittadinanza, ma facciamolo bene”. Dovrebbe rivendicare che con il Rei avevano cominciato a farlo nella maniera giusta. Ma prima bisognerebbe ammettere che è una misura equa, in vigore in molti Paesi. È inutile sparare a pallettoni contro il reddito, anzi si fa il gioco della destra più forcaiola. Mentre non si dice nulla di quella vergogna di Quota 100, che scardina i conti pubblici.
Molti cittadini erano rimasti penalizzati dalla riforma Fo r n e ro.
Non sono un tifoso di quella riforma, ma quella sulle pensioni non è certo una misura per la povera gente.
Ma perché le classi dirigenti non avvertono la necessità di questo tipo di misure? Non si rendono conto del cambio di fase?
No, perché non hanno subìto danni. Hanno Matteo Salvini che va a gonfie vele, e per loro va benissimo. molto meglio di Luigi Di Maio. E infatti tutti sparano contro il reddito, utilizzando l’immagine di fannulloni sul divano che Reagan e la Thatcher usavano per giustificare il taglio dello stato sociale. Mentre su Quota 100 è il silenzio.
Le classi dirigenti si sentono tutelate da Salvini?
Sì, assolutamente. Il capo della Lega parla di flat tax, e di certo non vuole fare la guerra agli evasori fiscali. Piuttosto, i Cinque Stelle stanno facendo la fine del Titanic. Erano partiti gridando ‘onestà, onestà’ e guardi ora.
L’abbraccio con la Lega si sta rivelando fatale?
Certamente. Ed è colpa di Matteo Renzi.
Perché ha fatto muro all’accordo tra Pd e M5S?
Be’, se hai uno scavezzacollo e lo mandi con le brutte compagnie, fa una brutta fine. Ma se gli metti vicino persone ragionevoli magari va meglio.
Ma ora? Arriveranno i Gilet gialli anche in Italia?
No, da noi i Gilet gialli sono i 5Stelle e governano. Poi quando la gente non sarà più soddisfatta perché sta ancora male verranno sostituiti. E comunque in Francia il dibattito sulla sfiducia nei confronti delle istituzioni va avanti dall’inizio del 2018, da prima dei Gilet. E lo ha alimentato lo stesso Macron.
Rimane la domanda: che succederà da qui a breve?
Questo Paese andrebbe rivoltato come un calzino ma ciò non sta accadendo. Quindi l’Italia è destinata al declino.
A meno che non si cambi.
In questo Paese non si può toccare nulla. Basta ricordare la sollevazione verificatasi quando il ministro della Salute Grillo ha rimosso i membri del Consiglio Superiore di Sanità, cosa che era perfettamente nel suo diritto. Certo, poi lei si è mossa come un elefante in cristalleria. Ma la sola idea di rinnovamento è respinta: le classi dirigenti si chiudono a riccio. Altro che dibattito.”