Greta, l’ambiente, gli adulti.
Ho partecipato a Pescara alla manifestazione degli studenti sui cambiamenti climatici.
Un bel vedere, ragazzi e ragazze in piazza che hanno portato alla ribalta un tema urgente di carattere mondiale.
Un tema non nuovo per la verità, al centro del dibattito politico da anni.
Ricordo bene il documentario diffuso da Al Gore ormai decenni fa sui rischi che correva il pianeta, le prese di posizione di scienziati come Carlo Rubbia, e tanti altri ancora.
Ambientalisti, scienziati, ricercatori, che a vari livelli hanno denunciato e indicato le vie per affrontare con un approccio sistemico un tema così complesso.
Perché è complesso. In ballo è il modello di sviluppo, i consumi, le fonti energetiche, i modi di produrre, il rapporto tra uomo e natura anche nel costruire, urbanizzare, consumare suolo e altro ancora.
Che il tema fosse al centro dell’attenzione dei vari paesi era già oggetto di confronto e scontro, ne siano testimonianza le conferenze mondiali, gli accordi, gli impegni, prima dei paesi sviluppati poi di quelli in via di sviluppo, Cina e India per citarne alcuni.
Il merito della giornata di Venerdì 15 marzo è quello di aver portato sotto i riflettori una nuova generazione e l’urgenza degli interventi.
Ciò che però mi fa riflettere è lo sbocco da dare a questo movimento.
Perché se c’è un tema da affrontare è proprio quello. Ovvero come da una richiesta mondiale di una nuova generazione si passa alla traduzione politica della richiesta.
Anche qui si tratta di individuare le responsabilità, chi ha inquinato e perché, chi continua a inquinare e perché.
Non sono “genericamente” gli adulti, noi oggi, ieri i nostri genitori, che con la bottiglietta di plastica hanno invaso gli oceani.
Non è stata colpa di mia madre che quando ero bambina comprava il latte “sfuso”, dopo in bottiglia di vetro e poi in quella di plastica.
Lei era solo una consumatrice, come tanti di noi oggi, che consumano ciò che gli viene offerto.
Non c’è scelta.
Certo ora siamo più attenti a come raccogliere quelle plastiche, con la raccolta differenziata, ma tutti capiscono che si interviene a valle e non a monte. Per fare solo un esempio.
Il problema quindi è a monte. Cosa si produce e come. Chi ha interesse a produrre in un certo modo e perché. Chi ha in mano le chiavi dello sviluppo e chi no.
Dire semplicemente “gli adulti” dice tutto e non dice nulla, perché tra quegli adulti ci sono quelli che muoiono per aver respirato i veleni delle industrie inquinatrici e chi si è arricchito con quegli stessi veleni.
Ben venga una nuova coscienza ambientale, una potente spinta verso il cambiamento degli stili di vita, ma vanno individuati con precisione le responsabilità .
Gli inquinatori vanno stanati, costretti a bonificare e a produrre nel rispetto della vita dell’uomo e della terra.
E bisogna battersi affinché la scienza , la ricerca, le nuove tecnologie siano messe al servizio di una era di risveglio e rinascita del mondo.
È sempre lì la storia, la lotta eterna, tra chi è carnefice e chi è vittima.
Altro che trasversalismo, altro che negazionismo.
Finché non ci sarà questa distinzione, questo riscatto di classe, ci rivedremo forse in un nuovo imprecisato venerdì , ma sotto il diluvio.
PS: lasciate Greta ai suoi 16 anni e domandatevi solo se siete tra le vittime o i carnefici.”
di Pina Fasciani