di Valentina Raffa per Il Giornale
«Ho preparato due sigarette, sono pronte, la birra, tutto!». «Va bene, aspetta che alle 5 finisce questo e ci porta!». Un pacco di sigarette, vino, birra, una doccia, un tetto sotto cui dormire, qualche spicciolo, tanto valeva sua figlia di 13 anni, concessa dalla madre, una donna di origini romene, perché venisse violentata in un casolare nelle campagne di Acate, nel Ragusano, tra le serre.
Tra gli sfruttatori sessuali della minorenne c’ è persino un 90enne, e poi giovani e uomini di mezza età, italiani e stranieri.
Nella sua così breve vita la ragazzina ha trovato sempre gentaglia pronta ad approfittare di lei, bruti della peggior specie che, senza farsi remore, le hanno strappato l’innocenza, tanto da farle credere che gli abusi subiti fossero una cosa normale, tant’è che dai racconti fatti agli inquirenti e alla psicologa non traspare rabbia per quanto le è accaduto.
La bambina, ora affidata a un centro specializzato, era abituata a relazionarsi sessualmente con uomini più grandi, tanto da essersi fidanzata con un marocchino di 30 anni.
Un 61enne addirittura la esigeva in esclusiva, dal momento che aveva concesso a lei e alla madre la sua casa al mare, che d’inverno non è abitata né da lui né dai familiari, tenuti all’oscuro dello squallore che si consumava tra quelle mura.
«Ma tu mi vuoi per sempre? – dice un uomo al telefono qualche messaggino amo, va bene?».
E ancora: «La prossima volta ti fotografo nuda e ti faccio il filmino!».
«Se quella mi dice come mai non mi hai fatto venire a casa tua e mi dai 50 euro? gli dico tu non devi venire più a casa mia, e se ancora parli ti cancello a vita. No, io ce l’ ho il mio amore, non voglio nessuno!». «Certo» risponde la 13enne. E lui: «Certo, sei tu il mio amore, la mia unica anima gemella. Va bene, dai qui non parliamo, cancella le chiamate».
Era consapevole del reato che commetteva: «Voi, anche se qualcuno vi vede entrare, in giro dite che state al piano di sopra e pagate l’ affitto».
«Tutti sapevano e nessuno ha parlato» dice la procura di Catania che ha coordinato l’ operazione «Greenhouse», affidata alla Squadra mobile di Ragusa, che ha portato a 5 arresti: 2 italiani e 2 marocchini, accusati di atti sessuali con minore, che devono rispondere del reato più grave di violenza sessuale, e la madre della 13enne, indagata per sfruttamento della prostituzione minorile.
La procura di Ragusa, competente per i provvedimenti disposti con urgenza, visto che gli indagati premeditavano la fuga, ha richiesto la convalida del fermo che il gip ha accolto, applicando la misura cautelare in carcere nella sezione «sex offender» per tutti gli indagati tranne che per il 90enne, che ha l’ obbligo di dimora a Vittoria.
È bastato un lenzuolo appeso con due mollette per celare l’ orrore di un’ infanzia violata, per far voltare dall’ altra parte i tanti lavoratori delle serre che sapevano e per attirarne altrettanti per togliersi i propri piaceri con una 13enne senza timore di denuncia.
La storia, infatti, è venuta fuori solo grazie all’ intuito dei poliziotti della Mobile che a marzo stavano effettuando controlli di contrasto al caporalato. L’ atteggiamento della 13enne, non consono alla sua età, li ha insospettiti.
La verità era scioccante. La bambina soddisfaceva le voglie di nord africani, romeni e italiani, ma dalle intercettazioni è trapelato che voleva denunciare un «cliente» e allora è scattata l’ operazione, che ha visti impiegati uomini della Mobile, della Scientifica e dell’Immigrazione.”