Il mio romanzo è ambientato in un Liceo di fantasia, ma gli eventi descritti non sono poi tanto lontani dal vero.
È una fredda mattina di fine novembre, preludio dell’inverno, che si prospetta rigido e inconsueto per le abitualmente miti temperature della cittadina.
I docenti del Liceo percorrono, rabbrividendo, l’imponente portone d’ingresso, che conduce all’ampio cortile interno, e non rivolgono nemmeno un cenno di saluto al custode nella sua guardiola.
Fino a qualche anno prima essi potevano entrare in macchina e parcheggiare comodamente; poi le macchine sono aumentate di numero ed anche gli alunni hanno preteso di poter parcheggiare i motorini.
Si sono verificati furti di piccoli oggetti nelle macchine dei docenti, graffi alla carrozzeria dell’auto della docente di Matematica, detta SS Buonocore, quattro gomme bucate alla Cinquecento azzurro settimo cielo, comprata con 72 comode rate, di proprietà del prof di greco Benedetto Sforza, da anni terrore del Liceo.
Sparisce anche il Gilera DNA di Massimiliano Cozzolino della V A, con grande divertimento dei suoi compagni, che lo hanno non troppo segretamente invidiato per quello scooter troppo simile ad una moto.
Tutti, dai docenti agli alunni, invocano maggior sicurezza, si grida allo scandalo e si individuano i responsabili nei bidelli, che non sorvegliano e non fanno il proprio dovere.
I bidelli, da quando sono diventati personale ATA, hanno maturato una maggiore consapevolezza dei propri diritti e protestano: la loro competenza è la sorveglianza del cortile vuoto, ma non sono pagati per fare i parcheggiatori o per dirigere il traffico all’ora di punta, cioè all’ingresso e all’uscita degli alunni.
Il più battagliero è il componente della RSU, Achille Troiano, detto anche il piè veloce, che decide una forma di protesta singolare: niente più fotocopie a tempo di record a professori e studenti, niente più caffè ai docenti, niente soccorso agli alunni in difficoltà.
Su quest’ultimo aspetto Achille non scende nei particolari, ma basta un breve accenno alla questione, che gli studenti, riuniti nel comitato studentesco, votino una mozione di sostegno agli operatori scolastici, lavoratori ingiustamente attaccati dalle forze della reazione.
Il prode bidello chiede il rispetto delle competenze e l’assolvimento dei doveri previsti dal contratto, tanto più che è molto impegnato per sue faccende.
Con un cognato ha aperto una macelleria e vanta tra i suoi migliori clienti parecchi professori, e soprattutto il Dirigente Scolastico.
Achille gli procura prelibati tagli di Chianina, di cui il prof. Settimio Vinciguerra, un tempo professore di Educazione Fisica, è particolarmente ghiotto per motivi, a suo dire, salutistici.
La crisi è grave e profonda e occorre prendere una decisione. Il Dirigente si consulta con i due collaboratori Castore e Polluce, al secolo Angelo Bellizzi e Lamberto Spagna, anch’essi ottimi clienti di Achille, che ai docenti più in vista della scuola pratica forti sconti.
Senza alcuna incertezza, si perviene alla conclusione che saranno accolte le legittime istanze del personale ATA: il cortile resterà vuoto per consentire una sorveglianza più efficace ed individuare subito i malintenzionati.
Il Dirigente afferma, però, che il cortile disadorno mette molta tristezza e si deve prevedere un abbellimento: si priverà, per farne dono alla scuola, delle piante alle quali è legato da un particolare sentimento di affetto ed il cui numero gli ricorda i suoi anni di dirigenza nel Liceo.
Ogni anno, a Natale, infatti, i docenti del comitato onoranze/festeggiamenti, fanno una colletta per il regalo al Dirigente, che consiste, come da tradizione, in una pianta da interni.
Un Ficus beniamina, cinque bonsai, un Cyperus papirus, una Dieffenbachia (che non ha fatto una gran riuscita, ma è ancora recuperabile), tre Filodendro, un Ficus scadens (i latori dell’omaggio hanno trovato spiritoso farne uno scadens al Dirigente), una magnifica Kenzia segnano la carriera dirigenziale del prof Vinciguerra.
La donazione delle piante alla scuola non sarebbe per lui una privazione: può guardarle sempre dalla finestra del suo ufficio che si apre sul cortile.
In realtà non vede l’ora di sbarazzarsene: la sua casa sta diventando una giungla e sua moglie le odia perché, in occasione di ogni vacanza, sorge il problema dell’assistenza alle assetate piante.
Il Dirigente, ogni anno, mentre il suo viso si illumina di un sorriso, fingendo lieta sorpresa, si chiede perché i componenti del comitato festeggiamenti/onoranze si ostinino a porgergli gli auguri di Natale accompagnandoli con una nuova pianta sempre più grande e frondosa.
Mai un cesto di leccornie!
Il cortile è presto abbellito dalla donazione del Dirigente, che non ammirerà mai le sue piante dalla finestra della presidenza.
I docenti, invece, mentre indugiano in cortile per fumare l’ultima sigaretta prima di entrare in classe, usano i vasi delle piante come posacenere.
L’antica giungla del preside, sottoposta al poco affettuoso trattamento, progressivamente sviluppa un processo irreversibile di desertificazione; soltanto il Ficus beniamina continua ad essere splendido e rigoglioso.
Non è cresciuto in altezza, ma in larghezza e offre, a qualche coppietta di alunni in libera uscita dalla classe, un riparo per scambiarsi dolci effusioni senza essere visti.
Dal mio romanzo nel cassetto
Caterina Abbate