di Luisella Costamagna per Il FQ, 17-9-19
Caro Matteo Salvini, perché l’ha fatto? Il tormentone dell’estate – che ricorda pure una canzone di Marco Masini – ora rischia di diventare un mistero della fede da “immacolato cuore di Maria”(ops), se non proviamo a dipanare la matassa delle supposizioni.
Perché, dopo essere riuscito ad andare al governo col 17 per cento, essere diventato ministro e vicepremier, aver fatto il bello e (soprattutto) il cattivo tempo così da crescere a dismisura – oltre il 34 per cento alle Europee, su su fino a sfiorare il 40 per cento nei sondaggi – ha deciso di rompere tutto, rinnegando se stesso e le promesse di lealtà e finendo all’opposizione?
INNANZITUTTO, tocca sgomberare il campo dalle ragioni che lei ha addotto e che sono, indubbiamente, le meno credibili. “I 5S dicevano sempre no”: ma se avevano appena votato sì sul decreto Sicurezza bis?
“Avevano tradito sulla Von der Leyen, perché volevano questa Europa”: ma se pure i suoi amici sovranisti di Visegrad l’hanno votata, e c’era un accordo di governo da cui lei s’è sfilato all’ultimo?
Fosse stato il fuoriclasse politico che ci hanno descritto in quest’anno, avrebbe puntato sul suo Giorgetti commissario o – se rottura doveva essere – avrebbe rotto all’indomani del successo alle Europee o del fuorionda Conte-Merkel di febbraio.
No, caro Salvini, non sta in piedi. Ben più credibile che lei si sia fidato di Renzi – quello del #senzadime e #maicoi5S, che poi le ha rifilato la sòla del governo #senzadite – e questo la dice lunga sul suo fiuto politico; ma le concediamo l’attenuante del voto sul Tav, col Pd (insieme a lei) contro la mozione 5S, che può averle fatto credere che l’alleanza non s’aveva da fare.
Però non basta ancora: perché l’ha fatto? Perché ha rotto tutto? Di sicuro voleva andare a elezioni (ma un ripasso della Costituzione e del Rosatellum, che ha votato?), capitalizzare i consensi europei e ottenere “pieni poteri”.
Per farci cosa? Si dice: “segui i soldi”; in politica meglio ancora seguire le inchieste giudiziarie. Credo che la sua prima preoccupazione fosse (sia) l’u no-d ue delle vicende Arata-Siri e Russiagate, tant’è che già mette le mani avanti: “mi colpiranno giudiziariamente”. Seconda preoccupazione: come uscire dalla perenne campagna elettorale?
Dopo aver spremuto lo spremibile sui migranti, toccava offrire qualcos’altro: ma come fare la Flat Tax senza aumentare l’Iva? Bisognava diventare premier e fare una manovra che Tria, Conte e Di Maio non avrebbero mai consentito: con la tassa piatta finanziata dagli 80 euro di Renzi e dal reddito di cittadinanza, che lei non ha mai digerito.
GRANE GIUDIZIARIE (per la Lega) e riforma fiscale (per i più ricchi): per questo servivano “pieni poteri”? Il resto è cronaca: da segugio mediatico quale indubbiamente è, e da tradizione italica, ha approfittato della distrazione degli italiani (e delle tv) in vacanza.
E – altrettanto indubbiamente – dopo il boom europeo e lo spazio abnorme che le è stato concesso dai 5S e dai media, è andato in delirio d’onnipotenza: i rosari e il dj set al Papeete ne sono forse la prova più preoccupante.
Caro Salvini, ecco perché – secondo me – l’ha fatto.
Le dirò di più: se pure non ammetterà mai le vere ragioni dell’harakiri e, anzi, lei e i suoi continuerete addirittura a negare che ci sia stato un harakiri, be’ il suo orzaiolo (psicosomatico!) sarà lì a testimoniarlo.
E comunque, l’importante è che l’abbia fatto. Va bene, benissimo così.
Un cordiale (non nel senso del liquore) saluto.