Cinema & Teatro, Luciano Odorisio, Politica

Indro Montanelli e Beppe Grillo:”Moriremmo per una battuta”

 INDRO MONTANELLI (11 GENNAIO 1996) 

Indro Montanelli

“A me Grillo piace. Lo considero il più efficace comico in circolazione. 

Anzi: “comico” non è la parola giusta. 

Grillo non è un comico, non è un moralista, non è un predicatore: è tutte queste cose insieme. Nel panorama dello spettacolo italiano – dove abbonda il bollito misto – è un’eccezione ambulante (e urlante). Non soltanto esagera: provoca anche, e insulta, e offende. 

Ma tutte le categorie di giudizio, con un tipo così, risultano inadeguate. 

Grillo appartiene ad una specie animale particolare, formata da un solo esemplare: lui. O lo strozziamo o lo applaudiamo. Io, appena posso, lo applaudo. 

Perché i suoi eccessi, a differenza di quelli di Sgarbi, odorano di bucato. Detto questo, resta aperta una questione: le parodie violente, i sarcasmi sanguigni, la caricatura grottesca della società fatti da Beppe Grillo sono alla portata di tutti? 

Non rischiamo che qualcuno lo prenda alla lettera? (So, ad esempio, che è stato criticato sull’Unità per aver paragonato i gas delle automobili a quelli dei campi di sterminio nazisti). 

In altre parole: è opportuno che a un personaggio del genere venga concessa la platea della prima serata Rai? Ebbene: su questo punto, mi astengo. 

Non sono certo che il grande pubblico sia in grado di capire che Beppe Grillo costituisce la versione genovese del folletto dispettoso delle fiabe, un incubo esilarante, il rigurgito della nostra cattiva coscienza. 

Chissà: forse è meglio che rimanga “off limits”, per il suo stesso bene. 

Anche se mi mancherà.”

BEPPE GRILLO (4 FEBBRAIO 2019)

Osservare il nostro Paese, descriverne le dinamiche, porsi delle domande, poi porle agli altri e con insistenza. 

Lasciando agli occhi curiosi e severi l’onere del pressing. 

Una o due volte ho sognato persino di essere io Indro, abbandonare lo status di comico e smettere di prendere per il collo il pubblico nei teatri, magari lasciandotelo fare a te qualche volta…

Questa raccolta di perle scritte da Montanelli è un ritratto seriale di questa terra: da Garibaldi sino al rigurgito della nostra cattiva coscienza; perché senza rigurgito è impossibile parlare di u n’infinita pazienza, anche se si tratta di una grossa penisola. 

È anche l’eco di una sfida: un ritratto di un Paese, noi, e di un italiano, Indro, che ci ha tenuto molto a lungo sotto la sua lente analitica e appassionata. 

Ma, sempre: cosa ci fosse allora e cosa adesso, in questo Paese, da renderlo degno di qualsiasi possibile sforzo per rianimarlo è difficile a dirsi. 

In che cosa siamo rimasti meritevoli, nostro malgrado? Se mi soffermo su Indro cosa posso chiedermi? (…)

Cosa può esserci di più distante fra il “severo” giornalista e scrittore e un comico controverso come me?

Pensate alla parola “controverso” e avrete una prima traccia: Montanelli si sarebbe fatto uccidere per l’autonomia del suo punto di vista e io lo stesso, ma per una battuta.

Un politically scorrectin doppio petto lui, e io uno scanzonato aggressivo, in un Paese che non sembra mai pronto per nessuno e niente. 

Il percorso di questi articoli è affascinante, è quello di un cronista storico e storico cronista. Un rimpianto che questo Paese un giorno molto lontano avrà proprio con la Storia, stavolta con la S maiuscola. 

La fretta con cui ripetono tutti che è impossibile cambiarla è tanto cialtrona quanto gli scanzonati futuri che vendiamo a poco prezzo. 

Sì, la storia non può essere cambiata, così come il futuro indovinato. 

Indro ci mostra i tanti possibili “dove e quando” sono stati così vicini da poterli toccare: storia e futuro. Si chiama presente, quello che alla gran parte di noi sfugge, capelli al vento. La visione di uno storico ha bisogno di tanto presente: la prospettiva di questa lettura. 

Però, ricordi? 

Il mondo, a volte, lo spiega meglio la storia di uno spazzolino da denti che una dissertazione sull’economia circolare.”

da Il FQ, 19-03-19

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