“Io ho paura.
In questi giorni di campagna elettorale in Abruzzo, parlo e contatto le persone, ma la sera sul tardi, leggo i commenti ai post dei vari candidati su Facebook.
Li leggo cercando di avere un occhio oggettivo, non di parte, per tentare di capire il clima, l’umore dell’elettorato.
Per prima cosa depuro i commenti di quelli, per lo più grillini, che su FB, fanno i “disturbatori”.
Sono coloro fatti con lo stampino che scrivono le stesse frasi a chiunque non sia dei 5 stelle, “siete finiti” è quella più ricorrente.
Poi ci sono i “sostenitori” di questo o quel candidato che , indipendentemente dal merito, scrivono “sei grande”, “non ti curare di loro, ma guarda e passa”.
Tifosi insomma da curva sud.
Il linguaggio poi si fa sempre più pesante, volgare, spesso truculento se poco poco si tenta di rispondere o replicare.
Ci si accapiglia, con offese, provocazioni, in un crescendo delirante e isterico.
Un clima brutto, pesante. Non è un bel clima.
Non è una competizione al cui centro ci sono i temi, i problemi, le cose da fare per questa Regione, no, al centro c’è chi tifa meglio chi.
I programmi , le proposte, sono sullo sfondo, si fa fatica a rintracciarli.
Mi sono domandata perché.
Perché i programmi e le proposte sono le grandi assenti di questa competizione elettorale, nonostante gli sforzi di alcuni candidati, uno su tutti Giovanni Legnini che, sulla sua pagina, pubblica pezzi delle sue proposte e offre un terreno di confronto sul merito dei problemi.
Al netto delle tifoserie, la risposta sta nella cultura, tristemente impiantata, che la politica , gli esponenti politici, sono dei millantatori, bugiardi, opportunisti, che promettono e non realizzano, che nella sostanza prendono per i fondelli il “popolo” .
Per cui i programmi , le proposte non vengono neanche prese in considerazione.
Viene preso in considerazione però tutto ciò che si presenta come “rottura” dal passato, come fuori dagli schemi conosciuti, indipendentemente dalle proposte.
Il popolo , incattivito, rabbioso, sfiancato dalla crisi e dalle tragedie, terremotati, morti di Rigopiano, ecc. si affida e sembra sostenere chi non c’era prima, fino a ieri, solo questa sembra essere una garanzia, una residua possibilità di cambiamento.
L’ultima spiaggia.
C’è nella sostanza uno spartiacque. Un muro.
Un muro fatto di rabbia, mescolata alla rassegnazione, allo scetticismo e a un filo sottile e fragile di speranza.
C’è un rifiuto profondo del prima con tutti i protagonisti, che a torto o a ragione, sono tutti accomunati in un giudizio implacabile di negatività.
La prima vittima di questo giudizio è la sinistra. Tutta la sinistra, radicale, riformista, liberale, democratica, cattolica ecc. Il solo nome sembra evocare uno scenario di fallimento e di tradimento colpevole.
La sinistra è l’elite, è chi si è “sistemato”, chi ha guadagnato, chi ha impoverito, chi si è insediato nei posti di potere abbandonando il popolo.
Un sentimento tremendo.
A nulla vale dire che se ci sono state conquiste in questo Paese è grazie alla sinistra. Non serve. È acqua che non macina più.
Un sentimento tremendo, perché se è così tutto gravita a destra.
Una destra che non si è mai vista, che si presenta con il giubbino della polizia, con fare militaresco, che si fa baciare le mani, che chiude i porti e fa affogare bambini, che butta nei cassonetti le coperte dei poveri, che strizza l’occhio ai dittatori europei, che condona e elargisce , bastone e carota, tra tweet e proclami, tra i boom economici promessi e la recessione alle porte.
Di tutto e il contrario di tutto, in un coacervo esasperato pur di rompere gli schemi
Questa è la preoccupazione, rompere gli schemi, per apparire nuovi, quelli che garantiscono il cambiamento. Quelli al di là del muro.
Io che mi ritrovo al di qua’ del muro tremo, perché gli ingredienti di una epoca buia ci sono tutti .”
di Pina Fasciani