di Luca De Carolis per Il FQ, 30-9-19
Stanno diventando sempre più simili tra loro, i giallorossi.
Si inseguono e si mescolano, condividono idee e paure.
Perché se pochi giorni fa il capo dei Cinque Stelle aveva ringhiato sulla necessità di un vincolo di mandato ed evocato la multa di 100mila euro per ogni transfuga verso altri partiti, prevista nel Codice etico del Movimento per parlamentari e consiglieri regionali (inapplicabile, di fatto), adesso di sanzioni per chi cambi casacca parlano e soprattutto codificano anche loro, i dem.
PROPRIO QUELLI che gli avevano risposto malissimo, ricordando che la Costituzione non prevede vincoli per i parlamentari e augurandosi che “Di Maio stesse scherzando” (il capogruppo in Senato Andrea Marcucci).
Ma il ministro non scherzava, come non scherzavano neppure i vertici del Pd umbro che, come raccontato ieri dal Messaggero, venerdì hanno convocato i venti candidati nella lista per le Regionali del 27 ottobre, facendo firmare loro un contratto in cui gli eletti si impegnano a versare 30mila euro alla segreteria regionale in caso di addio al Pd prima della fine della prossima legislatura.
Insomma, anche i dem impongono accordi con penali, proprio come ha fatto più volte il M5S. E lo scopo è innanzitutto scoraggiare fughe verso Italia Viva, il neonato partito di Matteo Renzi.
“Solo un risarcimento per l’eventuale danno d’immagine, il vincolo di mandato non c’entra nulla” prova a sminuire in mattinata il commissario del Pd in Umbria, Walter Verini (intervistato nell’articolo qui sotto).
Ma il rincorrere antiche e contestate pratiche Movimento, proprio nella regione in cui si sperimenterà il primo patto elettorale dei giallorossi, suona come un’eresia a tanti big del Pd, come la perdita dell’identità.
Perciò riecco Marcucci, renziano che non ha seguito Renzi: “”Inseguire il M5S, inserendo una sorta di di vincolo di mandato per i candidati in Umbria, non mi sembra affatto una buona idea. Verini ci ripensi”.
Ed è ancora più duro Matteo Orfini: “”Non avevo capito che la scelta di costruire un’alleanza con il M5S in Umbria, mai discussa, prevedesse l’obbligo di emulare le parti peggiori del grillismo.
Spero che il segretario Zingaretti intervenga al più presto contro questa sciocchezza”. Ma nel Pd le vecchie scorie sono sempre in circolo.
Così a Orfini risponde ad alzo zero la presidente provinciale del Pd di Modena, la zingarettiana Stefania Gasparini: “ In effetti Orfini preferisce andare dal notaio e cacciare chi non la pensa come lui, come fece ai tempi dell’ex sindaco di Roma Marino”.
E le liti proseguono, mentre i 5Stelle stanno a guardare, sorpresi e silenziosamente divertiti. Consapevoli che inserire il vincolo di mandato in Costituzione è utopia, nel Movimento ragionano su vie alternative.
E LA STRADA principale rimane quella indicata in settimana dal ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, cambiare i regolamenti delle Camere “magari inserendo sanzioni per chi cambia gruppo come avviene in altri Paesi” butta lì un big.
Poi c’è sempre quell’idea, il recall, ossia permettere ai cittadini di revocare i parlamentari tramite una raccolta di firme, come avviene in alcuni Stati americani. “Ma prima bisogna portare a casa il taglio dei parlamentari” ripetono dal M5S, cioè scavallare il 7 ottobre.
Un passaggio essenziale “per blindare la legislatura” ha ribadito ai ministri a 5Stelle due giorni fa Di Maio, grillino che guarda i dem: inseguirlo.