Lettere al Direttore de Il FQ, 04-05-19
Il Pd non ha nulla a che vedere con la “vera” sinistra
Scontri al corteo del 1° maggio a Torino tra i manifestanti No Tav e la delegazione del Pd. Ma che c’azzecca il Pd con il 1° maggio? Quando governava ha fatto scempio dello Statuto dei lavoratori, lasciato sul terreno 5 milioni di poveri assoluti, e altri milioni di lavoratori precari usa e getta. I dem ormai rappresentano i ceti medio alti che con la crisi hanno incrementato il proprio reddito in sintonia con i processi della globalizzazione che hanno determinato la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e proletarizzato i ceti medi.
Alle politiche il Pd stravinse ai Parioli di Roma, nel centro di Milano e a Bologna fece eleggere Casini. La deriva destrorsa era già evidente ai tempi dei governi Prodi, quando iniziarono le liberalizzazioni selvagge.
I post comunisti volevano accreditarsi a tutti i costi come gli interlocutori più affidabili del neo capitalismo rampante, e così si sono lasciati sedurre dalle sirene del neo liberismo diventando più lealisti e realisti del re.
Ma hanno fatto i conti senza l’oste: credevano che fosse sufficiente ripetere la parola sinistra per continuare ad abbindolarci. Associare il Pd alla festa del lavoro crea un ossimoro.
MAURIZIO BURATTINI
Se vogliono avere successo dem e M5S devono cambiare
Ora la signora Boschi vuole insegnare come risolvere i problemi e governare il Paese. Ora il signor Delrio vuole cooptare i 5 stelle ai suoi desiderata di sistemare i ceti più abbienti e fare, finalmente, qualcosa di “sinistra”.
Ora il signor Calenda pretenderebbe di essere preso sul serio, quando parla di “cose” di sinistra. Ora Renzi si fa, finalmente, solo i fatti suoi.
E Di Maio? Ha affilato i denti, siamo in campagna elettorale! Umile consiglio sia al Pd che al Movimento: ci vuole coraggio.
Bisogna, da parte dei 5 stelle, avere il coraggio di denunciare il malaffare che ancora alberga in vari strati della politica. Bisogna che non si facciano infinocchiare dalle frasi e slogan come: “I processi si fanno in Tribunale”, “Uno è innocente fino al 3° grado di giudizio”, e cose del genere.
Un personaggio condannato per bancarotta fraudolenta e per aver sottratto soldi nostri (al fisco) portandoli in paradisi fiscali non può governarci.
Diversamente, fra non molto potremmo vedere Berlusconi ministro della Famiglia.
Il Pd deve fare una sincera autocritica e rottamare (non mi ricordo chi ha usato, per primo, questo verbo) quanto di inutile, dannoso e marcio c’è al suo interno.
PAOLO BENASSI
La (dis)informazione di massa della televisione pubblica
Il tg di Rainews24, nell’edizione delle 12:30: “Tensione a Torino tra NoTav anarchici e la polizia”. Nient’altro. Disinformazione pura, pagata con le nostre tasse. Basta seguire il canale per capire che è una riserva indiana del Pd.
VINCENZO MAGI
Abbiamo un capo del governo E non è Matteo Salvini
La più bella notizia di questi primi giorni di maggio è che l’Italia si è “normalizzata”.
Abbiamo non solo un governo ma un capo del governo, che non si chiama Matteo Salvini come avevano finito per farci credere, ma Giuseppe Conte.
In quanto al sovranista Salvini che, come chiaramente affermato dal Prof. Sabino Cassese, nel non festeggiare il 25 Aprile si è messo fuori dalla legittimità costituzionale, ingoierà il rospo Siri e non farà certo cadere il governo come lasciava intendere: ha imparato a sue spese che i bluff, prima o poi qualcuno li va a vedere e questo lascia ben sperare per il futuro del nostro Paese.
VINCENZO BRUNO
La drammatica condizione dei trasporti in Sicilia
Chiunque sappia il minimo indispensabile sulla Sicilia sa che questa regione è storicamente divisa in due dall’assenza secolare di possibilità di normale comunicazione fra la parte occidentale e quella orientale, che hanno finito per costituire due diverse entità geografiche e antropologiche.
Due aree metropolitane di oltre un milione di abitanti ciascuna che sulla carta distano fra loro poco più di duecento chilometri costituiscono di fatto due universi isolati culturalmente ed economicamente l’uno dall’altra.
Chiunque abbia fatto qualche viaggio in giro per l’isola, dovrebbe conoscere lo stato di semi impraticabilità dell’autostrada Catania – Palermo e lo stato di disfacimento della rete stradale provinciale che rende isolati, per esempio, tutti i centri delle Madonie.
Dovrebbe sapere che la superstrada Palermo – Agrigento sembra un relitto postbellico. Dovrebbe sapere che tutta la rete ferroviaria locale è stata soppressa anzichè essere trasformata in metropolitana regionale, e quel che ne rimane è qualche troncone inutilizzabile.
Dovrebbe sapere che i tempi di percorrenza attuali dei treni monobinario fra Catania e Palermo sono biblici e che fino a prima del crollo del viadotto autostradale sul fiume Imera, vi erano solo due corse giornaliere, una al mattino ed una la sera in ambo le direzioni. Scoprirebbe un tempo di percorrenza di undici ore.
Se pensiamo che le infrastrutture di base debbano seguire lo sviluppo civile anzichè esserne la premessa, siamo completamente fuori strada. Non è mai troppo tardi. Le infrastrutture ferroviarie sono di pertinenza statale, pertanto è inutile tentare di prendersela al solito con il malgoverno locale.
E il Tav non c’entra niente.
ALBERTO FAZIO