…spaccare i 5S.
Dopo la piazza, trovarsi anche in Parlamento.
La mossa è, per così dire, la naturale conseguenza della manifestazione di sabato a Torino, dove Pd e Lega hanno sfilato insieme a sostegno del Tav.
Per questo ieri i dem hanno deciso di cercare i voti del Carroccio in Parlamento per isolare i 5Stelle. Il mezzo è una mozione che sarà presentata a Palazzo Madama dal senatore torinese Mauro Laus (Pd).
IL TESTO impegna il governo “a procedere in tempi brevi alla prosecuzione dei lavori della linea ferroviaria Torino-Lione sbloccando gli appalti in capo a Telt”, la società italo-francese che dovrebbe costruire l’opera.
Il motivo, come detto, parte da quanto visto in piazza Castello dove “erano presenti gli esponenti di maggioranza del Governo che insieme agli altri hanno manifestato per ribadire il Si alla Tav.
Considerata altresì la dichiarazione del vice premier Matteo Salvini, quella di essere da sempre coerentemente favorevole alla realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione”.
La mozione sarà presentata oggi. E i dem chiederanno alla conferenza dei capigruppo che venga calendarizzata d’urgenza.
“Vogliamo dare alla Lega una immediata e concreta possibilità di smarcarsi dalla posizione del M5S – ha spiegato il capogruppo Pd Andrea Marcucci – In Parlamento abbiamo i numeri per farlo”. A guardare chi c’era in piazza sabato, sembrerebbe di sì.
Dal governatore Sergio Chiamparino ai big del Pd come Maurizio Martina, unico dei candidati segretari. Con lui c’erano il forza-leghista presidente della Liguria, Giovanni Toti (oltre a Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini), il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari e il governatore veneto Luca Zaia (Lega).
Insomma, le forze politiche che hanno governato il Paese negli ultimi anni e che oggi che sulla Torino-Lione trovano una nuova convergenza che deriva anche d al l’interesse verso quell’agglomerato di interessi, da Confindustria a pezzi di sindacato che passa per il “Partito del Pil” che ha i suoi addentellati istituzionali nei governatori delle Regioni del Nord.
In Piemonte, peraltro, si voterà presto.
La mossa del Pd è un modo per stanare la Lega, scesa in piazza a favore dell’opera.
Una pressione che oggi passa per ipotesi assai indigeste ai 5Stelle, alcune delle quali, per la verità, evocate solo dalla grande stampa.
La prima è quella dell’improbabile referendum, proposto dalla Lega, a cui appendere il futuro del Tav visto che l’analisi costi benefici boccia l’opera.
Ieri Salvini lo ha ribadito in un’inter – vista a La Stampa (“dovrebbe essere nazionale e voterei sì” ) trovando il plauso del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
La seconda è quella di una “revisione dell’opera” con una forte riduzione dei costi, intorno a 1,5 miliardi, che pare Salvini vorrebbe proporre come soluzione per uscire dall’impasse. Ipotesi che non piace ai 5Stelle, a cui peraltro – spiegano fonti di vertice – non è arrivata nessuna proposta leghista.
Di certo da oggi i due alleati dovranno trovare una linea comune sulla mozione dem.
Dalla Lega, però, nessuno spiega quale sarà.