di ANDREA GIAMBARTOLOMEI per Il FQ, 28-7-19
Questo è un segnale del fatto che il movimento No Tav è ancora in piedi e vive uno dei suoi momenti migliori”: seduta vicino a un cancello montato a protezione del cantiere di Chiomonte, Nicoletta Dosio, insegnante in pensione e militante di lunga data, assicura che questa storia non è finita. Migliaia di persone ieri hanno marciato da Venaus, partendo dal Festival dell’Alta velocità, fino alle reti del cantiere del tunnel geognostico della Torino-Lione.
Ma stavolta, a differenza di tante altre occasioni simili, tra quelle migliaia di manifestanti c’era soltanto una rappresentante del Movimento 5 Stelle, Viviana Ferrero, una delle consigliere comunali di Torino più in dissenso con la linea ufficiale, l’unica che ha “sfidato” l’invito rivolto dal prefetto Claudio Palomba ai pentastellati di evitare il corteo: dopo il Sì del governo Conte alla grande opera, farsi vedere in valle avrebbe potuto essere interpretata come una provocazione.
“Una parte di questo governo è lì grazie al sostegno della Valle – ricorda Dosio -, ma in un anno non hanno fatto nulla contro la Tav”. E la commissione per l’analisi costi-benefici presieduta da Marco Ponti?
“Abbiamo visto cosa ne hanno fatto. Non hanno deciso, hanno lasciato la scelta al Parlamento per lavarsene le mani, come Ponzio Pilato, così potranno dire di aver votato contro mentre gli altri votano sì”, dice riferendosi ai Cinque Stelle.
Alberto Perino, il portavoce della protesta della Valle di Susa, se la prende con alcuni eletti pentastellati: “Quello che infastidisce è che signori come la Castelli (Laura, viceministra all’Economia), come Di Maio, come Carabetta (Luca, deputato), come altri fanno comunicati incredibili dove si dichiarano ultra No Tav”.
DALL’ESTATE SCORSA, quando si è fermato il contratto di governo in cui si parla di “ridiscutere” il progetto e non dello stop ai lavori, il movimento valsusino aveva capito a cosa andava incontro e da allora va ripetendo che “non ci sono governi amici”.
Quello che è successo su Tap e Ilva era un antipasto: “Sapevamo benissimo che alla fine avrebbero calato le brache sulla Tav, come le hanno calate su tutto il resto – prosegue Perino -. Abbiamo consigliato di fare questo o quest’altro, ma non ci hanno mai ascoltati”.
E di consultare Beppe Grillo, per molto tempo al fianco della protesta contro la Torino-Lione, Perino non ne ha voglia: “Sono deluso. C’era grossa stima. E adesso non lo stimo più”.
Sempre Perino aveva auspicato una manifestazione pacifica: “Chi oggi tira anche solo una castagna, un petardo, una pietra o altro, lo fa soltanto per fare un regalo a Salvini e fare incazzare noi”, aveva detto. “Qualche ‘castagna’ è volata per poter raggiungere l’obiettivo – commenta al termine Lele Rizzo, militante del centro sociale Askatasuna -. L’obiettivo era raggiungere il cantiere. Moltissime persone hanno partecipato e sono arrivate vicino alle reti. Abbiamo dimostrato che siamo gli stessi di sempre e non ci arrenderemo”.“Era da anni che non ci avvicinavamo”, aggiunge Giorgio Rossetto, altro leader di “Aska”.
Col volto coperto e armati di flessibile alcuni manifestanti, arrivati al primo cancello in metallo che sbarra il passaggio al cantiere, hanno aperto un varco e proseguito fino alle reti vicino ai lavori dove, dopo aver appeso uno striscione, hanno fatto esplodere delle bombe carta. Le forze dell’ordine sono intervenute soltanto con alcuni lacrimogeni.
Per la questura la manifestazione ha avuto un “bilancio assolutamente positivo ”: “Pur operando in un terreno difficile e reso insidioso dalla pioggia, sia gli organizzatori della manifestazione sia gli operatori di polizia hanno affrontato con grande responsabilità la gestione dell’evento – si legge in una nota -. La manifestazione non ha visto alcun momento di scontro diretto ‘corpo a corpo’”.
PER I DISORDINI,attribuiti ad alcuni “noti esponenti dei centri sociali”, sono state denunciate 48 persone. “Ringrazio le forze dell’ordine che hanno evitato feriti (ad eccezione di un poliziotto)”, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, prima di concludere: “La Tav si farà, indietro non si torna”.