di Marco Palombi per Il FQ, 19-8-19
Tra poco, per benedire il governo M5S-Pd, bisognerà prendere il numeretto.
L’area democratica e un bel pezzo di establishment si sbracciano sui media per invocare il fronte costituzionale contro il “puzzone” (che, a questo giro, è Matteo Salvini): il centro della Santa Alleanza dovrebbe essere, naturalmente, l’Europa senza se e senza ma.
Ieri, sul Messaggero, lo ha spiegato con rara chiarezza Romano Prodi:“L’accordo deve fondarsi sul reinserimento dell’Italia come membro attivo dell’Ue”, anzi “forse bisognerebbe battezzare questa necessaria coalizione filoeuropea ‘Orsola’, cioè la versione italiana del nome della neopresidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen”.
Finito?
Macché: “Deve essere un accordo duraturo: non per un tempo limitato, ma nella prospettiva dell’intera legislatura”,“sottoscritto in modo preciso da tutti i componenti della coalizione. È un compito difficilissimo ma non impossibile. È stato messo in atto in Germania”.
Perché funzioni, però, il Pd deve decidere e poi tutti devono adeguarsi, senza che “le decisioni prese vengano continuamente messe in discussione, anche con ipotesi di scissione” (capito, Renzi?).
IPOTESI che ha convinto anche l’ex presidente della Camera Luciano Violante, che ieri ha voluto far sentire la sua voce dopo quella del Professore: “Un governo ha senso se è di legislatura altrimenti no”, ha detto dal meeting di Comunione e Liberazione, partito ieri a Rimini.
D’altra parte quella del l’alleanza Orsola o Ursula è pure una delle soluzioni che Sabino Cassese, principe degli amministrativisti e snodo di mille rapporti di potere, individua sul Corriere della Serafra “gli accordi possibili”per evitare le urne: “Alleanze multiple sono già state sperimentate.
M5S e Pd, insieme con Forza Italia, hanno recentemente votato a favore della presidente della Commissione europea”.
E più che Orsola servirebbe Sant’Orsola – non a caso protettrice degli orfani, anche politici, nonché di ragazze e studentesse, per cambiare di segno alla legislatura: dal governo populista – aka del cambiamento, a quello della rispettabilità o restaurazione.
A livello psicologico, comunque, il passaggio è già avvenuto e l’ex capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, oggi deputato semplice, batta pure lui sul tasto europeo e anzi fa un passo in più: l’elogio di Giuseppe Conte.
Sì al governo giallo-rosé, ha detto sempre al Messaggero, per evitare il “disastro” dell’aumento dell’Iva e fare altre cose tipo “riduzione del costo del lavoro”, “lotta all’evasio – ne” e “taglio della pressione fiscale”.
Ma soprattutto: “Sarà fondamentale cooperare con la nuova Commissione Ue. E riconosco il lavoro che ha fatto il premier Conte che ha calmierato gli euroscettici e portato i 5Stelle a votare per la neopresidente Ursula von der Leyen”.
SE SERVISSE un’ulteriore prova della voglia di “grillismo” dei democratici, basti dire che per l’intesa ieri è sceso in campo nientemeno che il partito bolognese: il sindaco Virginio Merola, i dirigenti e deputati della città.
Evitare il pericolo Salvini, dice il primo cittadino, ma “non per fare un governicchio. Non ci può interessare un governo solo per la legge di Bilancio e per andare a elezioni”, serve “un contratto che definisca chiaramente tempi e contenuti” a partire da “ambiente, lavoro e scuola”.
Per dare una parvenza politica a una situazione “che sconcerta molto”, poi sarebbe bene fare “una consultazione dei nostri iscritti come quella che fecero Cdu ed Spd prima di siglare il loro contratto di governo”. E siamo di nuovo al modello tedesco: d’altra parte è quasi scontato per l’alleanza europeista detta “Orsola”.